Per stare bene in salute è necessario limitare l’assunzione di zuccheri, è questa la raccomandazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), dopo aver passato al vaglio oltre 30mila pubblicazioni scientifiche sull’argomento.
L’Autorità europea non ha fissato un livello massimo di zuccheri da assumere senza correre il rischio di effetti negativi sul nostro benessere, essendoci molti fattori individuali legati al genere e all’età che possono incidere su tale limite.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dal canto suo, ha invece indicativamente fissato nel 10% dell’introito calorico quotidiano la quota massima di zuccheri consumati, che possono continuare a far parte della nostra dieta, perché sono una preziosa fonte di energia immediatamente disponibile.
Ma quanti tipi di zucchero esistono?
Gli zuccheri nella nostra alimentazione possono essere di due macro-categorie: aggiunti o naturali. Si parla di zuccheri aggiunti in presenza di zuccheri e sciroppi raffinati che vengono inseriti negli alimenti confezionati, per renderli più attraenti sul piano del gusto e della consistenza, o per conservarli meglio. E qui occorre fare attenzione perché esistono zuccheri aggiunti in alimenti confezionati “salati” e quindi inimmaginabili, come alcuni sughi pronti o risotti in busta o ancora verdure in scatola.
Sono zuccheri naturali quelli che invece appartengono alla stessa composizione nutrizionale degli alimenti e possono essere presenti nella frutta, nella verdura, nei latticini e in altri prodotti.
Nella sua valutazione, l’Efsa ha precisato che un eccessivo consumo di zucchero è correlato al rischio di sviluppare carie dentali e all’insorgenza di malattie metaboliche croniche come obesità e diabete di tipo 2.
Per orientarci nelle nostre scelte e contenere il consumo di zuccheri, soprattutto quelli “nascosti” e insospettabili, possiamo ricavare dalle etichette tutte le informazioni che ci servono, controllando sempre gli ingredienti che finiscono in “osio”, come glucosio, saccarosio, destrosio, fruttosio, maltosio, lattosio … perché sono proprio quelli che indicano gli zuccheri.
Inoltre, visto che gli ingredienti compaiono in ordine decrescente di quantità, se troviamo gli zuccheri tra i primi elencati, allora sapremo che nel prodotto che abbiamo davanti sono presenti in discreta quantità.
“La ricerca futura dovrebbe concentrarsi sia sugli effetti sulla salute degli zuccheri nella dieta sia sull’impatto degli interventi clinici e comunitari volti a ridurre l’assunzione di zucchero – ha concluso il professor Dominique Turck, che ha presieduto il gruppo di esperti europei -. Infine, abbiamo bisogno di metodi convalidati per valutare le assunzioni e la standardizzazione delle linee guida per gli zuccheri alimentari”.