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Piccola storia di un legume sottovalutato. Il lupino: nutriente, versatile, sostenibile e, soprattutto, buono

11/05/2023
copywriter-ohi-vita
Sostenibilità

Come i piselli, le lenticchie, le fave e i fagioli, anche i lupini sono legumi che fanno parte della famiglia delle Fabaceae. Eppure, pur essendo anche loro molto buoni, nutrienti e con tante proprietà nutritive, sono meno conosciuti e valorizzati rispetto ai loro parenti.

 

La pianta del lupino include numerose specie che vengono coltivate anche in Italia sin dai tempi degli antichi romani. Tra i lupini commestibili, i più diffusi in Europa sono il Lupinus Albus o bianco, il Lupinus Luteus o giallo e il Lupinus Angustifolius o blu. Da noi si punta tutto sul lupino bianco, coltivato soprattutto in Lazio, Campania, Puglia e Calabria, regioni dove è anche per tradizione associato a un discreto consumo. Aprendo i confini, le maggiori coltivazioni si trovano in Australia e in Cile mentre, in Europa, sono soprattutto la Polonia e la Germania a produrne e a consumarne in alta quantità.

 

Indicati nelle diete ipocaloriche, i lupini sono senza glutine e molto apprezzati anche da chi segue un’alimentazione prevalentemente o prettamente a base vegetale perché rappresentano un’ottima fonte di proteine vegetali, di vitamine e di sali minerali.

 

Ricchi anche di fibre, i lupini vengono tradizionalmente consumati da soli come snack e vengono spesso venduti nei chioschi alle sagre. Oppure possono essere cucinati e abbinati anche alle verdure, essiccati e ridotti in farina come base per paste fresche o preparazioni da forno.

 

Inoltre, sono sostenibili e molto versatili: sono, infatti, in arrivo dal lupino nuovi biomateriali per la biomedicina e il food. Grazie ad una ricerca realizzata all’Università di Roma Tor Vergata, la bioplastica derivata dalla buccia del legume può infatti diventare cerotto per supportare la rigenerazione dei tessuti con cellule staminali da applicare sulle ferite, o per ottenere nuovi biosensori oppure per produrre nuovi cibi.

 

Creare nuovi materiali bioplastici dagli scarti vegetali della lavorazione del lupino è una sfida interessante. “Nell’ultimo decennio – spiega Sonia Melino docente di Biochimica del dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche di Tor Vergata – vi è stato un crescente utilizzo del lupino a livello mondiale per le sue proprietà nutrizionali, come alimento a elevato contenuto proteico e di fibre. La presenza di numerose sostanze fitochimiche (lupeolo, polifenoli) rende il lupino un ottimo candidato per la produzione di alimenti funzionali, che hanno cioè un effetto benefico su una o più funzioni biologiche dell’organismo”.

 

Tant’è che attualmente è cresciuto l’investimento industriale sulla produzione di alimenti a base di farina di lupino: “I materiali da noi ottenuti e studiati non solo potrebbero essere usati per supportare la crescita cellulare ed eventualmente promuovere la rimarginazione delle ferite, ma il loro campo applicativo potrebbe essere anche quello alimentare sia per food packaging”. Senza dimenticare che fa bene anche all’ambiente: come tutte le leguminose, arricchisce il terreno di azoto e di sostanza organica.