La sostenibilità delle cozze: curare il mare per salvare la terra
E se vi dicessero che farvi una bella impepata di cozze potrebbe aiutare a contrastare il surriscaldamento globale? I molluschi d’allevamento sono un’alternativa alimentare più sostenibile rispetto a carne e pesce. Cozze e vongole non richiedono, infatti, mangimi e antibiotici per la loro coltivazione e le emissioni di gas a effetto serra per la loro produzione sono decisamente più ridotte.
Per esempio, quanta CO2 produce la carne tra allevamento, lavorazione e distribuzione per ogni chilogrammo di prodotto che mangiamo? Secondo l’European Data Journalism network circa 60 chili. Per la stessa quantità di cozze e vongole, il peso in CO2 è solo di 0,6 chili.
Merito del carbon sink, ovvero della capacità che hanno i mitili di assorbire l’anidride carbonica contribuendo, appunto, a diminuire la quantità di CO2 nell’atmosfera e di conseguenza anche il riscaldamento del pianeta causato dal cosiddetto effetto serra.
Insomma, proprio come le foreste catturano l’anidride carbonica nell’aria, così le conchiglie di cozze e vongole, che sono fatte di carbonato di calcio, sottraggono all’atmosfera l’anidride carbonica. Su questo tema è stato avviato un progetto specifico che si chiama “Molluschicoltura 4.0”, portato avanti dall’Associazione Mediterranea Acquacoltori (AMA). Si tratta di un’iniziativa che ha come scopo quello di sostenere lo sviluppo del comparto della molluschicoltura, non solo per quanto riguarda il settore alimentare ma anche per la sua funzione di ecosostenibilità. In fondo, l’indirizzo impresso dall’Unione Europea in tema di lotta ai cambiamenti climatici è da tempo concentrato anche sulla produzione di alimenti con un minore impatto ambientale, sia in termini di riduzione delle emissioni di CO2 che in termini di minor spreco energetico a livello produttivo e distributivo.
In questo senso, lo stesso Green Deal, il piano strategico Ue per l’adozione di varie misure di diversa natura da attuare tramite leggi, decreti e investimenti per contrastare l’attuale surriscaldamento globale e il cambiamento climatico, assegna proprio all’acquacoltura un ruolo chiave. Parliamo, infatti, di un settore economico con elevato potenziale di innovazione nel campo della sostenibilità, in grado di rispondere alle sfide del cambiamento climatico. Gli allevamenti italiani di molluschi rappresentano il comparto produttivo con la minor impronta ambientale. Soprattutto per quanto riguarda il basso consumo di energia, il mantenimento di habitat e biodiversità e, appunto, per le sue potenzialità in termini di sequestro di CO2 dall’atmosfera.
Oggi in Italia la produzione annuale di molluschi bivalvi sfiora le 100mila tonnellate. Secondo studi presi in esame dall’Associazione Mediterranea Acquacoltori, almeno il 20% di questo peso è dovuto alle conchiglie dei mitili e, quindi, è composto principalmente da carbonato di calcio. Il che fa ritenere che la capacità di sequestro della CO2 sia proprio di oltre 20mila tonnellate all’anno. Una bel peso e un bel risparmio per il nostro ambiente.