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La lingua che cambia: “videoricette” tra le nuove parole dello Zingarelli 2023

14/12/2022
copywriter-ohi-vita
News

Il cibo è popolare. Parlare di ricette, ingredienti, provenienza, etichette, tradizioni gastronomiche è pratica comune, soprattutto in Italia dove il food è parte integrante della nostra stessa cultura. Con la diffusione dei social non poteva mancare, anche a livello globale, una crescita esponenziale degli argomenti connessi al cibo: sui social network sono, per esempio, 56 miliardi le visualizzazioni registrate dai contenuti pubblicati su TikTok con lhashtag #cooking. Oltre a 51 milioni di contenuti presenti su Instagram con lo stesso tag.

 

La stessa parola “videoricette” è ormai diventata talmente comune da essere stata inserita nell’edizione 2023 del vocabolario Zingarelli tra i circa mille nuovi lemmi.

 

Si tratta, infatti, di una parola diventata di uso quotidiano per i tanti siti, blog, social che ne pubblicano ogni giorno migliaia in tutto il mondo. E che hanno contribuito a creare dei veri e propri fenomeni sulle varie piattaforme online, persone con centinaia di migliaia di follower e milioni di contatti. Al punto che, spesso, dietro alle videoricette più seguite, quelle che ottengono fiumi di like sui social network, ci sono ore di lavoro e squadre di professionisti.

 

Nell’edizione 2023 del vocabolario Zingarelli, oltre a videoricette, saranno presenti 1000 nuove parole che entrano ufficialmente a far parte della lingua italiana. Espressioni d’uso comune come boomer e millennial ma anche termini legati a tematiche ambientali come transizione ecologica. E gli anglicismi? Ad oggi rappresentano soltanto il 3% delle voci del vocabolario Zingarelli, in calo rispetto a quanto accadeva nel dizionario del 2017 in cui occupavano quasi il 5% del totale.

 

Dalla prima edizione dello Zingarelli, pubblicata in fascicoli nel 1917, sono state più di 30mila le parole che hanno trovato ingresso nella lingua italiana raccontando come evolve la società attraverso il nostro linguaggio. La lingua è viva e il dizionario si arricchisce di continuo di nuove espressioni. Un merito per l’italiano che è la quarta più studiata al mondo, in grado di rinnovarsi a una velocità così sorprendente da avere costretto i dizionari come lo Zingarelli ad aggiornarsi praticamente ogni anno, aggiungendo di volta in volta tutte le nuove parole entrate a far parte della lingua comune degli italiani.

 

Altre parole raccontano di un movimento verso abitudini e stili di vita più essenziali, come decluttering, l’eliminazione del superfluo, anche in senso figurato (decluttering mentale) o decumulo che indica privazione e denota una strategia di riduzione progressiva di beni in precedenza accumulati. Alcuni neologismi raccontano di una realtà sempre più dematerializzata, come metaverso, cioè uno spazio virtuale che l’utente può abitare col proprio avatar, dove forse in futuro potrà svolgersi il cosiddetto apprendimento ibrido, cioè effettuato in parte in presenza, in parte da remoto.

 

Se gli anni scorsi le nuove parole raccontavano, da un lato, una società necessariamente segnata dalla pandemia, con un massiccio ingresso di termini tecnici e specialistici nel discorso comune – da “termoscanner” a “ossimetro”, da “zooantroponosi” a “salto di specie” – ma che fotografavano anche una forte polarizzazione di posizioni e opinioni, come per esempio i neologismi con prefisso anti- (antispecista) o con prefisso no- (da no-vax a no-mask), lo Zingarelli 2023 sembra in qualche modo riflettere un movimento, un cambiamento verso posizioni meno nette. Come indicato dal crescente uso di ni- con valore di prefisso (sul modello di no) con il significato di atteggiamento incerto rispetto a scelte che dividono i favorevoli e i contrari.

 

Altre nuove parole entrate in questa edizione raccontano di una realtà in evoluzione verso un mondo più sostenibile, con tra i neologismi biohotel ed ecostazione. Altri parlano del cambiamento di modelli e atteggiamenti, come l’aggettivo “bioispirato”, che indica ciò che è realizzato sul modello di forme o sistemi viventi (un profilo aerodinamico bioispirato al volo degli uccelli) o greenwashing che denota invece un ambientalismo solo di facciata, specialmente da parte di un’azienda che vuole presentarsi come ecologicamente responsabile, anche se solo in apparenza.