Il nuovo Centro di ricerca italiano sulla biodiversità per tutelare l’incredibile varietà biologica e alimentare del nostro Paese
L’Italia è un laboratorio a cielo aperto di biodiversità, anche alimentari. L’irregolarità del nostro territorio, con le montagne, le valli, le isole e il Mediterraneo che rappresenta già di suo un moltiplicatore di varietà biologiche, racconta di un Paese che il tempo ha trasformato fino rendere il nostro paesaggio unico e inimitabile. Parliamo, quindi di diversità non solo biologiche ma anche culturali: basti pensare al numero dei dialetti, di minoranze linguistiche, di tradizioni gastronomiche che abbiamo.
A partire da frutta, verdura, carni, formaggi e da ogni produzione alimentare del nostro Pese che è in grado di esprimere e di raccontare una varietà di specie, colori e sapori che costituisce una ricchezza da tutelare. Secondo l’ultimo Rapporto di Ismea e Qualivita sulla sola Dop Economy italiana, ovvero l’insieme del food & beverage Made in Italy tutelato dall’Unione Europea con le denominazioni d’origine (Dop, Igp e Stg), esprime una varietà di 841 prodotti, con 286 consorzi e circa 200mila operatori di filiera. Generando, nel complesso, un valore alla produzione di 16,6 miliardi di euro, pari al 19% dell’intero fatturato dell’agroalimentare italiano. L’export ha raggiunto quota 9,5 miliardi di euro, che equivale al 20% delle esportazioni food & beverage italiane. Qualcosa di simile rileva anche l’Osservatorio Immagino, secondo il quale il Made in Italy e le sole indicazioni geografiche europee (come Igp, Dop, Docg e Doc) negli ultimi 12 mesi hanno segnato ancora un +2% e valgono il 26,9% delle vendite del paniere alimentare.
Un panorama ricco e complesso quello della nostra biodiversità che, anche aldilà del settore alimentare, secondo Ispra ci tocca da vicino: “L’Italia oltre a essere tra i Paesi europei con maggior ricchezza floristica e faunistica, è caratterizzata da elevatissimi tassi di endemismo, ovvero dalla presenza di specie che vivono solo all’interno dei confini italiani. Gli elevati numeri di specie esclusive del nostro Paese comportano una grande responsabilità in termini di conservazione”.
Ed è per studiare e tutelare questa incredibile varietà del nostro territorio che è stato costituito il nuovo Centro di ricerca italiano sulla biodiversità. Un progetto imponente, finanziato con i fondi del PNRR, a cui partecipano 50 soggetti tra università, enti pubblici di ricerca, enti privati e imprese.
Più di 320 milioni di euro di finanziamento, di cui il 44% al Sud, per i primi tre anni di attività e con la prevista partecipazione di 1300 ricercatori e ricercatrici delle università e degli enti di ricerca coinvolti: questi i numeri del Centro che vede, come capofila, il CNR. Elemento chiave saranno le tecnologie abilitanti come le biotecnologie, l’intelligenza artificiale, le tecnologie per le scienze della vita. La finalità del Centro è quella di aggregare la ricerca italiana di eccellenza e le tecnologie più innovative a supporto di interventi operativi per monitorare, preservare e ripristinare la biodiversità negli ecosistemi marini, terrestri e urbani. Una biodiversità che sostiene alla base anche la grande varietà delle nostre produzioni alimentari.
Maria Chiara Carrozza, presidente del CNR, ha spiegato che l’organizzazione del Centro prevede un punto centrale in Sicilia, nell’università di Palermo e otto snodi distribuiti sul territorio nazionale, per monitorare la situazione del Mediterraneo e “individuare soluzioni tecnologiche e strategie efficaci per raggiungere gli obiettivi del Green Deal relativi alle emissioni di CO2 e per potenziare l’economia circolare. Il Centro potrà rappresentare, negli anni a venire, un punto di riferimento per la comunità globale, chiamata a reagire e agire di fronte alle imponenti sfide imposte dal cambiamento climatico. Quello a cui puntiamo è un obiettivo ambizioso e altamente significativo per il comparto della ricerca, con ricadute positive sul ruolo del nostro Paese all’interno della scena internazionale e sulle azioni di rilancio dell’economia nazionale”.