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Dieta Mediterranea, patrimonio culturale dell’umanità e diplomazia tra i popoli

22/08/2022
copywriter-ohi-vita
Benessere

L’alimentazione può rappresentare un fattore decisivo per l’incontro e il dialogo tra le culture del mondo. La diplomazia alimentare italiana e i suoi valori di sostenibilità sono alla base della Dieta Mediterranea, iscritta dall’UNESCO nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Alimentazione, sicurezza alimentare e filiere agroalimentari sostenibili consentono, infatti, di evidenziare esempi e buone pratiche sviluppate in città e territori del nostro Paese, anche grazie alla visione delle imprenditrici e degli imprenditori più innovativi della filiera italiana, un comparto che rappresenta oltre il 20% del PIL nazionale.

 

Ha spiegato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani Cristiano Fini: “Oggi è ancora più urgente lavorare insieme per rafforzare il ruolo della Dieta Mediterranea, patrimonio Unesco e leva strategica per la sicurezza alimentare globale. Serve sempre più diplomazia alimentare, promuovendo la distintività e l’eccellenza delle produzioni Made in Italy insieme al valore delle imprese del settore”. I 52 miliardi di export agroalimentare raggiunti nel 2021, secondo Fini vanno capitalizzati: “ma ora servono misure e politiche che devono mettere al riparo proprio le filiere espressione della Dieta Mediterranea e renderle più protagoniste su nuovi mercati”.

 

È dal 2010 che la Dieta Mediterranea è stata inserita nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale, riconoscendo con questa definizione le pratiche tradizionali, le conoscenze e le abilità che sono passate di generazione in generazione in molti paesi mediterranei fornendo alle comunità un senso di appartenenza e di continuità.

 

Il riconoscimento del 2010 ha accolto la candidatura transnazionale di Italia, Spagna, Grecia e Marocco, che nel 2013 è stata estesa anche a Cipro, Croazia e Portogallo. Ma la Dieta Mediterranea è molto più di un semplice elenco di alimenti o una tabella nutrizionale. “È uno stile di vita che comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la coltivazione, la raccolta, la pesca, lallevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivisione e il consumo di cibo. Mangiare insieme è la base dell’identità culturale e della continuità delle comunità nel bacino Mediterraneo, “dove i valori dell’ospitalità, del vicinato, del dialogo interculturale e della creatività, si coniugano con il rispetto del territorio e della biodiversità”. In questo senso il patrimonio culturale della dieta mediterranea “svolge un ruolo vitale nei riti, nei festival, nelle celebrazioni, negli eventi culturali, riunendo persone di tutte le età e classi sociali. Si tratta di una vita comunitaria che valorizza anche l’artigianato e le vocazioni locali, come la produzione di contenitori per la conservazione e il consumo di cibo, le manifatture artistiche di piatti e bicchieri di ceramica e vetro, l’arte del ricamo e della tessitura”.

 

La Dieta Mediterranea ha contribuito alla costruzione di un’identità che è ormai andata ben oltre i confini territoriali o alimentari. “È diventata un modello per affrontare concretamente i prossimi anni, rispondendo alle sfide che gli obiettivi di sviluppo sostenibile dellAgenda ONU 2030 e la nuova strategia Farm to Fork Europea per la riduzione degli impatti ambientali dell’agroalimentare ci pongono di fronte”. I grandi cambiamenti sociali e climatici in atto rappresentano “una grande sfida per il Mediterraneo e linterdipendenza tra il cibo e la crisi climatica deve passare attraverso una partecipazione inclusiva ed estesa, in cui abitudini alimentari sostenibili siano accessibili e comprese da tutti”. In questo senso la Dieta Mediterranea è una filosofia di vita che nasce dal passato e “può traghettarci verso un futuro sano, sostenibile e inclusivo”. E che può svolgere davvero un ruolo diplomatico nella comprensione reciproca tra i popoli.