Ridurre gli sprechi nei campi come nelle serre è diventato un impegno decisivo, sia per il rispetto dell’ambiente sia, anche, per contenere le incertezze e i costi delle materie prime che continuano ad aumentare. La tecnologia, in questo, è d’aiuto e sono soprattutto le nuove generazioni di agricoltori che si trovano a proprio agio adottando soluzioni e mettendo in campo idee come quella di Sofia Michieli, imprenditrice agricola di Crespino (Rovigo), 24 anni, una laurea magistrale in Scienze e tecnologie agrarie all’Università degli studi di Padova con il massimo dei voti.
Sofia, ha ricevuto una menzione speciale dall’Osservatorio Giovani agricoltori di Nomisma al termine di un sondaggio su “Giovani e innovazione”.
Nella sua azienda di Crespino, Michieli produce fragole in una serra hi-tech di 6mila metri quadri fuori suolo, completamente automatizzata, basata su canaline di irrigazione che consentono di raddoppiare la produzione risparmiando acqua e terra.
Un’innovazione che, oltre alla menzione l’ha portata a vincere anche il premio Smau Giovani 2019. Le fragole di Sofia sono prodotte nella provincia di Rovigo in una serra tecnologica ed innovativa che adotta pratiche di coltivazione sostenibili. Come spiega il sito: “Le fragole di Sofia sono coltivate in regime di lotta integrata, prediligendo mezzi di lotta biologici tra i quali il lancio degli insetti utili per il controllo delle popolazioni di insetti dannosi. La nutrizione è gestita con un sistema tecnologico che controlla gli apporti in base al reale fabbisogno e riduce gli sprechi. Le fragole sono raccolte due volte all’anno: in primavera (da fine Aprile a fine Giugno) e in autunno (da fine Settembre a fine Novembre)”.
Il lavoro, inoltre, cambia diventando anche più agevole. Spiega Sofia Michieli in una recente intervista a Il Resto del Carlino: “«Abbiamo cercato di dare una svolta con una produzione innovativa. In Olanda la coltivazione delle fragole viene fatta con un sistema, quello dei piani mobili, che consente di coltivare un gran numero di piante su una dimensione più ridotta di terreno. I piani salgono e scendono e così puoi portare le piante all’altezza che ti fa più comodo. Il nostro personale lavora senza bisogno di piegarsi. Le piante sono sospese in aria, una scia rossa che si perde all’orizzonte”.
Nell’orizzonte di quei 6000 metri quadrati di serra dove Sofia ha deciso anche di assumere sei ragazzi della provincia di Rovigo, rimasti senza lavoro per l’emergenza Coronavirus. Tutti giovani, poco o per nulla esperti del mestiere e impegnati in una sorta di apprendistato, anche per re imparare quei gesti antichi del mondo contadino che ci appartengono e che, sembra, stiano in qualche modo tornando di attualità assieme al lavoro dell’agricoltore. Meglio se sostenibile.