Agricoltura biologica Made in Italy: transizione ecologica, risparmio energetico e benessere
I prodotti biologici Made in Italy nel primo semestre del 2022 hanno raggiunto sui mercati internazionali un giro d’affari di 3,4 miliardi di euro con una crescita del 16% rispetto all’anno precedente. Un nuovo segnale positivo che porta le esportazioni bio a un notevole +181% rispetto al 2012 e al 6% del totale dell’export agroalimentare italiano. Queste le cifre che emergono dall’analisi Ita.Bio, la piattaforma di dati per l’internazionalizzazione del biologico curata da Nomisma e promossa da Ice Agenzia e da FederBio.
Inoltre, con la crisi energetica è boom per l’agricoltura biologica che consente di tagliare di un terzo i consumi energetici attraverso l’utilizzo di tecniche meno intensive, attraverso le filiere corte e attraverso la rinuncia ai concimi chimici di sintesi prodotti con l’uso di gas.
Al punto che i terreni coltivati a bio in Italia coprono quasi 2,2 milioni di ettari, il massimo di sempre. Questi numeri vengono, invece, dall’analisi Coldiretti che spiega così il possibile risparmio energetico derivante dal bio: “Si va dall’uso di sostanze naturali e 100% Made in Italy per concimare i terreni e sostituire i fertilizzanti dall’estero, rincarati anche del 170%, con un effetto valanga sulla spesa delle famiglie. Fino al riutilizzo degli scarti di produzione (foglie, gusci, paglia, ecc.) per garantire energia pulita, e al potenziamento delle filiere corte con la vendita diretta che abbatte i trasporti”. In questo modo si riesce a ridurre i consumi di energia in media del 30% rispetto all’agricoltura tradizionale. Ma in alcuni caso, come ad esempio per le mele, si arriva addirittura al -45%.
Mai così tanti ettari sono stati coltivati a biologico in Italia con la superficie che nel giro degli ultimi dieci anni è praticamente raddoppiata (+99%), secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea. I terreni bio rappresentano così il 17,4% delle campagne del Paese, quasi il doppio della media europea (circa 9%) e molto vicino agli obiettivi previsti dalla strategia Ue per il cibo Farm to Fork che punta a portare le superfici bio europee al 25% entro il 2030. Ed è boom anche di imprese agroalimentare biologiche che salgono a oltre 86mila, il 79% in più in un decennio, dando all’Italia il primato europeo per numero di aziende.
Un mercato, quello del bio Made in Italy, che vale quasi 5 miliardi. “L’impennata dei costi delle materie prime e dell’energia e l’inflazione, schizzata a +8,4%, rafforzano l’urgenza di accelerare e vincere la sfida per la transizione verde con la produzione agricola biologica quale strada maestra da percorrere per la vera sostenibilità. Serve, per questo, un programma che tuteli il bio dalla crisi economica, nei campi e sullo scaffale”.
“Un processo che deve essere supportato attraverso i fondi del Psn, Piano strategico nazionale”, spiega anche il presidente di FederBio Maria Grazia Mammuccini. “È fondamentale che le Regioni confermino gli stessi stanziamenti del periodo 2014-2022, oltre all’incremento necessario per il rispetto dell’accordo raggiunto in Conferenza Stato Regioni relativo ai 90 milioni di euro all’anno destinati al settore del bio. Un settore che, come dimostra la diffusione sempre più capillare dei distretti biologici, ha un ruolo strategico nello sviluppo dell’agricoltura italiana e della transizione ecologica”.