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Food Trends. Perché non mangiare, vivere e pensare in modo “plant-based”?

18/03/2022
copywriter-ohi-vita
Sostenibilità

Mangiare meno carne. Puntare di più su una una dieta vegetale. Prediligere l’andamento delle stagioni e la sostenibilità delle produzioni nella scelta degli alimenti. Sono buoni propositi, piccoli principi che spesso ci proponiamo e riproponiamo per la nostra alimentazione quotidiana ma non siamo mai riusciti a farne dei veri e propri orientamenti di vita? Oltreoceano, molte celebrità, ma non solo, stanno puntando sull’approccio plant based all’alimentazione e anche da noi è una tendenza in crescita che sta allargando rapidamente la base dei propri sostenitori. Ma cosa significa “basato sulle piante?”.

 

Si tratta di un sistema alimentare e, assieme, di un approccio alla vita che predilige il consumo di prodotti vegetali, non processati industrialmente, che non arrivano dallo sfruttamento delle risorse e, possibilmente, a km zero.

 

Pensare “plant based” comincia, prima di tutto, dal prediligere il consumo di alimenti vegetali e naturali, mettendo sotto lo stesso tetto tanto la salute quanto la componente etica delle proprie scelte. Ed ecco, allora, qualcosa di meno estremo di un vegano ma, comunque, dalla forte vocazione salutista e green. Un grande ambiente di pensiero in cui all’interno si ritrovano tante persone che cominciano a orientare le proprie abitudini alimentari limitando la carne, magari una o due volte la settimana, meglio se sostenibile e a ridurre anche il consumo dei prodotti di derivazione animale come uova e latticini valutandone al contempo la filiera tracciata e la provenienza. Quello che conta, soprattutto, è che gli alimenti siano freschi, non lavorati e ricchi di nutrienti essenziali nel rispetto della sostenibilità.

 

Alla fine, potremmo anche considerarlo un virtuoso compromesso, una risposta consapevole anche in relazione alla crisi ambientale. È sicuramente una filosofia alimentare attenta alla biodiversità e alla valorizzazione delle tradizioni e delle produzioni locali. E, quindi, spazio ai cereali, meglio se integrali, al legumi, ai semi, alle verdure fresche di zona e di stagione, qualche volta a carne, uova e latticini purché rispettosi del benessere degli animali. E ai dolci, sicuramente, ma preparati con materie prime controllate: pochi

ingredienti semplici, non raffinati, meglio se di origine vegetale sostituendo ad esempio al latte i prodotti a base di soia o riso e alle uova addensanti naturali come i semi di lino. E grande attenzione alla tracciabilità dei circuiti di distribuzione.

 

“Plat-based” è un concetto che, al suo interno, ha senza dubbio varie sfumature e gradazioni d’impegno che fanno affidamento sulle scelte delle persone: si va dal quasi vegano (non è ammesso nulla di derivazione animale, anche indiretta come l’abbigliamento o gli accessori in pelle o che prevedano lo sfruttamento degli animali) al più rilassato consumo consapevole e saltuario di ogni tipo di cibo, purché di eccellente qualità e con provenienza certificata. Ad esempio: uova sì,ma ogni tanto, fresche, meglio se a km zero e provenienti da allevamenti in cui le galline vivono all’aria aperta senza costrizioni. No a zuccheri raffinati e grassi idrogenati, no a coloranti, a dolcificanti sintetici e no a tutto quello che la natura non è in grado di produrre spontaneamente.

 

Aldilà della dieta in se stessa, che va studiata e applicata con consapevolezza, si tratta di un approccio che contiene molteplici aspetti di buon senso a cui possiamo in qualche modo ispirarci tutti quanti. Perché  consumare cibi freschi significa seguire la stagionalità e ottenere il meglio, in termini di salute, dagli alimenti. Un’attitudine a seguire il ritmo della natura che si rivela anche un bene per l’ambiente, il che, ormai, è diventato un impegno dal quale non possiamo più esimerci.