Secondo il rapporto della Fao sullo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura (2019), circa il 14% del cibo mondiale (del valore di 400 miliardi di dollari all’anno) continua ad andare perso dopo essere stato raccolto e prima che raggiunga i negozi; mentre un ulteriore 17% finisce per essere sprecato nella vendita al dettaglio e dai consumatori, in particolare nelle famiglie. Eppure ci sono circa 3,1 miliardi di persone nel mondo che non hanno accesso a una dieta sana. Secondo le stime della Fao, il cibo perso e sprecato potrebbe sfamare 1,26 miliardi di persone ogni anno. Non solo. Secondo l’agenzia delle Nazioni unite, la perdita e lo spreco di cibo rappresentano anche l’8-10 per cento delle emissioni globali di gas serra, contribuendo a un clima instabile e a eventi meteorologici estremi come siccità e inondazioni.
In questo senso, i dati del secondo Cross Country Report dell’Osservatorio Waste Watcher International, realizzato con il monitoraggio Ipsos, fotografano la situazione sulle abitudini di consumo e spreco delle persone. Realizzato in 9 Paesi del mondo come Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica, Brasile e Giappone, lo studio rappresenta una panoramica globale su quel circa 14% del cibo prodotto che viene perso tra il raccolto e la vendita al dettaglio. E su quel 17% della produzione alimentare globale totale che viene sprecato (11% nelle famiglie, 5% nel servizio di ristorazione e 2% nella vendita al dettaglio). Una perdita e uno spreco di cibo che rappresenta l’8-10% del totale dei gas serra globali.
A partire dalla frutta:
gli italiani gettano individualmente 30,3 grammi di frutta alla settimana, segue l’insalata con una media di 26,4 grammi pro capite, e il pane fresco con 22,8 grammi. Ci superano gli Stati Uniti, con 39,3 grammi di frutta a testa, la Germania con 35,3 e il Regno Unito che si attesta su uno spreco settimanale di 33,1 grammi a testa.
Altrove, nella nefasta hit degli alimenti più sprecati, entrano per esempio latte e yogurt (38,1 grammi settimanali negli Stati Uniti, 27,1 in Germania), o ancora gli affettati e salumi (21,6 grammi in Francia, 14,2 grammi settimanali in Giappone), ma anche riso e cereali che in Brasile si gettano per 27,2 grammi settimanali, o i cibi pronti che i giapponesi sprecano in misura media di 11,5 grammi settimanali.
Spiega il direttore scientifico Waste Watcher Andrea Segrè: “Lo spreco alimentare varia con le stagioni. Per questo abbiamo deciso di monitorare due diversi periodi dell’anno, il mese di agosto e quello di gennaio, per i rapporti annuali Waste Watcher”. Osserva anche Enzo Risso, direttore scientifico Ipsos che ha monitorato la survey per la campagna Spreco Zero: “L’idea è quella di una mappa globale dello spreco alimentare, per capire le diverse culture culinarie incidono sullo spreco. L’Italia con Germania, Spagna e Gran Bretagna guida la classifica dello spreco di frutta. Il Brasile svetta nello spreco di cereali e riso cotti e di tuberi in generale. In Giappone lo stile culinario porta a gettare maggiormente verdure, tuberi e cipolle. Pane fresco e frutta, infine, sono i prodotti che finiscono maggiormente nella spazzatura negli Usa”.