Dieta mediterranea: sostenibile per le salute delle persone e dell’ambiente
Si calcola che nel 2050 la popolazione mondiale ammonterà a quasi 10 miliardi di persone. Un dato non troppo sorprendente, visto che recenti stime dell’Onu calcolano che proprio il prossimo 15 novembre gli esseri umani sulla Terra diventeranno 8 miliardi. Cifre molto elevate, che impongono riflessioni anche in rapporto alle risorse disponibili e al consumo di cibo da parte di ciascun individuo. Il recente 20esimo congresso della Società italiana di Scienze dell’alimentazione ha riportato, infatti, l’attenzione su come un’alimentazione sana,
“che segua i principi della dieta mediterranea e la piramide degli alimenti, risulti fondamentale per l’individuo per allontanare il rischio di patologie di diverso genere, ma aiuti anche a mantenere sostenibile l’ambiente in cui viviamo”.
Secondo gli esperti, la salute dell’uomo e quella del pianeta viaggiano a braccetto anche a tavola. Ha spiegato Andrea Ghiselli, presidente Sisa: “C’è sempre maggiore evidenza che la somma del carico di malattia dovuto a un’alimentazione non equilibrata, al consumo di alcol e alla mancanza di attività fisica sia uguale al carico di malattia provocato ogni anno dal fumo di sigaretta. Un eccesso nel consumo di carne oltre a troppe calorie e sedentarietà espone l’uomo a obesità, diabete, ipertensione, insulino-resistenza, malattie cardiovascolari e cancro: un carico di malattie enorme. Ma gli effetti si ripercuotono anche sull’ambiente con aumento di gas serra (anidride carbonica, metano, protossido di azoto), perdita di suolo, spreco di acqua, eutrofizzazione delle acque dolci con proliferazione di alcune specie a discapito di altre. Una serie di processi già in atto”.
Tra i problemi che ci troviamo ad affrontare insieme alla crescita della popolazione mondiale, spiega invece Silvia Migliaccio, segretaria Sisa, “vi è quello dell’eccedenza ponderale, per cui si mangia sempre di più e nei paesi sviluppati è in crescita la popolazione sovrappeso nonché quella affetta da obesità. Oggi è in atto un cambio dei comportamenti, sebbene sia un processo ancora confuso. Si è creata maggiore attenzione per gli alimenti di origine vegetale, secondo le indicazioni di una dieta flexitariana, denominazione più accattivante della dieta Mediterranea, che si caratterizza per la sostituzione frequente della carne con fonti proteiche vegetali”.
L’industrializzazione non è necessariamente un male: “potere contare su legumi in scatola o insalata in busta significa poter avere a disposizione prodotti di questo tipo in diverse occasioni. Per una accurata tutela della salute individuale sarebbe opportuna una dieta personalizzata, che tenga conto dei nuovi biomarcatori che in ciascun individuo indichino quali siano i punti su cui l’alimentazione può intervenire positivamente per prevenire determinate patologie a seconda dell’età e delle caratteristiche della persona”.
Perché, come ha ricordato di recente anche la Società di Nutrizione Clinica riportando i dati di uno studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet al quale hanno contribuito oltre 130 scienziati di quasi 40 paesi del mondo: “A livello globale una morte su 5 sarebbe riconducibile a un’alimentazione scorretta, povera di cibi sani come i cereali integrali e i vegetali, e ricca di ingredienti pericolosi come il sale e le bevande zuccherate”.