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A Km 0, biologico, da energie rinnovabili e con il controllo degli sprechi: il cibo italiano cresce e riduce l’impatto ambientale

11/08/2022
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Sostenibilità

Il cibo è un settore centrale della nostra economia che, nel 2021, è cresciuto del 6,8%, ovvero più del nostro stesso Pil che ha segnato nello stesso anno un +6,6%. Il più recente Food Industry Monitor (FIM), lOsservatorio sul settore food realizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e da Ceresio Investors, spiega come la crescita si protrarrà anche nel 2022 e nel 2023 con tassi intorno al 4% annuo, più del doppio sempre del Pil previsto. L’Osservatorio è quest’anno dedicato in modo particolare all’analisi del rapporto tra innovazione e crescita sostenibile delle aziende alimentari, con un focus sulle aziende familiari e le specificità dei loro modelli di business.

 

L’analisi delle performance di sostenibilità evidenzia che il 98% delle aziende utilizza del tutto o in parte materie prime a ridotto impatto ambientale. Circa l’88% delle aziende usa in via esclusiva o prevalente packaging sostenibili. Circa il 57% ha ottenuto una o più certificazioni inerenti alla sostenibilità ambientale e il 30% circa pubblica un bilancio di sostenibilità, mediamente da almeno tre anni.

 

“Materie prime a ridotto impatto ambientale significa che sono state prodotte secondo criteri quali il km zero o l’agricoltura biologica, con fonti di energia rinnovabile e/o packaging da materie prime riciclate. La tendenza è molto diffusa, anche se utilizzata in modo non esclusivo”, ha precisato Carmine Garzia, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio, docente di Management presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. “Se, dunque, il 98% delle aziende utilizza del tutto o in parte materie prime sostenibili, solo un 22% le utilizza in modo prevalente. Rispetto ai dati dello scorso anno, le imprese stanno comunque incrementando in modo significativo gli investimenti in sostenibilità”.

 

Un altro tema centrale della sostenibilità del cibo è quello connesso allo spreco alimentare che è diventato negli ultimi anni una delle emergenze ambientali e sociali con un impatto a livello mondiale. Se guardiamo agli ultimi dati disponibili (2019) forniti dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), si sono sprecate circa 931 milioni di tonnellate di cibo. Molti sono i progetti e gli interventi a livello internazionale che stanno operando in questo ambito per il raggiungimento del target 12.3 dimezzamento dello spreco alimentare globale a livello di produzione e consumo entro il 2030 – all’interno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite.

 

Partendo da questi presupposti il progetto LIFE FOSTER, avviato 4 anni fa in quattro Paesi Europei (Italia, Spagna Franca e Malta) grazie al cofinanziamento del programma LIFE della Commissione Europea, ha avuto come finalità la riduzione degli scarti del settore della ristorazione attraverso la formazione professionale, l’educazione e la comunicazione. L’impegno comune è stato quello di attivare il trasferimento di conoscenze e competenze green ai professionisti della ristorazione di domani, allo scopo di innescare comportamenti virtuosi. E, in questi 4 anni, si sono ottenuti importanti risultati: dagli oltre 6500 studenti formati in presenza e 4000 formati tramite e-learning ai 60 centri di formazione professionale coinvolti, da più di 50 eventi organizzati alla segnalazione del progetto come Best Practice per l’Economia Circolare in Italia ICESP e UNI.