Il termine “ragù” affonda le sue radici nel francese “ragoût”, a sua volta derivato da “ragoûter”, che significa qualcosa come “risvegliare l’appetito”. Originariamente, indicava piatti di carne stufata con abbondante condimento, utilizzati per accompagnare altre pietanze.
In Italia, il ragù diventa nel tempo l’accompagnamento tradizionale per la pasta nei giorni di festa, con ingredienti che variano a seconda delle regioni. Anche se la carne, il pomodoro, il vino bianco o rosso e gli odori del soffritto (sedano, carote e cipolla) sono quasi sempre presenti. Ma sono ampiamente diffusi anche i ragù di pesce e quelli a base di verdura.
Il primo cuoco a riportare la ricetta del timballo di maccheroni in crosta fu probabilmente Vincenzo Corrado nel suo libro “Il cuoco galante” del 1773. Nel libro viene forse per la prima volta nominato in Italia il ragù, descrivendolo come una vivanda a sé stante, simile a uno spezzatino o un brasato, piuttosto che un condimento per la pasta. Il piatto prevedeva una rosolatura iniziale in burro, lardo o olio, seguita da una cottura in brodo o vino con ortaggi ed erbe aromatiche. Spesso, a fine cottura si aggiungeva succo di limone o aceto per aumentare l’acidità.
Fu invece Francesco Leonardi a fine Settecento a menzionare “maccaroni alla Napolitana” con un condimento simile all’attuale ragù: la pasta veniva condita con parmigiano, pepe e sugo di vitello o manzo, poi fatti riposare sopra la cenere calda e serviti. Leonardi inserisce successivamente la possibilità di aggiungere il sugo di pomodoro all’intingolo di carne stufata, confermando l’evoluzione del ragù come condimento per la pasta.
Nel ragù napoletano descritto a inizi Ottocento, la carne viene invece rosolata con cipolla, prosciutto, lardo ed erbe aromatiche e poi cotta nel brodo con l’aggiunta di pomodoro. Anche se il pomodoro diventa un ingrediente stabile nella ricetta del ragù solo nel corso del Novecento, insieme all’introduzione della carne di maiale.
Nel frattempo, il ragù alla bolognese inizia a prendere forma a metà Ottocento per arrivare alla fine del secolo con Pellegrino Artusi, nel suo celebre “La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene”, a una vera e propria codifica dei “Maccheroni alla bolognese”, conditi con pancetta di maiale salata e carne di vitello, insaporite con sedano, carota e cipolla, cotte con brodo di carne. Artusi suggerisce anche aggiunte come funghi secchi, tartufo, fegatini di pollo e panna, creando una sorta di ragù bianco senza pomodoro.
La trasformazione definitiva del ragù bolognese avviene nei primi decenni del Novecento, con l’adozione delle tagliatelle al posto dei maccheroni e l’inclusione costante del pomodoro. La ricetta del ragù bolognese viene ufficialmente depositata nel 1982 alla Camera di Commercio di Bologna dalla Delegazione di Bologna dell’Accademia Italiana della Cucina, sebbene le varianti locali continuino a prosperare.
Oggi, il ragù è presente in molte varianti sugli scaffali dei supermercati, riflettendo la diversità delle tradizioni regionali italiane. Ragù di manzo, pollo, cervo, cinghiale, lepre, anatra, pesce spada, alla bolognese, e molti altri, sono sempre disponibili. Senza dimenticare le gustose versioni del ragù vegetale.
POMODORI, CAROTE E CIPOLLE: IL RAGÙ VEGETALE OHI VITA PER IL BENESSERE E IL GUSTO DELLA TRADIZIONE
Dentro questo ragù vegetale troviamo tutto il saper fare e la tradizione che affonda le proprie radici nella Valle del Sarno, considerata l’area dell’Oro Rosso per l’abbondanza di coltivazioni di pomodoro e un territorio a grande vocazione per le produzioni vegetali.
Un ragù con pochi e semplici elementi: pomodori, carote e cipolle. La base saporita e sana per condire la pasta con ingredienti biologici e realizzare un’ampia varietà di ricette della tradizione italiana.
Insomma, un ragù vegetale ricco di proprietà nutritive che apporta tutti i benefici delle verdure biologiche in un mix pieno di gusto. Anche perché il pomodoro contiene vitamina A ed è fonte di licopene, un potente antiossidante il cui assorbimento migliora. Senza dimenticare che un ragù tutto vegetale è ottimo per le diete vegetariane e per quelle vegane o per chiunque voglia diminuire il consumo di prodotti di origine animale.
Inoltre, il ragù vegetale biologico Ohi Vita è preparato secondo l’equilibrato impiego di tecniche agronomiche e irrigue, con una coltivazione senza uso di OGM e sostanze chimiche di sintesi, nel rispetto dell’ecosistema naturale e conservando intatte tutte le proprietà nutritive a vantaggio di un’alimentazione sana, equilibrata e salutare.
Perché adottare soluzioni strategiche sempre più sostenibili rappresenta una delle sfide delle filiere agroalimentari a vantaggio dei consumatori di oggi e di domani. Tutti gli ingredienti del ragù vegetale Ohi Vita sono infatti prodotti riducendo al minimo l’impatto ambientale anche in termini di contenimento dei consumi idrici ed energetici. E certificati con logo Euro-leaf che ne attesta la provenienza da agricoltura biologica.
OTTIMI DA SERVIRE CON L’APERITIVO, ECCO GLI ARANCINI DI RISO AL RAGÙ VEGETALE
Ingredienti (per 4 persone)
- 300 gr di riso
- 500 ml di brodo vegetale
- 1 mozzarella o 200 gr di provola dolce
- 1 confezione di Ragù vegetale bio Ohi Vita
- 2 Uova fresche bio Ohi Vita
- Pangrattato
- Olio di semi per friggere
Procedimento
- Cuocere il Ragù vegetale e farlo addensare bene per, poi, lasciarlo raffreddare.
- Cuocere il riso, dopo averlo sciacquato sotto l’acqua corrente, aggiungendo il brodo vegetale caldo mano a mano che assorbe fino a cottura. E lasciare raffreddare.
- Tagliare la provola o la mozzarella a piccoli cubetti.
- Sbattere le uova con una forchetta in un piatto fondo con un pizzico di sale.
- Con le mani, prendere una quantità di riso giusta per formare una piccola polpetta e creare una cavità al centro in cui inserire qualche cubetto di formaggio e un cucchiaio abbondante di ragù vegetale. Chiudere lavorando la polpetta in modo che il ripieno rimanga all’interno senza fuoriuscire in cottura.
- Passare la polpetta nel pane grattato, poi nell’uovo sbattuto e di nuovo nel pane grattato.
- Friggere un arancino per volta nell’olio di semi bel caldo all’interno di una pentola dai bordi alti.
- Servire gli arancini ben caldi asciugati su un foglio di carta casa.