Tartufi d’Italia: magici scrigni di gusto, tradizione e biodiversità

Tra i tanti deliziosi doni offerti da boschi e sottoboschi, rientra quella che è considerata una delle più raffinate prelibatezze gastronomiche al mondo: monsieur il tartufo. Dall’aroma particolarissimo e penetrante e dall’impareggiabile sapore, questa “escrescenza della terra” (significato del latino terrae tufer), nascosta e difficile da trovare come un tesoro, veniva già considerata di origine divina dagli antichi Greci e Romani e bramata in tutto il mondo come un diamante raro.

 

Tra le numerose varietà, che presentano caratteristiche differenti a seconda del terreno e delle piante con cui vivono in simbiosi – soprattutto querce, pioppi, noccioli –, i più noti in questo periodo dell’anno sono il Tuber magnatum Pico (tartufo bianco d’Alba, in Piemonte, tartufo bianco di Acqualagna, nelle Marche, tartufo bianco di Gubbio, in Umbria), il Tuber melanosporum Vittadini (tartufo Nero Pregiato o Tartufo Nero di Norcia, nelle Marche), il Tuber uncinatum Chatin (tartufo Uncinato o Scorzone Invernale), il Tuber Brumale (tartufo Nero Invernale), il Tuber mesentericum Vittadini (tartufo Nero Ordinario  o tartufo di Bagnoli) e il Tuber macrosporum Vittadini (tartufo Nero Liscio).

 

Un uovo al tegamino, dei tagliolini tirati al burro, un risotto, una fonduta di formaggi, delle scaloppine di vitello, un semplice purè di patate ma anche, osando un po’, un dolce (l’abbinamento tra il tartufo, in particolare quello nero, e una crema all’uovo sprigionerà un sapore unico e originalissimo) arricchiti da lamelle finissime di tartufo, da aggiungere sopra le pietanze appena prima di mangiarle, diventano piatti dal gusto sopraffino e inconfondibile.

 

Ma il grande pregio di questi tuberi ipogei

non si limita all’aspetto gastronomico:

la natura stessa dei tartufi contribuisce

alla salvaguardia della biodiversità negli ecosistemi,

svolgendo un ruolo cruciale nel mantenimento

dell’equilibrio ecologico e rappresentando quindi

una fonte di sostenibilità ambientale preziosissima.

 

Crescendo sotto terra in simbiosi con le radici di alberi e piante, in un rapporto noto come “micorriza”, i tartufi partecipano attivamente a migliorare la salute del suolo, facilitando lo scambio di nutrienti che sotto di esso avviene. Gli ambienti boschivi tartufigeni, ovvero quelli che ospitano la presenza del tartufo, presentano un habitat ricco di biodiversità: sono aree caratterizzate da un’ampia varietà di piante, funghi, insetti e animali selvatici che convivono in armonioso equilibrio e la cui esistenza dipende dal sostentamento reciproco.

 

La salvaguardia delle risorse naturali coincide, inoltre, come logica conseguenza, con la preservazione del patrimonio culturale e storico del Paese. La raccolta del tartufo, infatti, è una pratica antica che, se gestita in maniera sostenibile, volta a conservare e preservare le risorse ambientali, può garantire la sua continuazione nel tempo, facendo del tartufo un protagonista ma anche un custode della biodiversità paesaggistica, oltre che indicatore di salute e sostenibilità ambientale.

 

Il rispetto responsabile della regolamentazione della raccolta dei tartufi, controllata da leggi e normative che mirano a bilanciare la domanda del mercato con la necessità di tutelare l’ambiente, è essenziale per garantire la sostenibilità e la conservazione di un habitat sano per tutte le specie. Ad esempio, la rimozione eccessiva di terreno intorno alle radici dei tartufi può danneggiare le radici delle piante circostanti, e quindi comprometterne la capacità di sopravvivenza e lo svolgimento delle funzioni ecologiche.

 

Se si vuole continuare a godere del sapore unico che il tartufo può regalare al palato, è quindi fondamentale che si crei una rete di tutela e responsabilità condivisa, investendo sulla ricerca scientifica delle varie specie di tartufo e della loro correlazione con l’ecosistema circostante, sulla promozione di pratiche agricole e di raccolta sostenibili per la preservazione del suo habitat, sulla sensibilizzazione del suo valore ecologico e sull’importanza della salvaguardia della biodiversità che ne permette la crescita e dalla cui crescita dipende, in stretta interconnessione.

Confortevole, avvolgente e gustoso, come un fagiolo

I fagioli sono sempre stati un alimento nutriente e accessibile per il costo contenuto, la facile reperibilità e per un sapore che incontra facilmente il gusto di tutti. Un alimento dalla storia antica nelle sue tante varietà: presso gli antichi Egizi si coltivavano i fagioli dall’occhio, mentre Inca, Aztechi e Maya nelle Americhe, secoli ben prima dell’arrivo di Colombo, usavano varietà simili ai nostri borlotti, ai cannellini e ai fagioli neri.

 

Una storia che dall’America centrale si è spostata anche in Europa nel corso del 1500, soppiantando le varietà locali e di provenienza sub sahariana, in quanto più facili da coltivare e con una resa maggiore.

 

Ritenuti un tempo, come tutti i legumi, un cibo utilizzato soprattutto dalle classi meno abbienti, i fagioli nel Settecento sono stati rivalutati come alimento importante nella dieta di tutte le classi sociali. Secondo Umberto Eco sono stati proprio i fagioli a salvare l’Europa dalla fame e dalla malnutrizione.

 

Nella tradizione popolare al fagiolo è legata l’idea della crescita (“Riso e fagioli fan crescere i figlioli”) e dell’abbondanza, come racconta anche la fiaba inglese Jack e il fagiolo magico in cui dal legume spunta e cresce un’enorme pianta su cui il ragazzo di arrampica fino a trovare il castello di un gigante. Il prezioso legume evoca anche facilità e versatilità, come nelle espressioni “andare a fagiolo” e “cadere a fagiolo”.

 

Ma il fagiolo è un alimento prezioso anche per l’ambiente perché sono piante che contribuiscono alla fertilità dei suoli agricoli. I fagioli infatti hanno la capacità di fissare grandi quantità di azoto nel terreno, rendendolo molto più produttivo.

 

Soprattutto se vengono coltivati

secondo il rigoroso disciplinare biologico,

come i Fagioli borlotti Ohi Vita,

un prodotto certificato con logo Euro-Leaf

che ne attesta la provenienza.

 

Grazie al metodo di coltivazione biologico, i temi della qualità nutrizionale, della sicurezza alimentare e della riduzione degli sprechi incrociano quelli della protezione e rigenerazione dei suoli, della tutela della biodiversità, del drastico abbattimento dell’uso di sostanze chimiche dannose. Una dieta che comprende i fagioli biologici è una dieta salutare e ha un impatto ambientale ridotto in termini di consumo di risorse ed energie, che vengono così messe a disposizione per produrre quantità maggiori di cibo.

 

Insomma, i fagioli sono buoni. E, soprattutto sono gustosi, nutrienti e pronti all’uso per molte ricette, calde e fredde. Con un sapore deciso e spiccato, la varietà dei fagioli borlotti è la più diffusa nel nostro Paese e si presta per la preparazione di zuppe e minestroni. Inoltre, sono anche ricchi di proteine e sali minerali, molto indicati nelle diete ricostituenti ed energetiche. Grazie all’elevato contenuto in fibre, i fagioli contribuiscono al corretto funzionamento dell’intestino e sono inoltre indicati nelle diete ipocaloriche perché favoriscono il senso di sazietà.

 

Ottima fonte di proteine vegetali, i fagioli borlotti sono ricchi di potassio, fosforo e calcio, sali minerali che sostengono le funzioni metaboliche dell’organismo. Oltre a contenere anche vitamine del gruppo B.

26 novembre, Giornata mondiale dell’olivo. Simbolo di pace, benessere e gusto

L’obiettivo della Giornata mondiale dell’olivo 2023 (#WOD2023), quest’anno incentrata anche sul ruolo fondamentale delle donne nel mondo dell’olio d’oliva, è di incoraggiare la protezione di questa incredibile pianta e dei valori che incarna, per apprezzarne l’importante significato sociale, culturale, economico e ambientale per l’umanità. Conservare e coltivare l’olivo è un imperativo crescente, dato che il mondo combatte e si adatta ai cambiamenti climatici. La protezione del patrimonio culturale e naturale, compresi i paesaggi, è al centro della missione dell’UNESCO e la celebrazione della Giornata mondiale dell’olivo rafforza gli sforzi di sostenibilità ambientale.

 

La Giornata mondiale dell’olivo è stata proclamata in occasione della 40a sessione della Conferenza generale dell’UNESCO nel 2019 e si svolge il 26 novembre di ogni anno. Anche perché l’ulivo, e nello specifico il ramo d’ulivo, assume un significato importante nella vita di tutti. Fin dall’antichità, simboleggia infatti la pace, la saggezza e l’armonia e come tale è importante non solo per i Paesi in cui questi nobili alberi crescono, ma per le persone e le comunità di tutto il mondo.

In occasione della Giornata mondiale dell’olivo c’è molto da imparare, condividere e celebrare e l’UNESCO incoraggia tutti a partecipare attraverso varie attività come dibattiti, conferenze, workshop, eventi culturali e presentazioni o mostre.

 

Come spiega la Direttrice generale

dell’UNESCO Audrey Azoulay:

“L’olivo è un albero universale,

che accompagna l’umanità da migliaia di anni,

incarnandone le aspirazioni;

perché con la sua leggendaria longevità

e la capacità di risorgere dalle proprie ceneri,

va oltre la miopia del momento:

piantare un olivo e mangiarne i frutti

significa unirsi alla catena dell’umanità”.

L’olivicoltura svolge anche un ruolo importante nella lotta contro il cambiamento climatico garantendo un bilancio positivo del carbonio: durante l’intero suo ciclo colturale assorbe infatti un quantitativo di CO2 superiore al gas a effetto serra che viene liberato durante tutto il processo di produzione dell’olio di oliva. Senza dimenticare che l’olio di oliva e le olive da tavola sono alimenti della nostra tradizione, oltre che tra gli ingredienti fondamentali della Dieta Mediterranea.

 

Tra i condimenti, l’olio extravergine di oliva è probabilmente il più sano, consigliato per tutte le età e può essere inserito anche nello svezzamento dei lattanti. Utilizzare l’olio extravergine di oliva significa dare un sostegno concreto e quotidiano al nostro benessere. Perché è di facile digestione e completamente assimilabile, oltre a svolgere una preziosa funzione di protezione dell’apparato gastro-intestinale. L’olio extravergine di oliva è anche una fonte naturale di vitamina A, oltre che di vitamina E, un potentissimo antiossidante, chiamata per questo la vitamina della bellezza.“ Il vino che rallegra il cuore dell’uomo, l’olio che gli fa risplendere il volto” si legge nel Libro dei Salmi dell’Antico Testamento.

“L’olivo è molto più di un semplice albero dal tronco nodoso; è l’incarnazione emblematica dei valori di pace, saggezza e speranza, valori che desideriamo celebrare oggi, in questa Giornata mondiale”, così sempre l’UNESCO celebra questa meraviglia della natura. Un momento anche di condivisione di tradizioni, cultura e, appunto di pace. Un evento che si può vivere ovunque sul territorio italiano dove è presente un albero di olivo. Ma che trova un territorio di elezione, ad esempio, nella piana degli ulivi in Puglia. Delimitata dai Comuni di Ostuni, Fasano, Monopoli e Carovigno, in quest’area sono presenti qualcosa come 250mila ulivi, molti dei quali secolari, alcuni certamente millenari. Le cui dimensioni possono anche superare i 10 metri di circonferenza e dalle forme più incredibili. È possibile visitare questo grande patrimonio così radicato nel territorio pugliese anche grazie a una rete di sentieri e strade storiche che il progetto “Millenari di Puglia” ha identificato per consentire la conoscenza di questi ulivi millenari e spettacolari.

Infusi e tisane che scaldano l’anima

Quello degli infusi e quello delle tisane sono due mondi che spesso vengono intesi senza grandi distinzioni ma che, in realtà, esprimono gusti e caratteristiche diversi. Un Infuso è, in sostanza, un insieme di ingredienti che, lasciati in acqua calda o fredda, sprigionano i propri aromi, profumi e sapori. Le tisane, invece, esprimono i benefici delle piante officinali che con le loro numerose proprietà possono creare benessere al nostro organismo.

 

Grazie alla sua semplicità di preparazione,

la tisana consente di apprezzare al meglio

le virtù delle piante medicinali fin dai tempi più antichi.

Attraversa continenti e popoli diversi

che ne hanno da sempre saputo valorizzare

il mix tra benessere e gusto.

 

Il remedium cardinale, ovvero la pianta principale della tisana, fornisce il principio attivo terapico e l’adjuvant ne coadiuva l’assorbimento. Accanto a loro, anche se non sempre, c’è il costituens, ovvero il correttore del gusto che aiuta il mix correggendo soprattutto il sapore tendenzialmente amaro delle tisane.

 

Infusi e tisane sono stati sicuramente tra le prime forme in cui l’uomo ha iniziato ad apprezzare gli effetti benefici delle piante. Notizie storiche sull’uso delle piante per trattare disturbi e malattie risalgono al 3500 a.C. e sono state rinvenute in India e in Cina. Tavolette d’argilla scritte in caratteri cuneiformi che risalgono al 2600 a.C. hanno portato fino a noi le più antiche testimonianze della pratica medica babilonese con le piante, mentre ricerche storiche confermano che anche gli antichi Egizi le conoscevano e ne utilizzavano i principi benefici.

 

Nelle linee di tisane e infusi Ohi Vita si incontrano la moderna tecnologia delle pratiche agricole e la tradizione nella raccolta e selezione delle migliori essenze. Una qualità raggiunta attraverso un patto di fiducia con il territorio e la tipicità delle sue produzioni, con il rispetto per l’ambiente, la stagionalità delle colture, la selezione delle materie coltivate secondo i criteri rigorosi del disciplinare biologico e l’attenzione garantita in tutte le fasi, dalla coltivazione all’analisi del prodotto finale.

 

Un’ottima soluzione che nasce dalla sinergia di piante diverse, studiata per ottenere una fragranza dal gusto fresco e intenso. E per unire proprietà rilassanti e digestive preziose per il nostro organismo.

 

L’effetto depurativo e drenante nasce dalla sinergia di piante diverse studiata per ottenere una fragranza fresca e dissetante che al gusto inconfondibile unisce proprietà rilassanti e purificanti per il nostro organismo.

 

Un mix di piante officinali pensato per offrire un riposo tranquillo e sereno, grazie alle proprietà rilassanti, sedative e carminative dei suoi singoli componenti. Pochi gesti semplici per un momento di benessere che predispone alla calma e a un buon riposo.

 

Con le sue proprietà astringenti, antinfiammatorie e lenitive, una calda tazza di infuso di mirtillo e frutti misti bio è perfetto in ogni momento della giornata, per una pausa di completo relax e assoluto piacere.

 

L’aroma dello zenzero con la freschezza del limone incontrano una combinazione di radice di liquirizia, cardamomo e lemongrass per offrire un’esperienza benefica dal profumo intenso e dal gusto speziato. Un’ottima abitudine, soprattutto per iniziare la giornata con una carica di energia e di antiossidanti.

 

Dal particolare e inconfondibile sapore speziato, zenzero e curcuma assieme sviluppano specifiche proprietà benefiche, esaltate dalla combinazione degli ingredienti. E dispiegano le loro proprietà antinfiammatorie e antiossidanti in un infuso dal gusto deciso e molto energizzante.

 

I semi di finocchi sono ricchi di sostanze utili al nostro organismo: vitamine, minerali, fibre e oli essenziali. Una miniera di principi attivi dalle molteplici e interessanti proprietà. Per un infuso dal profumo dolce e invitante che sprigiona tutte le sue proprietà positive, soprattutto dopo i pasti, nel portare beneficio allo stomaco e produrre un senso di benessere generale.

 

Le proprietà benefiche dell’estratto solubile di camomilla si uniscono alla melatonina, una sostanza naturalmente presente nel nostro organismo, in una bevanda gradevole e profumata che favorisce il relax serale e un sonno regolare e tranquillo.

 

Tutto il piacere del sapore aromatico e intenso del tè nero in foglia, con un contenuto di caffeina non superiore allo 0,10%: la scelta migliore per gustare una buona tazza di tè senza i suoi possibili effetti eccitanti.

 

Miscele pregiate di tè verde in foglia disponibili in pratiche bustine per gustare una bevanda aromatica e dal sapore delicato ne fanno il prodotto ideale a colazione e per rendere piacevole ogni pausa della giornata.

Fino al 26 novembre l’Unione Europea celebra la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti

La più grande chiamata all’azione per i cittadini di tutta Europa che possono unire le forze per promuovere gli obiettivi di riduzione, riuso e riciclo dei materiali.

 

La Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR) è la più grande campagna di sensibilizzazione sulla prevenzione dei rifiuti in Europa che ogni anno coinvolge attivamente associazioni, imprese, pubbliche amministrazioni, scuole e cittadini per ridurre il proprio impatto sull’ambiente con una azione concreta.

 

Nata nel 2009 come progetto LIFE+ finanziato dall’Ue, l’iniziativa unisce le autorità pubbliche di tutta Europa per contribuire per la prevenzione dei rifiuti. Le azioni attuate durante la SERR riguardano la “3R”: riduzione, riuso e riciclo. Seguendo questa gerarchia, la riduzione dei rifiuti dovrebbe essere sempre la prima priorità.

 

“Ridurre vuol dire in primo luogo effettuare

una rigorosa prevenzione e riduzione alla fonte.

La seconda migliore opzione

è quella di riutilizzare i prodotti.

Questo include anche la preparazione per il riutilizzo. Infine, la terza priorità è il riciclo dei materiali”.

 

La SERR rappresenta sicuramente un’occasione per informare e sensibilizzare il pubblico, ma ha anche tra i suoi principali obiettivi quello di muovere all’azione. Per  creare una maggiore consapevolezza sulle eccessive quantità di rifiuti prodotti e sulla necessità di ridurli in modo drastico. Durante questa settimana, 14.522 azioni sono e saranno promosse e incentrate sulla riduzione dei rifiuti, sul riutilizzo e sulla riparazione dei prodotti, sul riciclo dei materiali e sulla pulizia dei luoghi. E si svolgeranno in 29 Paesi europei e non solo.

Tra i temi centrali dell’iniziativa di quest’anno, la 15a edizione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sul forte impatto ambientale degli imballaggi e a promuovere un consumo e una produzione più sostenibile. La Settimana 2023 si concentra sugli imballaggi per la seconda volta nella sua storia (la prima volta è stata durante l’edizione 2016). Anche dopo 7 questo argomento continua a essere fondamentale in termini di rifiuti prodotti, che non si sono ridotti, ma sono anzi aumentati con l’aumento del settore dell’e-commerce.

 

In media, ogni europeo produce quasi 180 kg di rifiuti da imballaggio all’anno. L’imballaggio svolge un ruolo cruciale nella nostra vita quotidiana, con diverse funzioni lungo tutta la catena di fornitura dei prodotti. Tuttavia, il suo uso estensivo contribuisce in modo significativo a problemi ambientali. Nella Ue una parte consistente della plastica e della carta è destinata agli imballaggi e il 36% dei rifiuti solidi urbani è attribuito al loro smaltimento. Tra il 2012 e il 2020, il volume degli imballaggi non riciclabili è aumentato. In risposta, la Commissione europea mira a rendere tutti gli imballaggi economicamente fattibili per il riutilizzo o il riciclaggio entro il 2030, sottolineando l’importanza della prevenzione dei rifiuti per il raggiungimento di questo obiettivo.

 

In questa salsa tutto il sapore dolce e mediterraneo dei ciliegini maturati al sole di Sicilia

Una storia interessante quella del pomodoro: originario del Messico, viene importato soltanto dopo la scoperta delle Americhe, anche se per il suo uso alimentare in Europa bisognerà attendere il 1700. L’erborista senese Pietro Andrea Mattioli, per esempio, nel 1544 lo riteneva non commestibile. Mentre in Francia, tra il ‘500 e il ‘600, il pomodoro veniva utilizzato soprattutto dagli alchimisti per preparare filtri e pozioni magiche a cui venivano attribuiti poteri afrodisiaci.

 

Ma una volta assaggiato, si diffonde rapidamente sulle tavole di tutto il mondo e oggi esiste in più di 10mila varietà differenti. La passata di pomodoro, verace e vellutata, è invece una invenzione tutta italiana: la pratica delle conserve prende avvio nel Settecento quando i contadini italiani cominciano a essiccare i pomodori al sole prima di trasformarli in salsa. Per avere una vera e propria conserva, bisognerà attendere il metodo di sterilizzazione dei barattoli di Nicolas Appert, che si era applicato allo studio di una più lunga conservazione delle derrate alimentari durante le campagne dell’esercito napoleonico.

 

Per quanto riguarda invece la poesia, nella sua Ode al pomodoro Pablo Neruda fa esplodere tutta la potenza espressiva di questo frutto “che ci offre/il dono/del suo colore focoso/e la totalità della sua freschezza”. Un frutto celebrato anche nella qualità e nella freschezza dei pomodori lavorati entro poche ore dalla raccolta che garantiscono il gusto, la ricchezza nutrizionale e la genuinità di questa Salsa di pomodoro ciliegino bio Ohi Vita, densa e naturalmente zuccherina, fatta con ingredienti al 100% italiani e tutti biologici.

 

Il sapore dolce e inconfondibile

dei pomodori ciliegini

maturati al sole di Sicilia si accompagna

all’aroma gentile del basilico fresco

e al gusto fruttato

dell’olio extravergine di oliva.

 

Senza dimenticare anche che il pomodoro è un frutto molto ricco di licopene, un potente antiossidante il cui assorbimento migliora mangiando il pomodoro cotto. Il licopene è una sostanza naturale della famiglia dei carotenoidi che protegge il nostro organismo e contrasta i processi di invecchiamento. Luteina, betacarotene e zeaxantina, presenti nel pomodoro, svolgono un’azione antiossidante a favore della salute di occhi e pelle.

 

Il pomodoro è anche una buona fonte di vitamine, soprattutto vitamina C, fondamentale nel corretto funzionamento del nostro sistema immunitario, di vitamina A, importante per la salute di pelle, capelli e denti, e di potassio, che promuove il buon funzionamento dell’apparato muscolare. Il basilico è inoltre un’erba aromatica che contribuisce ad apportare antiossidanti capaci di proteggere le nostre cellule dall’invecchiamento.

 

Il tutto genera una salsa dal colore rosso vivo, pronta in un minuto, senza l’aggiunta di zucchero ma con un grado zuccherino molto alto, senza conservanti o additivi aggiunti, preparata con ingredienti di prima qualità e tutti biologici.

 

Perché coltivare secondo il metodo biologico significa tutelare l’ambiente rurale e la qualità della vita di chi ci abita. La coltivazione biologica infatti non utilizza OGM né sostanze chimiche di sintesi, favorendo la biodiversità naturale, la rigenerazione dei suoli agricoli e conservando il loro potenziale produttivo. I pomodori ciliegini impiegati nella Salsa della linea Ohi Vita risultano saporiti, consistenti, dolci e ricchi di tutti i principi nutrizionali utili per il benessere del nostro organismo.

18 novembre, Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Una storia di sostenibilità sociale

La storia di come nasce la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, che si ripete ogni anno verso la fine di novembre, è una storia di solidarietà, recupero alimentare, generosità ed empatia.

 

Un baluardo di ottimismo che affonda le sue radici oltreoceano e precisamente a Phoenix, in Arizona, negli anni Sessanta, grazie all’opera filantropica e lungimirante di John van Hengel che, chiedendo donazioni a negozi di alimentari e ristoranti per supportare la mensa per persone bisognose in cui lavorava come volontario, si rese conto dell’ingente esubero di cibo che non poteva più essere messo in vendita e che quindi veniva sprecato.

 

Da qui l’idea di fondare, nel 1967, la St. Mary’s Food Bank, una vera e propria banca del cibo in cui poter stoccare le provviste che altrimenti sarebbero finite al macero e utilizzarle per dare sostentamento a chi si trovava in situazioni di indigenza. Il progetto cresce e si diffonde tanto che, nel 1979, van Hengel istituisce quella che dal 2008 è nota come Feeding America, organizzazione non-profit che oggi coordina negli Stati Uniti una fitta rete di banche alimentari.

 

L’esempio americano si diffonde ben presto nel resto del mondo; in Italia, la Fondazione Banco Alimentare nasce nel 1989, sull’intenzione di quattro amici di replicare il Banco dos Alimentos che hanno conosciuto a Barcellona.

 

L’anno successivo, grazie alle donazioni e all’intesa tra Danilo Fossati – presidente dell’azienda Star – e don Luigi Giussani, viene messo a disposizione il primo magazzino per la banca del cibo italiana a Meda, in provincia di Milano.

 

Da questi primi passi a oggi l’espansione è notevole: negli anni immediatamente successivi vengono aperti banchi alimentari praticamente su tutto il territorio nazionale: attualmente si contano ventuno Organizzazioni Banco Alimentare e le aziende che donano prodotti sono circa un migliaio. Inoltre, la Fondazione, ONLUS dal 1999, aderisce alla FEBA (Federazione Europea dei Banchi Alimentari), ed è accreditata presso l’AGEA, Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura. Ha, inoltre, creato Siticibo, la prima applicazione italiana a concretizzare la Legge del Buon Samaritano del 2003 e, grazie a tutto ciò, usufruisce delle donazioni di derrate alimentari destinate agli indigenti dal Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti (FEAD) e recupera quotidianamente da numerose insegne della GDO alimenti freschi con TMC (Termine Minimo di Conservazione) superato, oltre a riscattare cibo fresco e cucinato da hotel, mense aziendali e ospedaliere, refettori scolastici, negozi al dettaglio e prodotti invenduti da supermercati e ortomercati.

 

È all’interno di questo contesto che, a novembre 1997, è stata istituita la prima Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, sull’esempio di un’iniziativa analoga promossa della Fédération Française des Banques Alimentaires della cui importanza Mario Amati – allora direttore del Banco Alimentare – Marco Lucchini e Vitaliano Bonacina si rendono conto durante una riunione a Parigi e che decidono di esportare in Italia.

 

Una giornata all’insegna della lotta allo spreco alimentare, per sensibilizzare la società civile e contribuire ad attenuare il problema della fame, dell’emarginazione e della povertà, in cui si invita la popolazione a comprare, insieme alla spesa che sta acquistando, qualche genere alimentare per persone in difficoltà.

 

Più che un gesto di carità e generosità, un gesto che pone l’attenzione e si fa espressione del bisogno dell’Altro. Il 18 novembre, in numerosi punti vendita delle catene di supermercati più diffuse sul territorio (14.000 gli esercizi aderenti all’iniziativa, saranno presenti decine di migliaia di volontari che inviteranno a raccogliere olio, verdure o legumi in scatola, polpa o passata di pomodoro, tonno o carne in scatola e alimenti per l’infanzia che verranno distribuiti ai meno abbienti secondo il principio educativo “Condividere i bisogni per condividere il senso della vita”.

 

Un gesto di carità e beneficenza concreto e fondamentale, che non richiede alcuno sforzo e a cui si può partecipare anche online, la cui importanza risiede, oltre che nel fatto in sé, nel far sentire sia chi lo dona sia chi lo riceve parte di una comunità che è viva e umana. Un concetto di cui oggi si avverte il bisogno in modo particolare.

Kiwi, spinaci e mirtilli per un frullato detox d’autunno, sano e gustoso

Seguire un’alimentazione poco equilibrata, eccedendo nel consumo di farine raffinate, proteine animali, zuccheri o grassi. Ma anche, al di là del regime alimentare, l’esposizione quotidiana allo stress psicofisico e all’inquinamento atmosferico, può rallentare la depurazione dell’organismo e portare all’accumulo di tossine, che possono determinare a volte gonfiore addominale, spossatezza, mal di testa, irritabilità e cattivo umore. Una serie di buone norme favoriscono lo smaltimento delle scorie in eccesso, che affaticano e appesantiscono: tra queste, ovviamente – per il principio secondo cui quello che mangiamo determina anche come stiamo – rientrano le abitudini alimentari e il consumo di cibi vegetali dalle proprietà drenanti e depurative.

 

Tra le pratiche alimentari che aiutano ad alleggerire e a purificare l’organismo, al primo posto c’è l’assunzione di una quantità sufficiente di liquidi: detto in parole più semplici, è meglio consumare almeno un paio di litri d’acqua al giorno, tenendo presente che nel contesto di una dieta sana ed equilibrata i liquidi necessari vengono assunti in parte anche mangiando. Meglio ancora, poi, se ai liquidi da assumere si uniscono frutta e/o verdura di stagione dalle proprietà disintossicanti.

 

Il frullato è una soluzione in grado di portare

a tavola bevande gustose e confortanti

che invogliano al consumo di acqua,

salutari e utili per sentirsi più in forma

e contrastare i malanni tipici dell’autunno.

 

Spinaci, kiwi e mirtilli sono una combinazione eccezionale per preparare un frullato altamente depurativo e disintossicante: gli spinaci forniscono preziosi nutrienti – come clorofilla, vitamine, magnesio e fibre – che aiutano l’eliminazione di scorie e tossine e svolgono un’efficace azione antiossidante e antinfiammatoria. I kiwi, grazie a fibre ed enzimi  e all’alto contenuto di vitamina C e di minerali regolano l’attività metabolica e risultano utilissimi per ripulire l’organismo e ridurre il senso di gonfiore. I mirtilli, invece, sono ricchissimi di antiossidanti, polifenoli e flavonoidi, oltre che degli ottimi alleati nel supportare l’organismo durante i naturali processi di depurazione e drenaggio. Il lime, infine, oltre a essere fonte di fibre e di fitonutrienti, presenta un’alta percentuale di acqua, che aiutando a mantenere alto il livello di idratazione del corpo facilita la diuresi e la detossificazione.

 

FRULLATO DETOX CON KIWI, SPINACI E MIRTILLI

 

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

 

3 kiwi

80 g di spinaci freschi

80 g di mirtilli

1 bicchiere di Nettare di mirtillo nero con mirtilli selvatici Ohi Vita

2 bicchieri d’acqua

Succo di 1 lime

 

Procedimento

 

Pelare i kiwi e tagliarli a pezzetti.

Lavare accuratamente gli spinaci e i mirtilli e asciugarli tamponandoli con carta assorbente da cucina.

Riunire nel boccale del frullatore i kiwi, gli spinaci, i mirtilli e i liquidi (acqua, succo di lime e nettare di mirtillo) e azionare la macchina a brevi riprese sino a ottenere un frullato liscio e omogeneo.

Versare il frullato nei bicchieri individuali, decorando a piacere con qualche mirtillo, e servire.

Si consiglia di preparare il frullato detox con kiwi, spinaci e mirtilli appena prima di consumarlo per evitarne l’ossidazione.

Sane ed energetiche, ecco le gallette con il sapore croccante del mais adatte in ogni momento della giornata

Lo si chiama, tra gli altri, frumentone, formentone, formentazzo, granone, grano siciliano, grano d’India, granoturco, granturco, melica, meliga e pollanca. E parliamo sempre e comunque di mais, il cui nome scientifico è Zea Mays L. mentre la sua pianta appartiene alla famiglia delle Graminacee. A partire dal Messico e dall’America Latina, il mais si è diffuso poi in Europa nel Diciassettesimo secolo, attraverso Spagna, Francia, Italia, Penisola Balcanica, Ucraina fino ad arrivare Caucaso.

 

I nativi americani all’epoca dell’arrivo di Colombo si servivano della pianta del mais in molti modi: con spighe, foglie e gambi ricavavano bevande alcoliche e zucchero, nutrivano il bestiame e ricoprivano i tetti delle capanne, mentre le pannocchie venivano abbrustolite sul fuoco e macinate fino a ricavarne una farina. Questa pianta è talmente importante che la tradizione Maya riporta come gli esseri umani, nella loro ultima e più perfetta incarnazione, siano stati creati proprio a partire da un impasto di farina di mais e acqua.

 

Quando arriva in Europa, il mais viene inizialmente coltivato in alcune zone dell’Andalusia, della Francia e dell’Italia dove, a metà del Cinquecento, la coltura è già fiorente e soppianta rapidamente altre colture divenendo la base dell’alimentazione dei contadini padani. Sono loro a chiamarlo granoturco, così da indicare la sua origine misteriosa e lontana.

 

Parliamo, sicuramente, di un prodotto

energetico, sano e salutare.

Come ottima fonte di carboidrati,

il mais soffiato si rivela davvero utile

per sostenere una vita attiva

nel segno del benessere.

 

Il mais soffiato essendo completamente privo di glutine, è indicato anche nella dieta di chi è sensibile o intollerante a questo componente. Oltre che essere un alimento che contribuisce alla corretta funzionalità dell’apparato cardiocircolatorio, non contenendo colesterolo.

 

Insomma, stiamo parlando di un alimento privo, quindi, sia di glutine che di colesterolo e che, soprattutto in forma di gallette, si trasforma in un croccante accompagnamento a tutto pasto. Le Gallette di mais bio Ohi Vita sono, infatti, una valida alternativa a pane e cracker per la prima colazione o per spuntini leggeri durante il giorno. Con tutti i vantaggi di un prodotto certificato con logo Euro-leaf che ne attesta la provenienza da agricoltura biologica così da rendere semplice e sostenibile il patto di fiducia tra produzione, territorio e consumatore.

 

Il mais utilizzato per preparare le Gallette biologiche della linea Ohi Vita viene coltivato senza l’impiego di concimi chimici, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi e OGM, contribuendo alla tutela della fertilità dei suoli, riducendo il rischio di esposizione a residui di sostanze chimiche indesiderate e garantendo qualità e sicurezza alimentare del prodotto finale.

 

La riduzione dell’impatto della filiera agroalimentare rappresenta in questo senso proprio il frutto di una strategia di sviluppo che parte dal campo e investe tutte le fasi produttive, dalla scelta delle materie prime biologiche fino al recupero degli scarti agricoli.

 

Coltivare secondo il metodo biologico significa, infatti, rispettare l’ambiente, la stagionalità e gli equilibri dell’ecosistema rurale, a vantaggio sia dei produttori sia dei consumatori, sempre più consapevoli dell’importanza delle proprie scelte quotidiane per il benessere individuale e del Pianeta.

Un’insalata piena di gusto, salute e colore per vivere l’autunno con energia e benessere

Una delle ragioni per cui è importante seguire l’andamento stagionale di frutta e verdura è che la natura non produce a caso: i prodotti di stagione forniscono in ogni periodo dell’anno le sostanze nutritive e protettive necessarie a supportare il benessere psicofisico dell’organismo.

 

Se durante la primavera e l’estate si è istintivamente portati a consumare alimenti rinfrescanti e idratanti, spesso combinandoli in colorate e variegate insalate, nelle stagioni più fredde si ha necessità di cibi più sostanziosi ed energetici: e chi l’ha detto che le portate senza cottura vanno bene solo con il caldo?

 

Anche in autunno e in inverno si possono creare insalate sfiziosissime con gli ingredienti propri di questa stagione, dando vita a contorni che sono più di semplici accompagnamenti a portate più ricche: questa insalata gustosa, salutare e colorata ne è la dimostrazione.

 

La lattuga di agnello (così chiamata per via delle sue piccole foglie tenere e tondeggianti, la cui distesa in un campo ricorda il vello delle pecore, ma – a testimonianza della sua ampia diffusione – anche nota come valerianella, songino, soncino, gallinella, grassagallina e dolcetta) è una varietà autunnale e invernale di verdura a foglia, selvatica o di coltura orticola, molto ricca di nutrienti, sali minerali e vitamine, dal sapore dolce e aromatico, con delicato sentore di noce.

 

Le arance, notoriamente importanti e benefiche alleate della stagione autunnale, sono fonte di fibre, minerali, vitamine (la famosissima vitamina C ma anche B1 e B9) e flavonoidi, utili per rafforzare il sistema immunitario e proteggere le cellule dall’invecchiamento e dall’ossidazione.

 

Le melagrane presentano un alto contenuto di fibre solubili e insolubili, oligominerali (sono un’ottima fonte di potassio), vitamine e polifenoli dalla spiccata azione antiossidante, antinfiammatoria e antibatterica.

 

Le noci, come tutta la frutta secca (o frutta a guscio, per non confonderla con la frutta vera e propria sottoposta a essicazione), contengono un’elevata concentrazione di nutrienti e grassi insaturi energizzanti, fitosteroli, minerali e y-tocoferolo, dal riconosciuto effetto cardioprotettivo.

 

Infine, i semi di zucca, che apportano fibre, micronutrienti, aminoacidi e antiossidanti; sono ricchi nello specifico di fosforo, manganese, zinco e magnesio, carotenoidi, vitamina E, triptofano, acido linoleico, acidi grassi omega-3 e omega-6.

 

La convivenza armonica di sapori dolci e asprigni da un lato e di consistenze vellutate e croccanti dall’altro rende questa insalata un piatto intrigante e gustosissimo, decisamente non banale.

 

Insalata autunnale con lattuga di agnello, arance, melagrana, noci e semi di zucca

 

Ingredienti (per 4 persone):

200 g di lattuga di agnello

2 arance

1 melagrana

8 noci

2 cucchiai di semi di zucca biologici Ohi Vita

2 cucchiai di olio extravergine di oliva Ohi Vita

2 cucchiai di aceto balsamico Ohi Vita

Sale

 

Procedimento

Lavare e asciugare accuratamente la lattuga di agnello.

Aprire la melagrana e sgranarne i chicchi, sgusciare le noci e spezzettare i gherigli.

Pelare le arance al vivo e affettarle sottilmente oppure tagliarle a pezzetti.

Riunire in una terrina tutti gli ingredienti preparati, quindi condire l’insalata con una presa di sale, l’olio e l’aceto balsamico e mescolare per insaporirla uniformemente.

Aggiungere i semi di zucca in ultimo e servire.