Buono e salutare in ogni momento della giornata, caldo o freddo per l’estate: il meglio del tè nero con solo lo 0,10% di caffeina

Tutto il piacere del sapore aromatico e intenso del tè nero in foglia, con un contenuto di caffeina così ridotto da rendere il Tè nero deteinato Ohi Vita ideale per soddisfare le esigenze di tutte le età.

 

Per gustare una buona tazza di tè senza i suoi possibili effetti eccitanti il Tè nero deteinato Ohi Vita è la scelta migliore. Ricco di sostanze antiossidanti come i flavonoidi, il tè nero deteinato aiuta a contrastare gli effetti dei radicali liberi, che causano l’invecchiamento cellulare. La presenza di tannini rende, inoltre, il tè nero un valido alleato per il benessere gastro-intestinale, per i suoi effetti leggermente astringenti. Senza dimenticare le sue proprietà stimolanti della digestione e del metabolismo, oltre che gli i suoi effetti diuretici: il tè nero è una bevanda indicata per chi vuole mantenere il proprio peso forma.

 

Il tè è una bevanda che si ottiene per infusione delle foglie della Camelia sinensis, un arbusto legnoso sempreverde coltivato sin dall’antichità in Cina e Giappone. Dallestremo Oriente il tè giunge in Europa, nella seconda metà del Cinquecento, importato da Portoghesi e Olandesi, e dapprincipio viene impiegato per usi curativi.

 

È alla fine del 1600 che comincia il grande amore degli inglesi per il tè, grazie al matrimonio di Carlo II con la portoghese Caterina di Braganza.

 

Comincia da qui il consumo ludico e sociale del tè, anche da parte delle donne. Saranno quindi gli Inglesi a farsi ambasciatori del successo planetario del tè a partire dal 1800, favorendo anche l’esportazione della coltivazione della Camelia sinensis in India e nell’isola di Ceylon, l’odierno Sri Lanka. E per quanto in calo rispetto all’epoca imperiale, ancora oggi, nel Regno Unito il consumo si attesta intorno ai 2,2 chilogrammi annui pro capite, che significa il consumo di circa 4 tazze di tè al giorno. Del resto, il grande scrittore inglese George Orwell notava che “il tè è una delle principali forme di civiltà in questo paese”.

 

I consumatori italiani, più abituati al caffè, si attestano sui 0,07 Kg di tè a testa, corrispondete a circa una tazza ogni 12 giorni. Ma si tratta di un trend in crescita, grazie alle virtù corroboranti e dissetanti di questa bevanda, che può essere consumata sia calda sia fredda, a seconda della stagione. “Se hai freddo, una tazza di tè ti riscalda./ Se sei depresso, ti rincuora./ Se sei agitato, ti rilassa”, era solito affermare il Primo Ministro inglese William Gladstone.

 

Oggi la produzione mondiale di tè raggiunge quasi le 6 milioni di tonnellate, con Cina, India, Kenya e Sri Lanka che vi contribuiscono per oltre il 75%.

 

In Cina, il paese di cui il tè è originario e che resta il maggiore produttore a livello globale, si trova la coltivazione di tè particolarmente pregiati e raffinati, che provengono dalle regioni di Fujian, Guangdong, Hunann, Sichuan e Yunnan. Sono comunque circa 40 i paesi produttori di tè, tra cui figurano Giappone, Turchia, Vietnam, Indonesia, Caucaso, Africa orientale, Brasile e Argentina. Anche in Italia si trovano delle piantagioni di tè: sul Lago Maggiore (la seconda piantagione più grande in Europa e la prima sul nostro territorio nazionale) e, impiantata più recentemente, nella provincia di Lucca.

 

Il Tè nero deteinato Ohi Vita è una composizione di tè nero, sottoposta a un processo di deteinizzazione e selezionata per garantire l’aroma squisito del tè a fronte di un contenuto di caffeina non superiore allo 0,10%. Con una filiera produttiva certificata in tutte le sue fasi e la più rigorosa attenzione a tutti gli standard di sicurezza alimentare, il Tè nero deteinato Ohi Vita è garanzia di una bevanda piacevole e di qualità, adatta per tutte le età e in qualsiasi momento della giornata.

Energia, idratazione e benessere: alimentarsi bene per godersi al meglio sole, mare e spiaggia

L’alimentazione svolge un ruolo fondamentale durante l’estate per garantire un corretto apporto di nutrienti, mantenere l’idratazione e favorire il benessere generale. A partire, proprio dall’acqua: durante i mesi estivi, il corpo ha bisogno di una maggiore idratazione a causa delle alte temperature e dell’aumento dell’attività fisica. Meglio assicurarsi di bere abbondanti liquidi e consumare alimenti come frutta e verdura fresche per mantenere l’idratazione adeguata.

 

Nutrienti per la pelle: una dieta ricca di antiossidanti, vitamine e minerali può favorire una pelle sana e radiosa. Alimenti come frutta, verdura a foglia verde, pesce ricco di acidi grassi omega-3 e cibi ricchi di vitamina C ed E possono contribuire a proteggere la pelle e migliorarne l’elasticità.

 

Energia per l’attività fisica: nuoto, escursioni o sport all’aperto? Meglio con un’alimentazione adeguata a fornire l’energia necessaria per sostenere l’attività e a favorire un recupero rapido. Alimenti estivi freschi come frutta e verdura fresche e di stagione da utilizzare per preparare insalate, spremute di frutta, frullati e snack salutari. E, inoltre, piatti a base di pesce o frutti di mare, verdure alla griglia e alimenti a base di cereali integrali. Con un’attenzione, anche, all’igiene alimentare, specialmente quando si consumano pasti all’aperto o si preparano picnic: meglio assicurarsi di conservare gli alimenti in modo corretto avendo cura anche di lavare accuratamente frutta e verdura prima di consumarli.

 

Prima di andare in spiaggia e fare il bagno, è importante assumere una colazione nutriente che fornisca energia: frutta fresca come banane, mirtilli, fragole o ananas per raggiungere un corretto apporto di vitamine, minerali e fibre.

 

E, inoltre, yogurt naturale senza zuccheri aggiunti, meglio se ricco di proteine e con cereali integrali come fiocchi d’avena e muesli. O, ancora, pane integrale e bevande idratanti come tè non zuccherato o succhi di frutta naturali.

 

Una volta in spiaggia è importante prestare attenzione all’alimentazione per mantenere l’idratazione, proteggere la pelle e fornire al corpo l’energia necessaria. Tra i cibi adatti da consumare al sole, sempre la frutta fresca e le verdure croccanti come carote, cetrioli, peperoni e sedano, gustose e ricche di acqua, ma anche frutta secca e semi come mandorle, noci, semi di girasole o di zucca per spuntini ricchi di nutrienti e facili da trasportare. Ricordando che non esistono cibi specifici per favorire direttamente l’abbronzatura, anche se una dieta equilibrata e ricca di nutrienti può aiutare a mantenere la pelle sana. Per esempio con alimenti ricchi di betacarotene come carote, zucca, melone, albicocche e spinaci. E con frutta e verdura ricche di vitamina C come agrumi, fragole, kiwi, peperoni e broccoli. E di vitamina E come noci, semi di girasole, mandorle e avocado. Senza dimenticare gli antiossidanti presenti in buone quantità nelle bacche come more, mirtilli e lamponi.

 

Dopo una lunga giornata in spiaggia, poi, è importante scegliere cibi nutrienti per ripristinare l’energia e favorire il recupero del corpo dallo sforzo. In questo caso, meglio orientarsi su proteine magre come pollo, tacchino, pesce o tofu, verdure a foglia verde come spinaci, rucola o lattuga e carboidrati integrali come quinoa, riso integrale o pane integrale per fornire energia. Senza dimenticare, sempre, la frutta fresca e le bevande rinfrescanti come acqua di cocco o tisane senza zucchero.

Prodotti tipici, genuini e a Km zero: la sostenibilità fa la differenza anche nel menu del ristorante

È proprio il caso di dire che la sensibilità verso l’ambiente e la sua tutela vuole andare anche in vacanza. Perché quando scegliamo dove spendere quel 30% abbondante del nostro budget turistico in cibo (più di 15 miliardi di euro nell’estate 2023), tra i fattori che incidono sulla scelta di ristoranti, locali e bar ci sono anche quelli legati alla loro sostenibilità.

 

Una recente ricerca condotta da TheFork, la piattaforma leader di prenotazione di ristoranti, ha difatti messo in evidenza come

 

il fatto che un locale adotti pratiche sostenibili influenzi oltre la metà degli intervistati (56%), con l’83% che dichiara di porre particolare attenzione alla provenienza delle materie prime, che siano di stagione, a Km zero, di propria produzione, di origine equa e solidale o certificata biologica, mentre il 44% ritiene fondamentale il recupero e il riutilizzo del cibo avanzato.

 

La ricerca di benessere, di genuinità e di complessiva riduzione dell’impatto ambientale del nostro stile alimentare, che sempre di più struttura le scelte del consumo domestico, sta diventando cruciale anche nei consumi del food & beverage fuori casa. Ma nel settore della ristorazione quali sono le caratteristiche che identificano la sostenibilità?

 

Sicuramente il primo è quello relativo al contrasto agli sprechi alimentari in tutte le forme che questi possono assumere. Scegliere ingredienti che provengono da agricoltura sostenibile, prodotti riducendo al minimo l’impiego di sostanze chimiche, con una filiera corta e in accordo con la stagionalità delle produzioni; impiegare materiali eco-friendly e riciclabili, dalle stoviglie agli elementi di arredo; proporre menù adatti a tutti (vegetariani e vegani, senza glutine ecc.); promuovere le buone pratiche anti-spreco come la family bag per portare a casa ciò che non si è mangiato: sono queste solo alcune delle indicazioni che gli esperti dell’Università Cattolica di Piacenza hanno messo a punto nel Piano anti-sprechi che definisce la sostenibilità del vastissimo settore della ristorazione nel nostro paese.

 

Uno dei pilastri risiede dunque nella pianificazione dell’approvvigionamento da parte del ristoratore, che deve essere attento all’efficienza e alla qualità della proposta. E questo il più delle volte coincide con la valorizzazione della sua tipicità.

 

Ecco che la ristorazione sostenibile incrocia i temi del turismo sostenibile, diventandone una dei protagonisti nel momento in cui la scoperta dei luoghi può prendere il sapore delle loro produzioni locali e delle ricette più tradizionali. Così come vale il contrario: menu e piatti studiati per dare valore a specialità enogastronomiche locali rappresentano degli ottimi ambasciatori della identità dei luoghi e della loro storia, facendoli conoscere meglio a chi viaggia e li visita.

 

Certo è che adottando comportamenti sostenibili, secondo una ricerca che l’Ateneo piacentino ha pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment, il settore della ristorazione può impegnarsi attivamente nel raggiungimento di almeno il 70% degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu. E se l’attività di ristorazione è responsabile di circa 110.201 kg di CO2 l’anno, il suo impatto ambientale potrebbe essere ridotto al 30% con adeguati standard di gestione.

D’altra parte, nel post pandemia, più dell’80% dei ristoratori italiani ha voluto adottare soluzioni più rispettose dell’ambiente nella gestione della propria attività: per il 67% la spinta è stata la maggiore qualità dei prodotti, con una crescente apertura verso la proposta biologica, mentre il 44% lo fa anche per ragioni di natura etica e di promozione delle filiere produttive locali, con una ricaduta positiva sull’intera comunità (sondaggio TheFork).

 

Per questo il Manifesto della Ristorazione, sottoscritto nell’aprile scorso con la partecipazione convinta delle numerose associazioni che rappresentano il settore a vari livelli, dall’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto all’Associazione Professionale Cuochi Italiani (APCI), dalla Federazione Italiana Cuochi (FIC), Jeunes Restaurateurs d’Europe (JRE), passando per Slow Food, Unione Ristoranti del Buon Ricordo, Charming Italian Chef ed Euro-Toques Italia, ha messo tra i suoi pilastri la promozione della sostenibilità oltre che della innovazione, della sicurezza e della legalità. Perché l’eccellenza della cucina italiana, candidata a diventare Patrimonio Unesco, passa proprio da qui. Anche in vacanza.

Equilibrato, 100% vegetale e da gustare subito: ecco il Cous Cous con verdure cotto al vapore

Pronto in appena due minuti, in padella o al microonde, oppure freddo in insalata: il Cous Cous con verdure cotto al vapore Ohi Vita è un mix equilibrato e gustoso, ricco di fibre e proteine 100% vegetali. Carote, peperoni, zucchine e piselli incontrano il gusto rotondo del cous cous e l’aroma di basilico e curcuma, con il condimento di olio extravergine di oliva 100% italiano e un pizzico di sale.

 

Un piatto con ingredienti semplici e saporiti che rientra a pieno titolo in una dieta plant based, con tutti i benefici che questa può apportare. A partire dal consumo di proteine vegetali, vantaggiose per la salute del nostro organismo nel loro promuovere il buon funzionamento del metabolismo e la salute cardiovascolare. 

Le verdure, inoltre, come buona fonte di fibre solubili e non solubili, contribuiscono a stimolare naturalmente la digestione, apportando anche un appagante senso di sazietà. Mentre l’olio extravergine di oliva, di facile digestione e completamente assimilabile, svolge una preziosa funzione di protezione dell’apparato gastro-intestinale e contribuisce a regolare i livelli del “colesterolo cattivo”, apportando anche vitamina A e vitamina E. Senza dimenticare che la curcuma e il basilico sono due antiossidanti naturali, capaci di proteggere le nostre cellule dall’invecchiamento.

 

Ma quello che contribuisce al nostro benessere, spesso, rappresenta una scelta salutare anche per l’ambiente o, per dirla con una parola che è sempre più entrata nel nostro vocabolario quotidiano, è una scelta sostenibile.  Privilegiare alimenti vegetali infatti significa agire per contenere l’impatto ambientale della nostra dieta, poiché emettono meno gas serra nell’atmosfera e consumano meno risorse naturali. Ricerche recenti hanno rivelato che il passaggio verso una dieta prevalentemente vegetale, senza però escludere nessun alimento, entro il 2050 potrebbe farci risparmiare fino a oltre 500 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Nello specifico, il cous cous ha origini africane, come alimento tradizionale di tutto il Maghreb, ed è molto diffuso anche nell’Africa Occidentale, in Oriente e in Brasile. Deriva il suo nome dalla parola berbera “seksu” o “kesksu”, che significa “dalla bella forma” o “rotondo”. Tra i progenitori del moderno finger food, il cous cous si mangia tradizionalmente con tre dita prendendo da un piatto comune e formando una pallina da portare alla bocca. Ottimo testimone di come la cucina possa essere simbolo di integrazione e di condivisione. Il cous cous è diventato parte integrante anche della gastronomia del nostro Paese, come documenta la tradizionale Cous Cous Fest che San Vito Lo Capo, in Sicilia, gli dedica ogni anno a settembre. È un alimento che ha antenati in comune con la nostra pasta, soprattutto nell’esigenza di garantire la conservazione dei cereali per poterli avere a disposizione in cucina, anche a bordo delle navi, dopo lunghi periodi nei magazzini o nelle stive.

 

Le prime testimonianze italiane sul cous cous risalgono alla metà del Cinquecento quando il geografo Giovanni Battista Ramusio pubblica il trattato “Delle navigazioni et viaggi” in cui raccoglie testimonianze di vari Paesi e, nel capitolo dedicato all’Africa, racconta le abitudini alimentari delle sue popolazioni.

Proprio dalla dominazione araba in Sicilia questo alimento entra nella nostra tradizione culinaria, prendendo piede nella seconda metà dell’Ottocento, quando l’antropologo Giuseppe Pitré nel suo saggio sugli usi e i costumi del popolo siciliano lo descrive come una “Vivanda in Sicilia dai saraceni lasciata”. Ci pensa, poi, Pellegrino Artusi, padre della cucina italiana, a inserirlo tra le ricette tipiche italiane a fine Ottocento.

Una leggenda siciliana torna con la memoria a Re Salomone che, sembra, riuscì a curare la propria inappetenza causata dalle pene d’amore per la Regina di Saba proprio grazie a un impasto di semola e spezie del tutto simile all’attuale cous cous.

 

Come per la pasta, ne esistono diverse varietà nel mondo, anche se il più diffuso è senza dubbio quello di semola di grano duro. Ce ne sono anche di vari formati: a semola grossa, media e fine, indicata ad esempio per i dolci. Le stime più aggiornate dell’IGC (International Grain Council) evidenziano per il 2022 una produzione globale di frumento duro di 32,9 milioni di tonnellate (+7,4% rispetto alla campagna precedente).

 

La scelta degli ingredienti, la loro selezione e la cura di tutti i passaggi produttivi sono i fattori che definiscono gli standard di sicurezza alimentare: il Cous Cous con verdure cotto al vapore Ohi Vita è senza conservanti, condito con olio extravergine di oliva italiano e confezionato in atmosfera protettiva. È ottimo anche per una dieta vegetariana o vegana, e può essere arricchito a piacimento con della verdura fresca o altri ingredienti semplici per un veloce e completo pasto estivo.