Chi segue una sana alimentazione spreca meno cibo e aiuta il pianeta. Oltre a mangiare meglio

Parola del progetto Fao Waste, finanziato dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase), ideato e coordinato dall’Osservatorio su eccedenze, recuperi e sprechi alimentari (Oersa) del Crea Alimenti e Nutrizione.

 

In tutto il mondo, ogni anno circa il 14% del cibo, per un valore di 400 miliardi di dollari, va perso tra il raccolto e il mercato al dettaglio (FAO 2019). Allo stesso tempo, si stima che il 17% del cibo venga sprecato a livello di vendita al dettaglio e di consumo (UNEP, 2021).

La riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari è, quindi, una leva importante per un miglioramento più ampio dei nostri sistemi alimentari, per migliorare la sicurezza, la qualità e la sostenibilità degli alimenti e per aumentare l’efficienza. Dai risultati dello studio collegato al progetto e condotto dalle ricercatrici del Crea Laura Rossi e Federica Grant su un campione di 2.869 maggiorenni in leggera maggioranza femminile (52%), emerge come circa il 30% degli italiani mostri una scarsa adesione alle raccomandazioni nutrizionali, il 21,5% medio-bassa, il 25,5% bassa. Sono soprattutto gli uomini, i giovani  e chi vive in famiglie numerose a prestare meno attenzione a questa tipologia di argomenti, mentre sono donne, anziani e famiglie più piccole i più attenti alle indicazioni nutrizionali.

 

A un livello più profondo, esiste inoltre un  rapporto diretto tra un’elevata partecipazione a questo tipo di raccomandazioni e una positiva propensione dei consumatori ad attuare comportamenti in tema di riduzione dello spreco alimentare. Insomma, cura dell’alimentazione e attenzione agli sprechi vanno di pari passo.

 

In particolare, circa il 35-40% del campione con maggiore adesione alle raccomandazioni sembra avere anche elevate abilità nel programmare la spesa e l’utilizzo del cibo, nel valutare bene le quantità da cucinare, nell’evitare acquisti di impulso e nel riciclare gli avanzi, prolungando la vita di un prodotto con una cucina creativa.

 

Sempre la Fao spiega come una dieta sana fornisca non solo la quantità di calorie adeguate, ma anche i giusti tipi di nutrienti da una varietà di alimenti, come raccomandato dalle linee guida. In questo senso, il Quadro Strategico FAO 2022-2031 mira a sostenere l’Agenda 2030 attraverso la generazione di sistemi agroalimentari più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili per una produzione migliore, una nutrizione migliore, un ambiente migliore e una vita migliore, senza lasciare indietro nessuno. Le aree prioritarie del programma riguardano, infatti, la costruzione di:

 

un ambiente migliore attraverso l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri e marini e la lotta al cambiamento climatico;

 

una produzione migliore per garantire modelli di consumo e produzione sostenibili, attraverso filiere agroalimentari efficienti e inclusive a livello locale, regionale e globale, assicurando sistemi agroalimentari resilienti e sostenibili in un contesto climatico e ambientale in continuo cambiamento;

una nutrizione migliore per porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e migliorare la nutrizione in tutte le sue forme, anche promuovendo alimenti nutrienti e aumentando l’accesso a diete sane;

 

una vita migliore promuovendo una crescita economica inclusiva e riducendo le disuguaglianze.

Le proteine: un macronutriente prezioso e fondamentale per stare in forma

Indispensabili per la crescita e il rinnovamento dell’organismo: le proteine hanno un compito strutturale essenziale per ogni funzione del nostro corpo. Come dei piccoli mattoncini, le proteine infatti intervengono nei processi metabolici, presiedono al movimento, apportano energia e promuovono le difese del corpo, a favore del complessivo stato di benessere. Insieme ai lipidi (grassi) e ai carboidrati (zuccheri) sono quei macronutrienti che non devono mai mancare in una dieta equilibrata e salutare.

 

Una consapevolezza alimentare che si sta diffondendo sempre di più se, come emerge da un recente studio di GfK, importante istituto di ricerche di mercato tedesco, nel corso del 2022 i cibi ricchi di proteine nel nostro Paese hanno conosciuto una crescita pari al +28,5%. E la crescita nei consumi risulta accompagnata anche dalla aumentata capacità da parte delle persone di integrare proteine provenienti da fonti nutrizionali differenti, con una sempre maggiore attenzione alla qualità del prodotto e alla sostenibilità della produzione.

 

Diversificare le fonti proteiche bilanciandole tra quelle di origine vegetale (che dovrebbero costituire all’incirca il 70% dell’apporto complessivo) e quelle di origine animale (il 30%) appare dunque l’opzione migliore per promuovere la nostra salute, affermano gli esperti.

 

Ma di quante proteine abbiamo necessità nella nostra dieta quotidiana?

Indicativamente le proteine dovrebbero costituire circa il 25% del pasto, anche per il loro impatto positivo sul senso di sazietà. Occorre comunque tenere presente che il fabbisogno proteico muta a seconda dell’età, del peso e dello stile di vita che si segue. Le stime “standard” corrispondono a circa 0.9 g/kg peso corporeo, ma per le persone molto attive, e particolarmente per coloro che praticano regolarmente sport sia con esercizio aerobico/cardiovascolare sia con esercizio anaerobico/di forza o potenza, il fabbisogno proteico è aumentato. Per chi svolge un’attività fisica per più di un’ora al giorno, il livello di proteine suggerito sale a 1,2-1,4 grammi per ogni chilogrammo di peso. D’altra parte, una carenza di proteine potrebbe causare debolezza fisica, uno stato di affaticamento, una ridotta resistenza allo sforzo e un generale calo del tono muscolare.

 

Vediamo dunque quali sono i cibi che rappresentano una buona fonte di proteine, risultando adatti a sostenere il nostro stare in forma nel segno di una vita attiva.

 

Le proteine di origine animale si distinguono per essere ad alto valore biologico (“proteine nobili”), perché complete di tutti gli amminoacidi di cui il nostro organismo ha bisogno. Carne bianca e rossa, uova, pesce e prodotti caseari ne sono la fonte, contenendo però anche grassi e colesterolo che ne consigliano un apporto contenuto.

 

I prodotti di origine vegetale contengono proteine di basso valore biologico (mancanti di uno o più aminoacidi essenziali), come i cereali, o medio (tutti gli aminoacidi essenziali sono presenti, ma almeno uno in quantità ridotta), come i legumi. Per questo è importante conoscere gli abbinamenti corretti, come quello tra cereali e legumi che, contendo aminoacidi complementari, se consumati insieme aumentano il complessivo apporto proteico della pietanza. E qui basta affidarsi alla tradizione popolare di un buon piatto di pasta e fagioli per fare il pieno di gusto e preziose sostanze nutritive.

 

Tra i legumi con un buon contenuto proteico spiccano i lupini e le lenticchie, tra i cereali l’avena e il farro. Non bisogna, infine, dimenticare noci, mandorle e pistacchi e tutti quei semi oleaginosi, come quelli di chia, di zucca e di girasole, che contengono più del 20% di proteine vegetali. Tra gli ortaggi, invece, i più ricchi di proteine risultano essere le patate, gli spinaci e i cavoli, mentre il contenuto proteico della frutta è molto ridotto (dal 2 al 4%) e quasi del tutto trascurabile ai fini nutrizionali.

Uno dei piaceri della vita? Un buon caffè. Ha un rapporto stretto con l’umore e con i suoi fondi togli anche i cattivi odori dal lavandino

Il caffè?

È una soddisfazione. Dà la giusta carica al mattino ed è di buona compagnia anche nei momenti di pausa come in quelli di relax. A dirlo sono ben sette italiani su dieci. Una percentuale che raggiunge il 97% dei nostri connazionali quando gli si chiede se bevono più o meno spesso caffè o bevande a base di caffè. Più della metà degli intervistati arriva anche a tre o più tazzine al giorno. Il rapporto tra gli italiani e il caffè e la sua relazione con il nostro buonumore sono analizzati da un’indagine AstraRicerche per conto del Consorzio Promozione Caffè su oltre 1.000 intervistati tra i 18 e i 65 anni.

 

Ma il legame tra caffè e felicità sembra trovare tracce anche dalla scienza: una recente ricerca pubblicata su “Frontiers in Nutrizion” e realizzata analizzando 29 studi con oltre 422.000 partecipanti, ha portato in evidenza una certa relazione tra l’assunzione di caffè e il buonmore: chi consuma circa quattro tazzine al giorno vedrebbe diminuire del 4% circa il rischio di sviluppare sintomi depressivi.

 

Anche i dietisti europei fanno emergere come un consumo equilibrato di caffè possa in effetti portare benefici alla salute fisica e mentale. I dati della European Federation of Associations of Dieticians (Efad), in collaborazione con l’Institute for scientific information on coffee, riportano come il 61% dei dietisti intervistati abbia confermato un’associazione positiva tra consumo di caffè e miglioramento dell’umore.

 

Il merito? Probabilmente della caffeina contenuta nella bevanda che può regolare il rilascio della serotonina, il cosiddetto ormone della serenità. Allo stesso tempo, le sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti possono sviluppare effetti benefici anche nella gestione degli sbalzi dell’umore.

 

E, una volta bevuto in casa un buon caffè, preparato con la macchinetta, i fondi diventano anche un ottimo alleato per assorbire i cattivi odori. Vengono, infatti, utilizzati, all’interno di una ciotola, per contrastare gli odori forti degli alimenti nel frigorifero o, anche, per lavarsi le mani dopo aver toccato cipolle o altri cibi dall’aroma pungente. Tutto questo perché hanno un buon potere sgrassante e una certa granulosità che consente di togliere via lo sporco dalle superfici in modo energico ma senza lasciare graffi.

 

A volte, quando lo scarico non è intasato ma occorre rimuovere i cattivi odori anche dal lavandino della cucina, i fondi di caffè possono dare una mano nel rimuovere residui di cibi oleosi o grassi senza inquinare l’ambiente. Come? Riducendo prima in polvere i fondi di caffè con l’aiuto di una forchetta e versandoli poi nello scarico del lavandino. Subito dopo, occorre lasciare scorrere almeno un paio di litri d’acqua bollente per fare scivolare via rapidamente il caffè senza generare depositi nel tubo di scarico.

Albume d’uovo proteico Ohi Vita: un pieno di energia e amminoacidi essenziali per una vita attiva e la pratica sportiva

Con 49 g di proteine per bottiglia, l’Albume d’uovo proteico Ohi Vita è un alimento dal profilo nutrizionale particolarmente ricco, adatto a sostenere il buon funzionamento del metabolismo e a promuovere lo sviluppo della massa muscolare.

 

Grazie all’elevato contenuto di proteine e al ridotto apporto calorico, l’Albume d’uovo Ohi Vita può essere consumato da chi fa sport e da chi segue diete alimentari ipocaloriche, così come può essere impiegato in cucina per le ricette dolci e salate della tradizione.

L’Albume, il cui nome deriva dal latino albus (bianco) rappresenta la parte chiara dell’uovo, che svolge la funzione di involucro protettivo e nutritivo per il tuorlo. Ed è stato proprio il bianco dell’uovo a contribuire alla fortuna di questo alimento, che già gli antichi Egizi erano soliti usare in cucina.

 

L’albume d’uovo di gallina ha la virtù di contenere le stesse proteine ad alto valore biologico del tuorlo (anche in quantità leggermente superiore), ma senza i grassi e il colesterolo, dannosi per l’apparato cardiocircolatorio, che invece sono contenuti esclusivamente nel tuorlo.

 

Perciò, l’albume d’uovo costituisce davvero una delle fonti più ricche di quegli aminoacidi essenziali che rappresentano “i mattoncini” fondamentali per il buon funzionamento del nostro corpo e del nostro metabolismo.

Grazie all’albumina, contribuisce a migliorare il tono muscolare, mentre l’assenza di colesterolo rende questo alimento un alleato della salute del cuore. La elevata concentrazione di proteine può sostenere la pratica sportiva ad alta intensità, perché fornisce l’energia necessaria senza aumentare l’apporto calorico.

Inoltre, una dieta varia ed equilibrata che include alimenti ad alto contenuto proteico come l’Albume d’uovo Ohi Vita può promuovere l’incremento della massa magra corporea e agire come termogenico, favorendo il consumo di calorie, oltre a indurre un piacevole senso di sazietà, utile nelle diete per il mantenimento del peso forma o nel dimagrimento.

 

L’Albume d’uovo proteico da galline allevate a terra Ohi Vita è prodotto a partire da allevamenti avicoli che rispettano il benessere animale, prevedendo uno spazio di movimento per ogni gallina. La sua qualità e la sua sicurezza alimentare dipendono inoltre da un processo produttivo completamente tracciabile, in cui la massima attenzione agli standard igienico-sanitari garantisce un controllo continuo, scrupoloso e accurato lungo tutta la filiera.

 

Ma “andiamo al sodo, come disse l’uovo mentre bolliva”, secondo l’aforisma di Gino Patroni, e soddisfiamo una curiosità: perché la chiara d’uovo monta a neve? L’albume è una miscela di acqua e di proteine. Tra queste, la albumina è una sorta di tensioattivo. Sbattendo il bianco d’uovo si introducono nel composto delle bolle d’aria, le proteine circondano quest’aria e la trattengono. È questo mix di aria e di proteine a produrre quell’effetto montato, un po’ magico, che siamo soliti chiamare a neve.

Sgranarne i baccelli per celebrare la primavera e la Pasqua: fortuna e fertilità con il riso e bisi

La principessa della fiaba di Andersen trova scomodo dormirci sopra, il biologo Johann Mendel a fine Ottocento ne sceglie la pianta per studiare le leggi dell’ereditarietà ma è a primavera che il pisello trova la sua celebrazione nel gesto antico di sgranarne i baccelli.  Un’attività di altri tempi, un compito che una volta veniva affidato alla manualità di tutta la famiglia, bambini compresi.

 

Un piccolo gesto che lo scrittore francese Philippe Delerme racconta così: “Una pressione del pollice sulla costola del baccello e quello si apre, docile, offerto. Alcuni, meno maturi, sono più recalcitranti: un’incisione dell’unghia permette allora di lacerare il verde e di sentire l’umidore e la polpa densa, appena sotto la buccia falsamente scabrosa. Poi si fanno scivolar giù le palline con un solo dito. L’ultima è davvero minuscola”.

 

Una sensazione intima, connessa a gesti antichi, anche se i piselli per migliaia di anni non sono stati mangiati freschi, piuttosto si è preferito essiccarli dopo la raccolta per la loro grande capacità di conservazione che ha permesso di protrarne le qualità nutritive e il gusto anche fin dentro le stagioni fredde.

 

Le piante di pisello sono sempre state simbolo di fortuna e di prosperità, anche i suoi fiori bianchi e gialli s’intrecciano in ghirlande considerate nel tempo un ottimo augurio per le spose. Le piccole sfere verdi, invece, sono fra i legumi coltivati e consumati da più tempo dall’uomo, sembra che in Asia Minore si conoscessero le loro qualità già 6mila anni prima di Cristo mentre sono certamente stati un alimento privilegiato presso Greci, Etruschi e Romani.

 

Si tratta di una fantastica leguminosa che conta oltre 250 varietà con nomi decisamente curiosi come Telefono rampicante, Mangiatutto e Meraviglia d’estate, ognuna delle quali in grado di sprigionare qualità alimentari particolarmente nutrienti che apportano al nostro organismo proteine, vitamine e sali minerali. Proprietà che nella tradizione gastronomica italiana non sono certo passate inosservate, basti pensare alle seppie con i piselli, all’agnello campano o all’ossobuco con contorno di questi piccoli legumi per comprendere come da sempre siano protagonisti delle ricette tradizionali del nostro Paese, soprattutto durante la Pasqua.

 

I piselli sono tanto importanti nella tradizione veneta che nella Serenissima Repubblica durante il 25 aprile, quando si festeggia il patrono San Marco, il Doge usava presentarsi al balcone di Palazzo Ducale mostrando un piatto di risi e bisi (riso e piselli) per augurare al popolo fortuna e fertilità. Una caratteristica, quella della fertilità di questa pianta, apprezzata anche dal biologo Gregor Mendel che tutti abbiamo studiato a scuola per i suoi esperimenti sull’ereditarietà dei caratteri.

 

Insomma, perché non recuperare con tutta la famiglia questa attività semplice e antica di sgranare i piselli freschi? I bambini si impegnano e apprendono una preziosa lezione sulla provenienza del cibo. Anche perché, il bello dei piselli è che, di loro, si mangia tutto: oltre alla perla verde, anche i baccelli, ben puliti ed epurati dal filamento centrale, si possono lessare in abbondante acqua salata per 30 minuti e poi friggere, passati in pastella, come gustose patatine.  Ecco una ricetta semplice, di tradizione veneta, per celebrare l’arrivo della primavera e la Pasqua.

 

Riso e bisi

 

Ingredienti (per 4 persone)

1 litro di brodo vegetale

240 gr di riso Carnaroli

170 gr di piselli sgranati

50 gr di cipolla pulita e tritata finemente

40 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato

40 gr di burro

50 gr di pancetta tesa

2 cucchiai di olio extravergine d’oliva

1 cucchiaio di prezzemolo pulito e tritato finemente

 

Procedimento

Scaldare il brodo vegetale.

Rosolare nell’olio la cipolla tritata e la pancetta a cubetti piccoli, unire i piselli sgranati, lasciarli insaporire per due minuti e poi bagnarli con un cucchiaio di brodo caldo.

Dopo 5 minuti di cottura a fuoco dolce, inserire anche il riso e proseguire aggiungendo, piano piano, il restante brodo bollente.

In circa 18 minuti il risotto sarà pronto.

Mantecare con burro e formaggio a fuoco spento, lasciare riposare un paio di minuti e servire con un pizzico di prezzemolo tritato sopra ogni piatto.

Oggi è il Carbonara Day: tutta la passione per uno dei piatti simbolo della Capitale

Uova, guanciale e pecorino: sono solo 3 gli ingredienti della carbonara ma, si sa, si tratta soltanto di una semplicità apparente perché per un buon piatto di spaghetti alla carbonara come si deve, ovvero cremosi e allo stesso tempo croccanti, occorrono attenzione, cura e qualche piccolo trucco.

 

Un successo planetario quello della carbonara, a tutti gli effetti uno dei piatti di immediato riconoscimento della cucina romana. Al punto che ogni anno, il 6 di aprile, si celebra appunto il Carbonara Day, una vera e propria spaghettata social che conta, per restare solo su Instagram, su oltre 1.8 milioni di contenuti con l’hashtag #Carbonara.

 

Ideato nel 2017 dai pastai dell’Unione Italiana Food, il #CarbonaraDay è diventato il pochi anni un appuntamento imperdibile per cuochi,    influencer e appassionati che si ritrovano come ogni anno a condividere piccoli trucchi ed entusiasmo attorno a questo piatto che viaggia sempre tra tradizione e nuove contaminazioni.

 

 

Secondo uno storico studio svolto proprio per l’Unione Italiana Food, 8 italiani su 10 scelgono la carbonara soprattutto per una questione di cuore: il 62% la condivide con la famiglia, il 20% con il partner. Una scelta che non può prescindere, però, dalla qualità degli ingredienti che, come abbiamo visto, sono solo 3 ma devono essere di assoluta eccellenza. Partendo dalla certezza incontrovertibile, soprattutto a Roma: la carbonara si fa con il guanciale, senza panna e senza olio. Il formato di pasta, poi, è indifferente, che sia spaghetto o rigatone, a seconda del gusto: ognuno ha la sua scuola di pensiero.

 

Per quanto riguarda il formaggio, anche qui non si scappa: la carbonara si fa con il pecorino, più precisamente con il pecorino romano: intenso sì ma anche perfetto per amalgamarsi con tutti gli altri ingredienti. A volte, qualcuno, proprio per mitigare la sapidità del pecorino, preferisce aggiungere una parte di parmigiano ogni 3 parti di pecorino ma non è una scelta sempre condivisa che, spesso, proprio in occasione del Carbonara Day, raccoglie giudizi e commenti.

 

Sulle uova, infine, c’è chi usa solo tuorli e chi inserisce anche un uno intero, di solito ogni tre tuorli, per rendere, a suo giudizio, l’amalgama della giusta consistenza. Quello che è ancora una volta inequivocabile è l’esecuzione: mantecare sulla padella calda ma a fuoco rigorosamente spento, per non correre il rischio di fare una frittata.

 

Uova, quindi, che devono essere di grande qualità come le uova biologiche Ohi Vita: ricche di proteine nobili, ideali non solo per la carbonara ma anche per tantissime ricette della tradizione, queste uova sono al 100% italiane, con filiera certificata e da galline allevate a terra, senza luso di antibiotici. Lo scrupoloso controllo di filiera garantisce, infatti, la produzione di un alimento sicuro, etico e sostenibile scelto da un consumatore sempre più attento a valori come la sostenibilità ambientale e il benessere animale. Le uova Ohi Vita sono deposte da galline allevate allaperto e alimentate con mangimi biologici, nel rispetto della natura e del benessere animale.

 

Tracciate queste semplici linee guida alla portata di cuochi e appassionati anche senza troppe competenze, alla fine non resta che augurare un buon Carbonara Day a tutti!

 

Il Cioccolato fondente: tutte le proprietà salutari del “cibo degli dei”

10 grammi di cioccolato al giorno oppure 30/40 grammi, se il consumo è più sporadico. Non stiamo parlando della formula magica per la felicità dei golosi, soprattutto nel periodo di Pasqua, ma della quantità che ci consente di apprezzare i molteplici benefici che il cioccolato possiede. A patto che sia fondente, ovvero contenga almeno il 65/70% di cacao. Quanto maggiore è la percentuale di cacao, infatti, tanto minore è quella di zuccheri e di grassi saturi. Anche se non bisogna dimenticare che si tratta di un alimento calorico (con più di 500 kcal ogni 100 g) e con una buona quantità di grassi, da consumare sempre con moderazione.  

 

È soltanto imparando a conoscere bene quel che mangiamo che possiamo comporre la nostra dieta quotidiana in modo vario e salutare, senza inutili rinunce e conservando l’esperienza gratificante del gusto.

 

Come nel caso di quella delizia per il palato che è da sempre il cioccolato, non a caso chiamato “il cibo degli dei” dagli Aztechi e dai Maya. Le sue proprietà benefiche derivano in modo particolare dall’elevato contenuto di flavonoidi, con uno spiccato potere antiossidante che contrasta gli effetti dell’invecchiamento cellulare, e di polifenoli, che agiscono come immunostimolanti e aiutano ad aumentare le naturali difese immunitarie.

 

Lo diceva già Anthelme Brillat-Savarin, il padre della gastronomia moderna, nella sua “Fisiologia del gusto” del 1825: “Le persone che fanno uso abituale di cioccolato godono di una salute più costante e vanno meno soggette ad una quantità di piccoli mali che turbano la serenità della vita”. Oggi, ricerche condotte dagli studiosi della Boston University e dell’Harward University confermano che il cioccolato può anche allungare la vita.

 

Una virtù che non potrà che rendere ancora più piacevole la dolce tradizione dell’uovo di Pasqua, nata alla corte di Luigi XIV, ma sviluppata e realizzata nella forma attuale all’inizio del ‘900 da alcuni maestri cioccolatai torinesi.

 

Vediamo dunque quali sono i benefici del cioccolato fondente. In primo luogo, grazie alla presenza della teobromina, consente di tenere sotto controllo la pressione arteriosa, esercitando anche un leggero effetto stimolante e di potenziamento della concentrazione e della creatività; promuove il benessere del cuore e dell’apparato cardiorespiratorio e, per quanto appaia singolare, può anche aiutare a conservare la salute dei denti per il contenuto di antibatterici naturali. I flavonoidi del cacao poi contribuiscono a ridurre i livelli di zucchero nel sangue e ad aumentare il colesterolo buono, risultando vantaggioso in caso di diabete e malattie cardiovascolari.

 

Come dimenticare che il cioccolato è un vero e proprio toccasana per il nostro buonumore? Il triptofano di cui è ricco agisce, infatti, come un antidepressivo naturale che favorisce la secrezione della serotonina, l’ormone del benessere e della felicità. “Al mondo non c’è altra metafisica che la cioccolata”, scriveva felicemente il portoghese Fernando Pessoa.

 

Se il cioccolato è un alimento da non far mancare in una dieta equilibrata e varia, nelle giuste quantità, devono comunque prestare attenzione nel consumarlo le persone che soffrono di malattie epatiche, di emicrania e cefalee ricorrenti, oltre a tutti i bambini al di sotto dei 3 anni di età.

La Giornata internazionale della Carota: dolce, croccante, versatile e soprattutto molto salutare

Si festeggia dal 2003 per celebrare la carota, uno degli ortaggi più graditi da grandi e piccini e più ricchi di proprietà benefiche: il 4 aprile è l’International Carrot Day. Una giornata da dedicare alla conoscenza e al consumo di questo preziosa radice, caratterizzata da una grandissima versatilità in cucina.

Con il suo inconfondibile sapore dolce e la consistenza croccante, infatti, può essere consumata da sola cruda o cotta, come rompi-digiuno, oppure insieme ad altre verdure, o ancora può arricchire soffritti, impasti, zuppe e minestre. Senza dimenticare la bontà del suo succo, o il suo essere protagonista di deliziose e leggere torte dolci, come nei Tortini di carote e mandorle della linea Ohi Vita.
(
https://www.ohivita.it/prodotto/tortina-con-carote )

 

La Giornata internazionale della carota, che ha un sito dedicato ( www.carrotday.com), è celebrata, oltre che in Italia, anche in Francia, Svezia, Russia, Australia, Regno Unito e Giappone, con lo scopo di valorizzare i numerosi benefici legati al suo consumo abituale.

Merito del particolare profilo nutrizionale di un ortaggio che, a fronte di un basso apporto calorico (40 Kcal per 100gr), si rivela un vero e proprio concentrato di vitamine, quali la pro-Vitamina A, B6, C, E, K, oltre che di Sali minerali come potassio, magnesio, fosforo, calcio e sodio.

 

Tra tutti i vegetali, inoltre, la carota è la migliore fonte naturale di beta-carotene (10-12,5 mg per 100 grammi a fronte di un fabbisogno stimato in 2-4 mg/die), prezioso per proteggere pelle, mucose e capelli, mentre sempre più interesse suscita il falcarinolo, sostanza presente solo nelle carote molto fresche, per le sue proprietà anticancerogene.

 

Grazie alla loro ricchezza nutrizionale, le carote promuovono la diuresi, la depurazione e la buona salute dell’apparato gastrointestinale, anche in caso di dissenteria, favorendo l’eliminazione delle sostanze di scarto. In quanto alimenti alcalinizzanti, le carote sono anche utili per contrastare l’acidità di stomaco e l’acidità del sangue, risultando un valido alleato contro acne, cisti, tonsilliti e reumatismi. Inoltre, il consumo di carote è associato a minori rischi di malattia cardiaca congenita (CHD), soprattutto nelle donne.

 

Ma non finisce qui. Le carote, insieme a cavoli, broccoli, cicorie e olio extravergine di oliva sono state anche protagoniste della recente Campagna Amica sul cibo che fa bene agli occhi, realizzata da Coldiretti: inserirle regolarmente nella propria dieta significa renderla “salva vista”, una virtù particolarmente interessante per quel 43% di italiani che ha qualche problema agli occhi.

 

E se ormai siamo abituati al loro arancione brillante che colora le nostre tavole, non dimentichiamo che in origine le carote, provenienti dall’antica Persia più di 5000 anni fa, erano viola. L’arancione è infatti il risultato dell’ingegno agronomico dei coltivatori Olandesi che nel 1600 incrociarono l’ortaggio più e più volte per renderlo arancione, in omaggio agli Orange, la loro dinastia regnante.

 

Ancora oggi, esistono le carote viole, che sono al centro di una riscoperta scientifica per il loro elevato contenuto di antociani, molecole responsabili della colorazione e dalle spiccate proprietà antiossidanti. Si tratta di una varietà di nicchia che viene coltivata in Puglia (la carota di Polignano a Mare), mentre il nostro Paese per le sue condizioni climatiche resta l’unico capace di produrre carote in tutte le stagioni dell’anno.

Dal Piatto del Mangiar Sano alla Dieta Mediterranea: tutti i numeri della buona alimentazione

Quando parliamo di alimentazione corretta, siamo sicuri di sapere a che cosa facciamo riferimento? Fermo restando che le specifiche esigenze nutrizionali di ciascuno possono essere gestite nel modo più adatto con il supporto di un esperto nutrizionista, esistono alcuni principi generali che consentono a tutti di raggiungere uno stile alimentare equilibrato e vario. Si tratta di un insieme di buone pratiche che concorre ad assicurare quella che l’OMS definisce “salute”, ovvero uno “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”, e non semplicemente “l’assenza di malattia o infermità”.

 

Proprio per fornire indicazioni su come comporre il menu quotidiano, il Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute dell’ISS e il CREA hanno diffuso una serie di consigli, semplici e immediati da ricordare e mettere in pratica.

 

Basta imparare i numeri della dieta sana, utili per stare in forma e (anche) per mantenere il peso ideale, sulla base del modello alimentare della Dieta Mediterranea:

 

“CINQUE: ogni giorno consuma almeno 5 pasti e 5 porzioni tra verdura e frutta scegliendo tra i diversi colori;
TRE: consuma 3 porzioni al giorno di latte e yogurt, meglio magri e senza aggiunta di zucchero. Scegli pesce almeno 3 volte a settimana. Scegli le carni bianche (pollo e tacchino) 3 volte alla settimana. Consuma legumi almeno 3 volte alla settimana, scegliendo quelli che ti piacciono di più, meglio se associati ai cereali in delle buone zuppe, gratificanti e sazianti;
DUE: ogni giorno bevi almeno 2 litri di acqua: ½ litro al mattino, ½ il pomeriggio. Bevi al risveglio e durante i pasti.”

 

Accanto a questo, un valido suggerimento per un’alimentazione che promuove il nostro benessere psicofisico proviene dal Piatto del Mangiar Sano (Healthy Eating Plate), elaborato dagli esperti di nutrizione della Harvard School of Public Health, in collaborazione con la Harvard Health Publications.

La guida per creare menu salutari e bilanciati, che si fonda sugli studi di esperti nutrizionisti, prevede che

 

il 50% del pasto comprenda verdura (per la maggior parte) e frutta; il 25% sia composto da cereali (di preferenza integrali); il 25% da proteine (di preferenza vegetale, ma senza escludere nessun alimento),

 

tenendo sempre presente che i prodotti di stagione sono più buoni, costano meno e costituiscono una scelta alimentare protettiva per l’uomo e per l’ambiente.

 

Nella rappresentazione del piatto di Harvard, i ricercatori hanno inserito anche l’attività fisica: muoversi con regolarità, almeno 30 minuti al giorno, e mantenersi attivi, sconfiggendo pigrizia e sedentarietà, costituisce un altro “ingrediente” fondamentale per favorire il nostro benessere quotidiano.