Il modello alimentare mediterraneo oltre ad essere salutare per le persone lo è anche per l’ambiente. Come spiega la Fondazione Dieta Mediterranea: ”Si stima in media che per ottenere 100 calorie, la dieta mediterranea provoca un impatto ambientale di circa il 60% inferiore rispetto ad una alimentazione di tipo nordeuropeo o nordamericano, basata in misura maggiore su carni e grassi animali, piuttosto che su vegetali e cereali”.
Proprio per quanto riguarda le risorse naturali, infatti, la dieta mediterranea prevede un elevato consumo di cereali, frutta, verdura e legumi, “la cui produzione richiede un impiego di risorse naturali (suolo, acqua) e di emissioni di gas serra meno intensivo rispetto ad un modello alimentare basato perlopiù sul consumo di carni e grassi animali”. Senza contare anche che rispetta la stagionalità delle produzioni riducendo così le coltivazioni in serra e i relativi impatti ambientali, rispetta il territorio e la biodiversità e “prevede porzioni moderate e consumo di alimenti integrali e freschi, poco trasformati. Sia le quantità consumate che le minori trasformazioni subite dagli alimenti contribuiscono a ridurre gli impatti ambientali dei comportamenti alimentari”.
Mangiare, quindi, secondo una dieta variegata ed equilibrata, ricca di verdure, cereali, alimenti integrali e frutta è una consapevolezza sempre più diffusa anche nel nostro Paese:
crescono, infatti, i consumi di prodotti a base di frutta, verdura e proteine vegetali, i cosiddetti plant based, per fornire un’alternativa alimentare rispetto alla carne, non solo a chi è vegetariano e vegano per motivi etici o convinzioni salutiste, ma a tutti.
Secondo i dati di Unione Italiana Food, parliamo di un settore che in Italia nel 2022 è cresciuto dell’8% per un valore di mercato complessivo che tocca i 500 milioni di euro. Oggi sono oltre 22 milioni i consumatori italiani che hanno provato i prodotti plant based inserendoli nella propria dieta.
Ma, oltre a un’alimentazione sempre più attenta al consumo di proteine vegetali, in crescita costante sono anche i fenomeni connessi alle scelte più radicali del vegetarianesimo e del veganesimo, ovvero di coloro che predispongono la propria alimentazione eliminando del tutto la carne o, ancora, puntando solo su prodotti non di origine animale. Secondo una recente ricerca, infatti, ci sono città europee ben organizzate anche per ospitare un turismo specifico per queste tipologie di consumatori.
Londra, Parigi e Berlino sono le migliori città per chi sceglie una cucina vegana. Milano e Roma si collocano al 21esimo e 26esimo posto.
Una classifica redatta analizzando fattori secondo quattro categorie diverse: la presenza di locali, di supermercati e di festival vegani e il numero di ristoranti con stelle verdi Michelin, ovvero quelle strutture che premiano l’attenzione alla sostenibilità, all’innovazione e all’uso di prodotti locali.
Londra, la città migliore in Europa per i vegani mette a loro disposizione 194 ristoranti, 81 negozi plant-based e 3 festival vegani previsti per il 2023. Seguono Parigi e Berlino, quest’ultima con il maggior numero di ristoranti con stelle verdi Michelin, ben 7. Poi ci sono Barcellona e Amsterdam. Milano si posiziona al 21 esimo posto con 32 ristoranti vegani, 6 negozi specializzati in gastronomia vegana e 2 ristoranti con stelle verdi Michelin. Roma è al 26 esimo posto con 19 ristoranti, 9 market e un ristorante con stella verde Michelin, il “Mater Terrae”. Entrambe le città italiane conquistano la top 30 in Europa, a conferma che il nostro Paese è un punto di interesse per il cibo, non solo tradizionale.