La pasta rende felici

Numerosi studi nutrizionali avevano già dimostrato in passato che, grazie allapporto di triptofano, un buon piatto di spaghetti stimola le endorfine e il buonumore. Quello che, pero, non sapevamo e che esiste anche un meccanismo emozionale e neurofisiologico alla base del benessere psicofisico che si prova mangiando un piatto di pasta, che per la prima volta e stato indagato e misurato scientificamente.

 

Realizzato dalla Behavior & Brain Lab della Libera Università Iulm, lo studio indaga la sfera della memoria emotivo-gratificatoria nel cervello quando assaporiamo il nostro piatto di pasta preferito. Dalla ricerca emerge che grazie a tecniche neuroscientifiche e al brain tracking (tecniche simili alla macchina della verità)

 

è certificato che spaghetti &co ci rendono felici quanto il concerto del nostro artista preferito, un’azione o un gol decisivo della Nazionale a Euro 2020 o un colpo vincente di Federer e Nadal.

 

In particolare i quattro parametri di analisi esaminati ci dicono anche che l’esperienza emotiva vissuta durante la degustazione della pasta preferita è pari a quella generata dalla rievocazione di ricordi felici. Nello specifico quelli legati alla famiglia. “La scienza- commenta Il professore Vincenzo Russo dello Iulm- si è messa al servizio delle emozioni, per certificare che pasta e felicità sono una cosa sola. La pasta crea e suscita emozioni e genera ricordi felici”. Mentre, ricorda il presidente dei pastai italiani Riccardo Felicetti “La pasta è il cibo con il miglior rapporto felicità/prezzo, un valore importante soprattutto oggi. A volte, la felicità è nelle piccole cose, come la pasta, la canzone del cuore e lo sport preferito”.

 

Lo studio ha così individuato il tipo di reazione emotiva e il relativo grado di coinvolgimento dell’assaggio di un piatto di pasta, in comparazione ad alcune attivita preferite come ascoltare musica, guardare le Olimpiadi, una partita di calcio o di tennis. Lo studio conferma che mangiare pasta provoca uno stato emotivo-cognitivo positivo con dei risultati uguali, se non addirittura superiori, rispetto a quelli registrati con musica e sport. I quattro parametri di analisi esaminati ci dicono anche che l’esperienza emotiva vissuta durante la degustazione della pasta preferita e pari a quella generata dalla rievocazione di ricordi felici.

 

Prosegue ancora il professor Russo: “I risultati ci dicono che sono proprio i momenti in cui mangiamo la pasta quelli che ci attivano maggiormente a livello emotivo. E, quindi, latto vero e proprio di assaggiare e assaporare il piatto nel suo pieno sapore a stimolare le memorie e le emozioni piu positive. Questa attivazione cognitiva ed emotiva determinata dall’assaggio della pasta e cosi forte, piacevole e coinvolgente da persistere anche nei momenti successivi all’aver mangiato”.

 

 

 

Nella calza della Befana 2023, dolcetti, golosità e qualche regalo, per la gioia di tutti i bambini

“La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, neve, gelo, tramontana, viva, viva la Befana!” canta la filastrocca che celebra una delle feste più ghiotte e amate da tutti i bambini…. Ma non solo. Ecco che la calza della befana diventa la dolce attesa di dolci, caramelle e cioccolatini, e di quel buffo giudizio che la vecchina si diverte a dare sulla nostra condotta attraverso i pezzi di carbone (oggi sempre dolcissimo).

Una tradizione popolare che discende dall’Epifania religiosa, il giorno in cui i tre re Magi, provenienti da Oriente, e guidati dalla stella cometa, arrivano a Betlemme a omaggiare la nascita di Gesù portando doni preziosi come oro, incenso e mirra (la stessa parola Befana non è altro che la volgarizzazione di Epifania). Tuttavia come sempre, anche precedenti tradizioni pagane si associavano a questo periodo invernale.

In Europa, festeggiare il 6 gennaio è un’abitudine legata soprattutto alla figura dei Tre Re, come in Francia, e in Spagna, dove sono loro a portare i doni ai bambini. Insomma, la Befana è proprio un personaggio tutto nostro, a cui siamo particolarmente affezionati.  Tanto che dopo essere stata abolita nel 1977, a causa dell’austerity venne poi reintrodotta nel 1986, per la gioia di tutti.

 

Ma cosa mettere nella calza di quest’anno? Sicuramente cioccolatini, praline, confetti, dolcetti di marzapane, liquirizia, e un po’ di carbone per i più birichini… Se le golosità sono sempre valide, senza esagerare però, si possono anche aggiungere piccoli regali che sono sempre apprezzati dai nostri piccini.

 

Dunque giocattoli, certamente, ma anche libri, fumetti, colori, matite e gomme, qualche pacchetto di figurine dei personaggi preferiti, un temperino dalla forma allegra, qualche fermaglio per i capelli per le bambine, un paio di guanti o una sciarpa… Le idee più semplici sono sempre le più azzeccate, se pensate conoscendo un po’ i gusti della bambina o del bambino a cui il regalo è indirizzato. Così come può essere un buon suggerimento quello di riutilizzare le calze della Befana che sicuramente abbiamo in casa, o ancora riempire di dolcetti dei calzettoni caldi e pesanti, che poi potranno essere indossati nelle fredde giornate invernali.

Circa le prelibatezze dolci, non dimentichiamo di mettere nella calza anche prodotti più salutari, come il miele, ottimo nella stagione fredda, anche in piccoli barattolini d’assaggio di diverse varietà, qualche dolcetto monoporzione come il Plumcake integrale e la Tortina con carote della linea Ohi Vita golosi, leggeri e indicati per tutte le età, e se si ha tempo dei biscotti fatti in casa e confezionati uno ad uno, insieme a dei piccoli cartocci pieni di frutta secca per tutti i gusti, energetica e nutriente.

Il giorno della Befana, non c’è solo la calza: non possono mancare infatti i dolci della nostra tradizione. Come per esempio in Toscana i cavallucci di Siena, fatti con miele, canditi, anice e noci, o i befanini della Versilia a base di agrumi, rhum, e ricoperti di granella colorata; oppure in Liguria gli anicini, con i semi di anice; in Puglia i purcidduzzi le cartellate salentine, gnocchetti di pasta fritta senza uovo passati nel miele e decorati con codette di zucchero; in Abruzzo i pepatelli con miele, farina, cacao, mandorle, bucce d’arancia e pepe nero.

Tutte prelibatezze per festeggiare l’Epifania, la festa che tutte le altre porta via!

 

Dop economy: gli 859 prodotti italiani a marchio d’origine che valgono quasi 20 miliardi

Record per la Dop economy italiana che chiude il 2021 con un valore alla produzione di 19,1 miliardi, in crescita del 16,1% su base annua e un export da 10,7 miliardi che segna una crescita del 12,8%. Un sistema di eccellenze composto da 845 prodotti, di cui 319 Dop/Igp/Stg nel settore cibo, e 526 Dop/Igp nel settore vino, da difendere e valorizzare.

 

La ventesima edizione del Rapporto Ismea- Qualivita porta a quota 21% il contributo del comparto Dop e Igp al fatturato complessivo del settore agroalimentare. Un patrimonio economico frutto di un sistema complesso e organizzato che in tutto il territorio coinvolge 198.842 operatori e 291 Consorzi di tutela autorizzati dal ministero.

 

Quattro le new entry 2022: Vincisgrassi alla Maceratese (Igp); Lenticchia di Onano (Igp), Finocchio di Isola Capo Rizzuto (Igp) e Castagna di Roccamonfina (Igp). Spiega il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida: “L’Italia non può competere sulla quantità ma saper investire sulla qualità”.

 

Tanti i numeri che tratteggiano questo tesoro fatto di qualità diffusa su tutto il territorio, dalle regioni alle province. In particolare, il comparto cibo Dop Igp sfiora gli 8 miliardi di euro (+9,7%), mentre il settore vitivinicolo supera gli 11 miliardi di euro (+21,2%): più di 1 euro su 5 di cibo e di vino è generato da prodotti a denominazione. Sul fronte delle esportazioni, i prodotti certificati pesano per il 21% sulle vendite totali dell’ agroalimentare, un risultato che somma il cibo con 4,41 miliardi (+12,5% su base annua) e il vino con 6,29 miliardi (+13%). In particolare si registrano crescite a due cifre per le principali categorie, dai formaggi (+15%) agli aceti balsamici (+11%) ai prodotti a base di carne (+13%). A trainare il vitivinicolo sono i vini Dop (+16%), con in testa gli spumanti (+25%).

 

Relativamente agli impatti economici delle filiere, crescono in 18 regioni su 20. Le quattro del Nord-Est rafforzano il ruolo di traino, superando per la prima volta i 10 miliardi di euro; salgono anche Nord-Ovest (+10,8%) e Centro (+15,5%). Particolarmente significativo il dato per Sud e Isole, unica area che segna +13,2% dopo +7,5% del 2020. Ottimi risultati economici che si riflettono sui territori.

 

Veneto e Emilia-Romagna sono le prime regioni in assoluto per valore, con +28% e +11% sul 2020. Le regioni del Nord-Ovest registrano 3,8 miliardi di euro, grazie a Lombardia (+7,2%) e Piemonte (+15,4%), mentre quelle del Centro raggiungono 1,7 miliardi di euro, guidate dalla Toscana (+18,6%). L’area Sud e Isole totalizza 3 miliardi, in ascesa per Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna. Tra le prime 20 province per valore, di cui ben 12 nel del Nord-Est, si parte da Treviso, Verona e Parma.

 

 

 

Tendenza plant-based nel food delivery: anche a domicilio scegliamo il cibo che ci piace e fa bene all’ambiente

Nell’ambito dell’e-commerce, in costante crescita nel nostro Paese, il food delivery gioca un ruolo da protagonista nel 2022, rappresentando il 44% e un valore pari a 1,8 miliardi di euro, grazie anche alla capillarità del servizio, ormai accessibile a più del 70% della popolazione, non solo nei grandi centri metropolitani ma anche nelle province. E dalla fotografia della spesa alimentare e dei prodotti gastronomici a domicilio, delineata da Just Eat Takeaway nella sesta edizione della “Mappa del cibo a domicilio in Italia 2022″, realizzata in collaborazione con WGSN, istituto di ricerca sulle tendenze dei consumi, emergono alcune nuove tendenze.

Innanzi tutto, l’80% degli ordinativi scaturisce da situazioni di convivialità: in occasione di una partita della propria squadra del cuore (41%), per guardare un film o una serie tv insieme (30%), per festeggiare un avvenimento importante in famiglia o con gli amici (24%).

 

Ecco che ordinare cibo a domicilio diventa un modo per ristorarsi dopo giornate impegnative (44%), mangiare qualcosa di buono senza mettersi ai fornelli (31%) o ancora sperimentare pietanze nuove non così semplici da preparare da soli (37%), anche se agli italiani piace soprattutto ordinare cibi che appartengono alla nostra tradizione gastronomica (51%), i cui sapori vengono associati a emozioni positive e rassicuranti, soprattutto per gli over 55. Così gli orari non sono più soltanto quelli stabiliti dei pasti principali, ma possono estendersi fino all’organizzazione dei cosiddetti “apericena” anche a casa.  Sono soprattutto i giovani a guidare questo trend, insieme all’aumento dei momenti dedicati allo spuntino della mattina e del pomeriggio coinvolgendo anche il brunch, una delle nuove abitudini della generazione dei Millennials, (i diciottenni del 2000). In queste ordinazioni si registra un equilibrio tra il consumo di dolce e salato, fatto soprattutto di toast (33%) e prodotti da forno (24%), torte e cornetti (48%), gelati e torte gelato (41%).

 

Soprattutto la tendenza che emerge in modo netto è che accanto alle scelte più consolidate come la pizza (soprattutto Margherita), gli hamburger, cibi esotici come il sempre più diffuso poke (piatto di orgine hawaiana a base di pesce crudo marinato), sono sempre più apprezzati i cibi che guardano al benessere individuale e alla sostenibilità ambientale, come le insalate, in tutte le loro possibili combinazioni, i piatti vegani e le ricette vegetariane.

 

Sono ancora una volta i giovani under 34 a mostrare una maggiore sensibilità ai temi ambientali, guardando all’impatto di determinati alimenti, degli ingredienti e del packaging, con una sensibilità sempre maggiore verso i temi della riduzione dello spreco alimentare, secondo una filosofia che si richiama al Positive Eating, in cui l’ambiente diventa uno dei fattori che orienta la scelta di consumo.

Anche grazie a questo, i brand stanno adottando sempre di più strategie anti-spreco e di valorizzazione della stagionalità dei prodotti, delle produzioni locali a Km 0 e degli alimenti biologici.