SmartDiary, il progetto di ricerca europeo per la sostenibilità della produzione lattiero-casearia con l’Università di Ferrara in prima linea

La filiera casearia è oggi responsabile di almeno un terzo delle emissioni totali di gas serra: renderla sempre più sostenibile è una sfida aperta che chiama in causa la ricerca più avanzata. SmartDiary è il progetto finanziato dalla Comunità Europea e dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, a cui partecipano diversi partner internazionali, e che vede come capofila il Dipartimento di Scienze chimiche, farmaceutiche e agrarie dell’Università di Ferrara.

L’obiettivo è quello di migliorare la filiera che porta alla produzione e alla distribuzione dei prodotti lattiero-caseari, in assoluto la prima filiera agroalimentare in Italia. La produzione e la trasformazione del latte sono al vertice della piramide sia per fatturato che per valore della produzione (16 miliardi e mezzo). Il settore impiega più di 100 mila persone, compreso l’indotto, e 25 mila sono gli operatori impegnati nell’acquisto e nella trasformazione della materia prima. Circa il 50% del latte è utilizzato per la produzione dei formaggi del territorio, la restante metà è destinata alla produzione di latte alimentare, yogurt e formaggi freschi.

 

“Vogliamo analizzare il sistema zootecnico da latte e capire quali sono gli impatti e le innovazioni applicabili a livello sociale, organizzativo e tecnologico, per consentire una transizione verso un sistema agroalimentare più sostenibile – spiega il professor Fabio Bartolini, responsabile del progetto per Unife -. Valuteremo tutta la filiera del latte, a partire dalle risorse utilizzate per la produzione e trasformazione, fino alla commercializzazione, al consumo, ai rifiuti e al loro eventuale riutilizzo, in un’ottica di economia circolare così da identificare i punti su cui far leva”.

 

All’Università di Ferrara, nello specifico, si stanno studiando le modalità di somministrazione del cibo agli animali, il packaging del prodotto, le strategie di mercato che possano garantire soluzioni migliori per l’ambiente, per i consumatori e per i produttori. Quali possono essere le innovazioni organizzative da introdurre per migliorare l’intero sistema? Quali i nuovi modelli di produzione capaci di ridurre le emissioni climalteranti?

Ai partner internazionali, coordinati dalla National University of Ireland Galway Economics, il compito di analizzare i passaggi finali della filiera come la consumer perception, cioè il ruolo del consumatore nel reagire ai segnali di mercato per orientarlo, o la food culture, cioè l’aspetto legato ad abitudini e stili di vita. Anche perché il ruolo dei consumatori nell’orientare le scelte produttive è fondamentale, sia come sensibilità diffusa ai temi della sostenibilità sia come disponibilità a condividere i costi maggiori, che i produttori devono affrontare durante la transizione green.

“Siamo in un momento delicato per questi temi. L’obiettivo della neutralità climatica del continente europeo al 2050, contemplato anche da SmartDiary, è molto ambizioso. L’Europa dovrà essere lungimirante, sia per non rinnegare se stessa, sia per sviluppare nuove e più efficaci politiche agricole ed ambientali”, conclude Fabio Bartolini.

 

Cremosa e profumata come solo una zuppa di zucca

Saporite e nutrienti, le zuppe sono tra i piatti più amati della tradizione italiana per combattere in freddo con gusto. Fumanti, profumate, preparate solitamente con ingredienti poveri come legumi e verdure, ma anche ricche e preziose, sono la pietanza ideale per dare tepore alle serate d’autunno. In questa stagione, uno degli ingredienti più saporiti e interessanti per una bella zuppa è senz’altro la zucca.

 

C’è la zucca mantovana, la zucca di Chioggia, la lunga di Napoli e la moscata di Provenza, la Hokkaido e l’Iron Cup, la zucca spaghetti e la Butternut… sono tante le zucche del mondo: ne esistono 500 varietà che fanno riferimento a 15 specie.

 

Le origini della loro coltivazione sono però incerte e controverse. In Messico sono stati ritrovati semi di zucca che risalgono al Neolitico, ma la zucca era conosciuta anche dagli antichi Egizi e presso le popolazioni mediorientali.

 

In Italia furono forse gli Etruschi a coltivarle per primi, ma probabilmente furono introdotte dai navigatori Fenici approdati alle foci dei fiumi italici. In Nord America la zucca era un alimento base della dieta delle popolazioni locali, e proprio qui i coloni impararono a coltivarla, favorendo la sua introduzione in Europa insieme alla patata e al pomodoro. Probabilmente la spiegazione risiede nel fatto che a seconda della specie di appartenenza le diverse zucche hanno avuto origini diverse: le specie Benincasa, Coccinia, Lagenaria e Luffa per esempio arrivano dall’Asia sud orientale e dall’Africa, mentre la Cucurbita e la Sicana nascono nelle Americhe.

 

Oggi la zucca è uno tra gli ortaggi più diffusi, consumati ed apprezzati a tutte le latitudini, anche perché può essere utilizzata in tutte le sue parti: polpa, semi e fiori come alimenti; e la buccia, una volta essiccata, come materiale per fabbricare piatti, vasi, cucchiai e pure strumenti musicali. Proponiamo una versione vellutata della classica zuppa di zucca con qualche sapore in più, dal dolce della carote al tocco di cremosità della panna acida.

 

 

Zuppa vellutata di zucca e carota

Ingredienti (per 4 persone)

  • 400 gr di carote
  • 1 kg di zucca
  • 1 litro di acqua
  • 60 gr di scalogno
  • 100 gr di panna acida
  • Sale e pepe nero
  • Olio extravergine d’oliva
  • 1 rametto di salvia, 1 di timo, 1 di rosmarino e 1 di prezzemolo

 

Procedimento

Eliminare la buccia e i semi interni della zucca, poi tagliarla a cubetti. Pulire e tagliare a rondelle le carote.

Soffriggere in una padella con l’olio lo scalogno pulito e tagliato a fette sottili e le erbe aromatiche (salvia, timo e rosmarino). Dopo alcuni minuti levare le erbe e aggiungere sia la zucca che le carote. Regolare di sale e cuocere per 5 minuti mescolando di tanto in tanto.

Versare l’acqua, coprire con un coperchio e cuocere per almeno 30 minuti. Spegnere, aggiustare di sale e frullare con un mixer a immersione per ottenere una crema liscia e omogenea.

Versare la zuppa nei piatti di servizio e decorare con un po’ di panna acida, il pepe nero e il prezzemolo lavato e asciugato.

 

“I vini del Cuore”, la Guida Social per una conoscenza del vino all’insegna delle emozioni più intime

Niente punteggi, né recensioni analitiche: in questo il caso il vino si può conoscere e, in prospettiva, gustare davvero in modo soggettivo, sulla base di un rapporto intimo e personale. Nasce da questa idea la Guida “I vini del cuore”, presentata nell’ambito della Milano Wine Week. Pensata dalla blogger Olga Sofia Schiaffino del blog @wineloversitaly, in collaborazione con Annamaria Corrù del blog @tannina.it e Clara Maria Iachini, che anima @clarettablu, la guida propone un racconto sui generis dei vini che presenta, restituendo l’atmosfera emozionale che accompagna la scelta e la degustazione di un vino, come frutto di una storia, un territorio e un paesaggio unici.

Si tratta di una nuova forma di racconto del vino che non intende sostituirsi a quelle più classiche, ma piuttosto restituire l’approccio tipico del mondo dei social, che sono portati a valorizzare il contenuto soggettivo delle diverse esperienze.

 

“Non è sempre la perfezione che suscita le emozioni più profonde, che risveglia ricordi sopiti – spiegano gli autori –; a volte succede che un vino, magari quasi sconosciuto perché di un piccolo produttore, o perché scelto casualmente affascinati dal nome, dal vitigno o dai colori della etichetta, sia riuscito a diventare il ‘nostro’ vino, quasi una colonna sonora di un particolare momento della vita”.

 

“I vini del Cuore”, giunta alla sua seconda edizione in una veste editoriale molto elegante, si apre con la prefazione di Simone Roveda, seguito da due special guests: Chiara Campora @chiaralachia e Luca Matarazzo @luca_matarazzo_sommelier. La guida raccoglie gli assaggi di trenta blogger, ciascuno con tre assaggi italiani preferiti, senza obbligo di regionalità o territorio, per un totale di 103 vini di 103 aziende. Una selezione in cui spiccano regioni come Sicilia, Sardegna, Toscana, Piemonte, Veneto, mentre è il Lazio a farla da padrone per numero di referenze.

“Una guida social è principalmente un movimento, che serve per dare voce e attualità al modo di comunicare dei social, un racconto, uno storytelling che parta dalle emozioni e che non dà punteggi – afferma Olga Sofia Schiaffino – . L’idea è nata leggendo le caption dei post dei miei colleghi e notando che in questo nuovo e contemporaneo modo di comunicare, il vino non è solo un equilibrio di acidità, zuccheri e tannini ma è un mondo che attraverso il calice ognuno di noi va a scoprire, e che passa da territori e produttori, un vero e proprio arricchimento personale che poteva essere comunicato, approdando poi alla pubblicazione, se vogliamo una non guida. Non c’è competizione, ma il semplice desiderio di raccontare il vino come siamo abituati noi su Instagram e su altri social”.