Sale al 39% il numero degli italiani che portano a casa il cibo avanzato con la doggy bag

Ogni settimana buttiamo 674,2 grammi di cibo a testa. È questo il dato di riferimento dello spreco alimentare attuale nel nostro Paese. Il che si traduce, a livello economico, in un valore commerciale di 9,2 miliardi l’anno. Solo di alimenti. Perché poi occorre aggiungere anche gli sprechi nascosti per la lavorazione del cibo che buttiamo via, ovvero 6,4 miliardi di energia e 749,7 miliardi di litri d’acqua l’anno.

I dati arrivano dalla survey globale sul rapporto tra cibo e spreco condotto in nove Paesi del mondo dall’Osservatorio Waste Watcher e promosso dalla campagna Spreco Zero di Last minute market con il monitoraggio Ipsos. Ed evidenziano la necessità di cambiare in modo sostanziale le nostre abitudini, a partire, come rileva anche l’indagine Coldiretti/Ixe, dalla diffusione della doggy bag. Stiamo parlando della possibilità di portarsi a casa gli avanzi di cibo dal ristorante. La crescita di questo fenomeno “è spinta anche da una nuova sensibilità verso la riduzione degli sprechi alimentari, oggi resa tanto più necessaria dalla crisi economica, adottando strategie che vanno dal ritorno in cucina degli avanzi ad una maggiore attenzione alla data di scadenza, fino alla spesa a chilometri zero dal campo alla tavola con prodotti più freschi che durano di più”.

Di fronte a questa nuova esigenza “la ristorazione si attrezza e in un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo o anche le bottiglie di vino non finite e si mettono a disposizione confezioni o vaschette ad hoc”.

 

Con il taglio del potere di acquisto determinato dai rincari energetici e la necessita di ridurre gli sprechi salgono a quasi 4 su 10 (39%) gli italiani che portano a casa gli avanzi del ristorante con la cosiddetta doggy bag, il contenitore per recuperare il cibo non consumato ed evitare cosi che venga buttato.

 

Una svolta evidente: il numero delle persone che non lascia gli avanzi nel piatto quando va a mangiare fuori e praticamente raddoppiato rispetto a 10 anni fa. Con l’inflazione che ha raggiunto livelli record, rileva proprio Coldiretti, “per molte famiglie e diventato indispensabile ridurre al massimo gli sprechi. Una situazione che spinge, così, sempre più persone a superare l’imbarazzo e a chiedere di portare via quanto rimasto sul piatto per consumarlo successivamente tra le mura domestiche.

C’è ancora un po’ di strada da fare, però, in questa direzione. Dall’analisi Coldiretti/Ixe si evidenzia, infatti, come il 17% degli intervistati richieda la doggy bag solo raramente mentre il 12% ritenga ancora che sia da maleducati, volgare o, comunque, si vergogna a chiederla. Infine, c’è anche un 22% di italiani non lascia alcun avanzo quando va a mangiare fuori mentre il resto non la chiede perché non sa che farsene.

#EUChooseSafeFood, la campagna europea per la sicurezza alimentare si concentra sul benessere animale come garanzia di qualità

Il benessere animale è sempre di più un fattore importante per i consumatori europei, una questione etica che si intreccia anche ai temi della sostenibilità ambientale e della sicurezza alimentare. Gli animali che vengono allevati “bene” sono più sani e gli alimenti che ne derivano sono più sicuri, più ricchi sul piano nutrizionale e spesso di migliore qualità, anche al gusto.

In Europa i parametri che definiscono il benessere animale sono tra i più stringenti al mondo e gli stati europei, con il supporto dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sono attivamente impegnati nella prevenzione del maltrattamento, dolore e sofferenza degli animali da allevamento. Nello specifico il gruppo di esperti scientifici dell’EFSA valuta l’impatto e l’importanza di molte delle componenti del benessere animale quali stabulazione, trasporto e la macellazione di suini, ovini, pollame, bovini e pesci.

 

Come uno degli elementi che identificano la sicurezza alimentare dei prodotti di origine animale lungo tutta la filiera produttiva, il benessere animale rappresenta uno dei tre temi al centro dell’edizione italiana 2022 di #EUChooseSafeFood, la campagna lanciata in Europa dall’EFSA, insieme agli integratori alimentari e ai MOCA (Materiali e Oggetti a Contatto con Alimenti).

 

Ma quali sono i fattori che influiscono sul benessere animale? Indubbiamente la alimentazione, le condizioni di vita, lo spazio a disposizione, la possibilità di muoversi, il tempo di riposo garantito, le modalità di trasporto e i metodi di macellazione. Situazioni di scarso benessere diventano per gli animali maggiore vulnerabilità verso le malattie. Ciò può comportare rischi per i consumatori, favorendo la diffusione per esempio di comuni infezioni alimentari come Salmonella, Campylobacter ed E. coli.

Per questo provvedere alle esigenze biologiche, fisiche e mentali degli animali, assicurando che siano al sicuro, che abbiano un riparo e che siano ben nutriti, significa anche garantire la prevenzione delle malattie, le cure veterinarie, il trattamento adeguato. Tutte buone pratiche che promuovono la buona salute dell’animale e di conseguenza la sicurezza dei prodotti alimentare derivati

Sensibilizzare i consumatori e l’opinione pubblica, oltre che i decisori e tutti gli attori della filiera produttiva vuol dire costruire passo dopo passo attraverso una corretta informazione una cultura alimentare fondata sulla qualità, la sostenibilità e il contrasto allo spreco.

Il sito it.euchoosesafefood.eu, raccoglie tutte le informazioni della campagna #EUChooseSafeFood.

L’alimento più sprecato del pianeta? La frutta

Secondo il rapporto della Fao sullo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura (2019), circa il 14% del cibo mondiale (del valore di 400 miliardi di dollari all’anno) continua ad andare perso dopo essere stato raccolto e prima che raggiunga i negozi; mentre un ulteriore 17% finisce per essere sprecato nella vendita al dettaglio e dai consumatori, in particolare nelle famiglie. Eppure ci sono circa 3,1 miliardi di persone nel mondo che non hanno accesso a una dieta sana. Secondo le stime della Fao, il cibo perso e sprecato potrebbe sfamare 1,26 miliardi di persone ogni anno. Non solo. Secondo l’agenzia delle Nazioni unite, la perdita e lo spreco di cibo rappresentano anche l’8-10 per cento delle emissioni globali di gas serra, contribuendo a un clima instabile e a eventi meteorologici estremi come siccità e inondazioni.

 

In questo senso, i dati del secondo Cross Country Report dell’Osservatorio Waste Watcher International, realizzato con il monitoraggio Ipsos, fotografano la situazione sulle abitudini di consumo e spreco delle persone. Realizzato in 9 Paesi del mondo come Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica, Brasile e Giappone, lo studio rappresenta una panoramica globale su quel circa 14% del cibo prodotto che viene perso tra il raccolto e la vendita al dettaglio. E su quel 17% della produzione alimentare globale totale che viene sprecato (11% nelle famiglie, 5% nel servizio di ristorazione e 2% nella vendita al dettaglio). Una perdita e uno spreco di cibo che rappresenta l’8-10% del totale dei gas serra globali.

 

A partire dalla frutta:

 

gli italiani gettano individualmente 30,3 grammi di frutta alla settimana, segue l’insalata con una media di 26,4 grammi pro capite, e il pane fresco con 22,8 grammi. Ci superano gli Stati Uniti, con 39,3 grammi di frutta a testa, la Germania con 35,3 e il Regno Unito che si attesta su uno spreco settimanale di 33,1 grammi a testa.

 

Altrove, nella nefasta hit degli alimenti più sprecati, entrano per esempio latte e yogurt (38,1 grammi settimanali negli Stati Uniti, 27,1 in Germania), o ancora gli affettati e salumi (21,6 grammi in Francia, 14,2 grammi settimanali in Giappone), ma anche riso e cereali che in Brasile si gettano per 27,2 grammi settimanali, o i cibi pronti che i giapponesi sprecano in misura media di 11,5 grammi settimanali.

 

Spiega il direttore scientifico Waste Watcher Andrea Segrè: “Lo spreco alimentare varia con le stagioni. Per questo abbiamo deciso di monitorare due diversi periodi dell’anno, il mese di agosto e quello di gennaio, per i rapporti annuali Waste Watcher”. Osserva anche Enzo Risso, direttore scientifico Ipsos che ha monitorato la survey per la campagna Spreco Zero: “L’idea è quella di una mappa globale dello spreco alimentare, per capire le diverse culture culinarie incidono sullo spreco. L’Italia con Germania, Spagna e Gran Bretagna guida la classifica dello spreco di frutta. Il Brasile svetta nello spreco di cereali e riso cotti e di tuberi in generale. In Giappone lo stile culinario porta a gettare maggiormente verdure, tuberi e cipolle. Pane fresco e frutta, infine, sono i prodotti che finiscono maggiormente nella spazzatura negli Usa”.

 

Come ridurre i consumi energetici domestici evitando gli sprechi e con qualche semplice accorgimento

Risparmiare gas sarà l’obiettivo comune a tutte le famiglie nell’autunno/inverno 2022-2023. Un modo per dare il proprio contributo al minor consumo delle scorte disponibili, ma anche una necessità per contenere i costi della spesa della bolletta energetica ormai schizzati alle stelle. Facendo diventare buone abitudini quotidiane una serie di azioni “virtuose” possiamo garantirci una qualche riduzione dei consumi domestici, che significa anche un contenimento dell’impatto ambientale dei nostri comportamenti di ogni giorno.

Lasciare liberi i termosifoni, areare gli ambienti diverse volte nella giornata ma per pochi minuti, abbassare le tapparelle o chiudere le persiane alla notte, ridurre di un grado la temperatura massima interna (-10,7%) e tenere acceso il riscaldamento un’ora in meno al giorno (-3,6%) sono alcune delle buone pratiche che dovrebbero assicurare un minor consumo di gas.

Insieme ad altre azioni a costo zero che possiamo adottare quando apriamo il rubinetto per evitare sprechi di acqua, oltre che del gas che occorre per riscaldarla. È pertanto consigliato preferire la doccia al bagno (mediamente si consumano 75 litri d’acqua per una doccia, rispetto ai 120 litri necessari per riempire la vasca). Se poi si accorcia il tempo della doccia da 7 minuti a 5 si realizza un risparmio del 29% di gas metano. Riducendo la temperatura dell’acqua di almeno 3 gradi si può invece risparmiare un ulteriore 9%.

 

E in cucina? Anche qui possiamo affinare una serie di azioni anti-spreco che non mancheranno di produrre effetti positivi sui nostri consumi energetici. In primo luogo, è importante utilizzare sempre il coperchio sulle pentole mentre cuciniamo così da accorciare i tempi di cottura. Ricorrere alla pentola a pressione è un altro buon modo per ridurre i consumi soprattutto quando si preparano alimenti che richiedono tempi lunghi di cottura come il riso o i legumi o le zuppe.

 

Pentole e padelle con un fondo che propaga uniformemente il calore riducono i tempi di cottura, mentre la cottura a vapore a castello permette di cuocere più cose contemporaneamente, avendo cura di mettere nel cestello inferiore gli alimenti più sodi e di dimensioni più grandi e in quello superiore gli alimenti più teneri. Anche tagliare gli alimenti in pezzetti più piccoli rappresenta una strategia di risparmio del gas necessario per cuocerli. Infine, se si accende il forno, prevedere la cottura di più pietanze in successione può essere un’idea per risparmiare energia, visto che il maggior consumo deriva dal portare il forno alla temperatura desiderata.

Un discorso a parte merita la pasta, la nostra abitudine più irrinunciabile tra tutte: una volta raggiunta l’ebollizione, abbassare subito il fuoco consente di risparmiare gas fino al 25%. Un altro consiglio è mettere il sale nell’acqua solo dopo che questa ha raggiunto l’ebollizione, perché in caso contrario occorrerebbe più tempo.

Il Museo dei Bambini di Roma racconta l’alimentazione sana e la lotta agli sprechi

A Explora, il Museo dei Bambini di Roma, è stato inaugurato il nuovo allestimento permanente dedicato alla scoperta della filiera agroalimentare.

 

Mercato, questo il suo nome, punta a trasmettere a bambine e bambini, attraverso l’esperienza giocata, il valore di una sana alimentazione e il significato di sicurezza alimentare. Oltre ad aiutarli a riflettere sul tema dello Sviluppo Sostenibile e della lotta agli sprechi alimentari.

 

Il nuovo allestimento nasce dall’incontro tra Explora e Ismea Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, entrambi con il forte desiderio di volere sostenere i bambini in questa fase di conoscenza e sensibilizzazione. Lo spazio, aperto al pubblico in tutti i turni di visita, diventa punto di riferimento per un’esperienza di divertimento e di scoperta.

 

Un design a misura di bambini accoglie, dunque, i giovanissimi invitandoli a partecipare alla scoperta, giocando, di tutti i segreti legati al cibo, in linea con i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Prodotti dell’orto, frutta, gastronomia, articoli per l’igiene personale, surgelati e freschi sono le macroaree del nuovo spazio: alimenti che arrivano nelle nostre case attraverso percorsi di cui a volte, anche i grandi, ne ignorano le tappe. Mercato è uno spazio di educazione alimentare che si presenta come un grande supermercato: oltre a fare le spesa i bambini possono capire e conoscere la filiera, approfondire la tracciabilità dei prodotti e imparare a leggerne l’etichetta, accrescendo così la consapevolezza in fase di acquisto.

 

All’esperienza della spesa è collegata una parete interattiva con software sviluppato ad hoc dal museo Explora in grado di offrire ai piccoli visitatori un approfondimento digitale sulla provenienza dei prodotti, la stagionalità, l’impronta idrica e i valori nutrizionali. Racconta il presidente del museo Patrizia Tomasich: “Mercato non è solo uno spazio per cimentarsi in un gioco di ruolo, che comunque è fondamentale per lo sviluppo dei bambini, ma rappresenta un allestimento di approfondimento, di scoperta e sensibilizzazione. Uno spazio in cui si gioca a fare la spesa e ci si avvicina, grazie all’apprendimento informale, a tematiche ormai fondamentali per lo Sviluppo Sostenibile. Per esempio la filiera agroalimentare, che dovremmo tutti conoscere per una spesa più consapevole, sana ed equilibrata, o il tema degli sprechi alimentari che ancora oggi purtroppo ci riguardano”.

 

Maria Chiara Zaganelli, direttore generale di Ismea, prosegue: “Con il Mercato vogliamo spiegare ai più piccoli attraverso la sperimentazione ludica quali siano i processi che portano in tavola i prodotti che mangiamo, avvicinarli a tematiche come la scelta dei prodotti in base alla loro stagionalità, la promozione della varietà e del cibo a km0: aspetti sicuramente importanti per far sì che i bambini diventino futuri consumatori responsabili, consapevoli della ricchezza del nostro patrimonio agroalimentare. Per questo abbiamo sostenuto questo progetto con il Museo Explora, certi che il messaggio sarà veicolato ai bambini e alle loro famiglie in un contesto informale, capace di favorire l’apprendimento attraverso l’esperienza”.

 

 

 

 

 

Cura di sé e armonia con la natura: la Tisana Relax Ohi Vita ci offre le preziose proprietà di camomilla, melissa, passiflora e biancospino

Le tisane sono state una delle prime forme con cui l’uomo ha iniziato ad apprezzare gli effetti benefici delle erbe officinali. Notizie storiche sull’uso delle piante per trattare disturbi e malattie risalgono al 3500 a.C. e sono state rinvenute in India e in Cina, mentre numerose ricerche confermano che anche gli antichi Egizi le conoscevano e ne utilizzavano i principi benefici.

Nella sua semplicità, la tisana consente di apprezzare al meglio le virtù delle piante medicinali, di cui vengono impiegate sia le foglie e i fiori (parti verdi) sia la corteccia e le radici (parti legnose), secondo un metodo di preparazione che attraversa continenti e popoli diversi, nella ricerca di associazioni che possano raggiungere il giusto punto di equilibrio tra benessere e gusto.

Dall’incontro di camomilla, melissa, passiflora e biancospino nasce la Tisana Relax della linea Ohi Vita, capace di predisporre al riposo per le virtù delle piante che la compongono.

 

La selezione delle erbe impiegate e la loro qualità, derivata da coltivazioni a filiera controllata e tracciabile, è fondamentale per ottenere il massimo gusto e poter trarre il massimo beneficio funzionale dalla bevanda, pensata per offrire benessere psicofisico grazie alle proprietà rilassanti, digestive e carminative delle singole piante officinali che la costituiscono.

 

La camomilla, infatti, è un’erba medicinale secolare conosciuta già nell’antico Egitto, poi in Grecia e a Roma, che contribuisce al relax e a un riposo migliore, grazie alle sue proprietà antispasmodiche in grado di agevolare il rilassamento muscolare per la presenza dei flavonoidi e delle cumarine.

La melissa è un’erba aromatica il cui nome deriva dal greco meli (miele), probabilmente dovuto al fatto che il suo profumo attira le api. Ricca di flavonoidi, la melissa garantisce proprietà carminative e antispasmodiche. È un ottimo sedativo, ma è anche consigliata per contribuire alla cura di emicranie e dolori mestruali.

La passiflora può vantare proprietà che la rendono un ottimo rimedio per combattere l’insonnia, in quanto i flavonoidi che contiene svolgono un’azione attiva sedativa in grado di favorire un sonno fisiologico e tranquillo.

Il biancospino, pianta della famiglia delle Rosaceae, è un antiossidante naturale, favorisce il sonno ed esplica un’azione sedativa e rilassante. Aiuta inoltre il sistema cardio-vascolare e promuove i processi digestivi.

Scegliere una tisana come abitudine quotidiana, soprattutto nella stagione fredda, rappresenta un gesto di cura e attenzione che recupera l’ascolto dei propri bisogni, il tempo per sé e il contatto con la natura. Per questo la Tisana Relax Ohi Vita è una scelta di benessere che racconta di uno stile di vita attento ai ritmi naturali e al rispetto dell’ambiente.

La selezione attenta delle materie prime, a partire dalla modalità di produzione, e la tracciabilità della filiera rappresentano il contributo che Ohi Vita dà alla promozione di uno stile di vita sano e salutare, garantendo qualità e sicurezza.

 

Dieta mediterranea: sostenibile per le salute delle persone e dell’ambiente

Si calcola che nel 2050 la popolazione mondiale ammonterà a quasi 10 miliardi di persone. Un dato non troppo sorprendente, visto che recenti stime dell’Onu calcolano che proprio il prossimo 15 novembre gli esseri umani sulla Terra diventeranno 8 miliardi. Cifre molto elevate, che impongono riflessioni anche in rapporto alle risorse disponibili e al consumo di cibo da parte di ciascun individuo. Il recente 20esimo congresso della Società italiana di Scienze dell’alimentazione ha riportato, infatti, l’attenzione su come un’alimentazione sana,

 

“che segua i principi della dieta mediterranea e la piramide degli alimenti, risulti fondamentale per l’individuo per allontanare il rischio di patologie di diverso genere, ma aiuti anche a mantenere sostenibile l’ambiente in cui viviamo”.

 

Secondo gli esperti, la salute dell’uomo e quella del pianeta viaggiano a braccetto anche a tavola. Ha spiegato Andrea Ghiselli, presidente Sisa: “C’è sempre maggiore evidenza che la somma del carico di malattia dovuto a un’alimentazione non equilibrata, al consumo di alcol e alla mancanza di attività fisica sia uguale al carico di malattia provocato ogni anno dal fumo di sigaretta. Un eccesso nel consumo di carne oltre a troppe calorie e sedentarietà espone l’uomo a obesità, diabete, ipertensione, insulino-resistenza, malattie cardiovascolari e cancro: un carico di malattie enorme. Ma gli effetti si ripercuotono anche sull’ambiente con aumento di gas serra (anidride carbonica, metano, protossido di azoto), perdita di suolo, spreco di acqua, eutrofizzazione delle acque dolci con proliferazione di alcune specie a discapito di altre. Una serie di processi già in atto”.

 

Tra i problemi che ci troviamo ad affrontare insieme alla crescita della popolazione mondiale, spiega invece Silvia Migliaccio, segretaria Sisa, “vi è quello dell’eccedenza ponderale, per cui si mangia sempre di più e nei paesi sviluppati è in crescita la popolazione sovrappeso nonché quella affetta da obesità. Oggi è in atto un cambio dei comportamenti, sebbene sia un processo ancora confuso. Si è creata maggiore attenzione per gli alimenti di origine vegetale, secondo le indicazioni di una dieta flexitariana, denominazione più accattivante della dieta Mediterranea, che si caratterizza per la sostituzione frequente della carne con fonti proteiche vegetali”.

 

L’industrializzazione non è necessariamente un male: “potere contare su legumi in scatola o insalata in busta significa poter avere a disposizione prodotti di questo tipo in diverse occasioni. Per una accurata tutela della salute individuale sarebbe opportuna una dieta personalizzata, che tenga conto dei nuovi biomarcatori che in ciascun individuo indichino quali siano i punti su cui l’alimentazione può intervenire positivamente per prevenire determinate patologie a seconda dell’età e delle caratteristiche della persona”.

 

Perché, come ha ricordato di recente anche la Società di Nutrizione Clinica riportando  i dati di uno studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet al quale hanno contribuito oltre 130 scienziati di quasi 40 paesi del mondo: “A livello globale una morte su 5 sarebbe riconducibile a unalimentazione scorretta, povera di cibi sani come i cereali integrali e i vegetali, e ricca di ingredienti pericolosi come il sale e le bevande zuccherate”.

 

Il pesce a cena due volte a settimana è un modo gustoso per fare la scorta di Omega 3 e proteggere la salute del nostro cuore

Colazione da re, pranzo da principe e cena leggera, dice la saggezza popolare, che ha da sempre invocato la frugalità per l’ultimo pasto della giornata, quello che precede il riposo e che perciò non deve essere troppo ricco e pesante.

Se questo consiglio vale per tutti, a maggior ragione deve essere seguito da chi soffre di colesterolo alto, in termini medici ipercolesterolemia. Una vera e propria patologia, purtroppo piuttosto diffusa, che può essere tenuta a bada grazie a un regime alimentare controllato.

Impostare la propria alimentazione privilegiando alimenti di origine vegetale come frutta e verdura, cereali integrali, legumi, noci e olio extravergine di oliva, tutti ricchi di grassi insaturi, significa infatti contribuire a ridurre i livelli di colesterolo cattivo in eccesso. Accanto a questo è importante praticare un moderato esercizio fisico, camminare almeno mezz’ora al giorno, fare le scale quando si può, smettere di fumare e cercare di dormire almeno 7/ 8 ore a notte.

 

Ma anche il pasto della giornata in cui si consumano determinati alimenti può influenzare il livello di colesterolo cattivo (LDL) presente nel nostro sangue: inserire il pesce almeno due o tre volte a settimana a cena rappresenta infatti un valido aiuto, per la sua ricchezza di grassi polinsaturi della famiglia degli omega 3. Un buon pesce fresco cotto alla griglia o al vapore può essere dunque la cena ideale per favorire la salute del nostro sistema cardiocircolatorio.

 

Ma quando parliamo di pesci, ci confrontiamo con una grande varietà. Vediamo quali sono da preferire quando c’è un problema di colesterolo alto.

Merluzzosalmone e tonno, tipici dei Mari del Nord, sono ricchissimi di Omega 3, utili per combattere, fra l’altro, i trigliceridi alti. Anche sardinearinghealicisgombroricciolaagugliapalamita, tutto pesce azzurro tipico del Mar Mediterraneo, sono buone fonti di benefici grassi insaturi.

Da consumare con attenzione sono invece i crostacei come aragoste, scampi, astici, gamberi, che al contrario sono poveri di grassi insaturi e ricchi di colesterolo; mentre per quel che riguarda i molluschi, possono essere inseriti nella dieta con frequenza maggiore rispetto ad altri la seppia, il polpo e il calamaro, che hanno valori di colesterolo più contenuti.

L’Hummus rivela Il sapore delicato dei ceci in una salsa speziata e nutriente della tradizione mediorientale

I ceci con il loro gusto delicato e unico sono un legume dalle preziose proprietà nutrizionali, indispensabile in una dieta bilanciata e varia. Presentano infatti un elevato contenuto di proteine vegetali, di fibre, di Sali minerali come potassio, calcio, fosforo, magnesio e ferro, e di vitamine del gruppo A, B, C, E, K, oltre a essere del tutto privi di glutine. Per il loro profilo nutrizionale, i ceci aiutano a regolarizzare l’intestino, promuovere la salute delle ossa, favorire la diuresi e rafforzare le difese immunitarie.

Sono moltissimi i piatti della tradizione italiana che vedono i ceci protagonisti, ma questa volta suggeriamo una ricetta tipica dei Paesi mediorientali: l’Hummus, una salsa semplice da preparare e di sicuro successo. La stessa parola “Hummus”, di derivazione araba, significa ceci.

 

Ingredienti: ceci già lessati g 500; succo di limone g. 80 gr; tahini (salsa di semi di sesamo) g 60; olio extra vergine di oliva 4 cucchiai; uno spicchio di aglio; sale e pepe q.b: eventualmente acqua per dare la consistenza desiderata; paprika; prezzemolo.

Scolare i ceci già lessati e sciacquarli. Quindi unire in un mixer al succo di limone, la salsa tahini, l’olio extra vergine e lo spicchio d’aglio. Frullare fino ad ottenere la densità preferita, aiutandosi con un po’ d’acqua se necessario. Trasferire la salsa in una ciotola e aggiungere il pepe, la paprika e il prezzemolo tritato grossolanamente.

L’Hummus è perfetto da servire come antipasto con dei crostini, oppure per accompagnare formaggi, verdure, arrosti e pesce.

Sostenibilità, accoglienza e gastronomia: il nuovo enoturista in 10 punti

Nuove tendenze come il nature bathing, gli hub gastronomici, il wine glamping. Ma anche solidi pilastri di cui non si può fare a meno come preservare il patrimonio attraverso il turismo, sviluppare l’offerta innovandola e arricchendola, una rete per integrare prodotti e servizi turistici, la connessione tra aree urbane e rurali, nuove forme di comunicazione e di promozione.

 

Sono le Linee Guida in 10 punti per lo Sviluppo dell’Enogastronomia nel Turismo così come raccolte dall’Enit, l’agenzia nazionale per il turismo.

 

  1. IL VINO TRA CULTURA E TRADIZIONE: l’Italia vanta 526 vini certificati, 6 beni materiali e immateriali riconosciuti come patrimonio dell’umanità, 3 città creative Unesco per l’enogastronomia, 2 Paesaggi riconosciuti dalla Fao. Primati, questi, a cui si aggiungono i paesaggi rurali storici che da nord a sud caratterizzano il Belpaese.

 

  1. OLTRE LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE E SOCIALE: un vero driver di viaggio: nella ricerca, ben 7 turisti italiani su 10 si dichiarano più propensi a visitare un’azienda di produzione se questa ha in essere progetti di sostegno alla comunità locale.

 

  1. VIVERE GLI SPAZI APERTI: la pandemia ha portato una rinnovata voglia di stare all’aria aperta, di vivere luoghi di produzione vitivinicola. I vigneti sono passati dall’essere semplici luoghi produttivi a spazi dove vivere esperienze come pic-nic e cene in vigna. Oltre a proposte attive ed educative nella direzione della vendemmia per turisti che può attirare l’interesse di oltre la metà degli appassionati.

 

  1. NATURE BATHING: oltre a trattamenti a base vino, le cantine italiane hanno iniziato a offrire proposte di rilassamento e di immersione nella natura quali, ad esempio, i corsi di yoga e pilates o le lezioni di arte nei vigneti. L’interesse dei turisti italiani è forte: segna un 50% per le spa a tema vino e un 40% per i corsi di pittura.

 

  1. GLI HUB ENOGASTRONOMICI: il modo rurale entra in città. I turisti culturali urbani scoprono il patrimonio vitivinicolo e agroalimentare e visitano sempre più spesso le aree rurali. Ecco le vigne urbane, i mercati che divengono esperienziali, i musei del gusto che diventano hub e che uniscono mondi geograficamente distanti. Il 60% degli italiani gradirebbe trovarli una volta giunto a destinazione.

 

  1. L’ACCOGLIENZA IN CANTINA A 360 GRADI: non solo visite, degustazioni ed esperienze intorno al vino. Il 48% degli italiani desidera pernottare in un albergo tematico, il 25% in glamping (campeggio glam, ovvero alla moda), il 68% pranzare o cenare in cantina. Si va a strutturare così un’accoglienza a 360 gradi che soddisfa la crescente esigenza del turista di vivere un’esperienza completa a tema vino.

 

  1. IL CAMBIAMENTO: oggi il turista ricerca nuove e più coinvolgenti esperienze in grado di emozionarlo, arricchirlo, soddisfare le sue più svariate esigenze. Il mercato sta cambiando, e questo processo è stato accelerato dalle crisi che si sono succedute in quest’ultimo biennio.

 

  1. LE NUOVE CONNESSIONI DEL VINO: in Italia il vino si unisce alla storia, al design e alle arti dando vita a espressioni uniche: cantine site in dimore storiche e castelli, così come in edifici contemporanei realizzati da architetti di fama nazionale ed internazionale, aziende con installazioni artistiche visitabili dal pubblico o con eventi musicali, letterali, teatrali.

 

  1. L’EVOLUZIONE DEL MARKETING: dalle neuroscienze al digitale, il marketing del turismo del vino sta cambiando. Nuove esperienze di metaverso, nft, gaming e realtà aumentata. Le degustazioni digitali sono apprezzate dai turisti sia nel pre che nel post-experience (rispettivamente dal 48% e dal 50% dei turisti italiani).

 

  1. LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA: le risorse di cui l’Italia dispone – i prodotti agroalimentari e vitivinicoli, la cultura enogastronomica, gli attrattori e le esperienze, il brand Made in Italy – vanno valorizzate in modo sistemico per essere sempre ai vertici in un mercato sempre più competitivo.