Da cereale più antico coltivato al mondo a ingrediente versatile, nutriente e sostenibile per tante pietanze gustose: il Farro perlato Bio Ohi Vita

È buono da solo, per il suo sapore delicato, simile a quello della nocciola, ed è la base ideale per tantissime preparazioni, in alternativa alla pasta. Ma è soprattutto un vero e proprio concentrato di energia per l’elevato contenuto di proteine e fibre vegetali, oltre che di vitamine e sali minerali.
Considerato il più antico dei cereali coltivati dall’uomo, il farro è noto all’uomo dal Neolitico, e sempre più sta tornando protagonista sulle nostre tavole, per il suo gusto e le sue numerose proprietà nutrizionali.

 

Contiene circa il 20% di proteine in più rispetto al grano, con un apporto calorico più contenuto, di circa 340 Kcal per 100 grammi. È inoltre ricco di fibre che esercitano un effetto benefico sulla funzionalità e sulla salute dell’intestino. Grazie al buon contenuto di sali minerali come ferro e fosforo, ma anche di niacina, conosciuta anche come vitamina PP, il farro può contribuire al benessere del sistema cardiovascolare e alla regolazione della pressione sanguigna. Ottima fonte di potassio, e con buoni contenuti anche di fosforo e calcio, zinco e magnesio, il farro promuove la buona salute delle ossa.

 

Originario probabilmente della Palestina, il farro arriva in Egitto e in tutto il Mediterraneo attraverso scambi commerciali e movimenti di popolazioni, diventando uno dei cibi preferiti di Etruschi e Romani, che lo impiegano per preparare il pane, il libum, ovvero la focaccia, e il puls, la tradizionale polenta. Il farro era anche la base dell’alimentazione del legionario: al posto del pane, difficile da conservare e trasportare, ogni soldato riceveva una determinata quantità di farro. Nella sua Naturalis historia, Plinio non manca di ricordare il ruolo fondamentale di questo cereale nell’Antica Roma: “Di tutti i cereali il popolo romano per trecento anni usò il farro”. Del resto, la stessa parola “farina” deriva dal nome di questo particolare tipo di frumento.  

 

Che, oggi, sta conoscendo una rinnovata fortuna anche per la sua sostenibilità sul piano della produzione e del potere nutrizionale.  Si tratta difatti di una pianta rustica, con una bassa richiesta nutrizionale e molto competitiva con le piante infestanti, coltivabile anche in aree marginali e particolarmente adatta al metodo biologico di produzione, che non ricorre all’uso di diserbanti e fertilizzanti chimici.  Il farro perlato bio Ohi Vita proviene infatti da coltivazioni che non prevedono trattamenti con fitofarmaci e non contengono OGM per un prodotto dal gusto genuino che conserva integre tutte le sue proprietà organolettiche. Per questo è certificato con il logo Euro-leaf: un patto di fiducia tra produzione, territorio e consumatore.

 

Il farro perlato Ohi Vita cuoce rapidamente e può essere conservato in frigorifero per due o tre giorni, se posto all’interno di un contenitore ermetico.  Nel caso ne avanzasse un po’, un’ottima ricetta per impiegarlo può essere una ricca insalata, pensata come piatto unico: unire il farro avanzato ad una manciata di fagiolini freschi puliti, lavati e cotti a vapore o lessati in acqua salata (basta che restino croccanti), due patate lessate e tagliate a cubetti, pesto fresco e olio extravergine d’oliva. Questa insalata va servita tiepida ed eventualmente, a piacere, si possono aggiungere delle scaglie di Parmigiano o di pecorino.

 

Buon appetito a tutti!

 

Novembre, mese del tartufo. Un’eccellenza italiana nel segno della sostenibilità e della biodiversità

Il prezzo di sua maestà, il Tuber magnatum Pico o più volgarmente tartufo bianco, si sa che non scherza. Responsabilità quest’anno anche, se non soprattutto, di una annata difficile per le alte temperature e per le scarse precipitazioni. Condizioni climatiche non favorevoli perché il tartufo si sviluppa in terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione.

 

Ma il tartufo bianco, un’eccellenza di diverse località italiane come il territorio di San Miniato (Pisa), è uno dei grandi protagonisti dell’autunno inoltrato. La 51esima edizione della Mostra mercato di San Miniato animerà per tutto novembre il comune toscano trasformandolo in una delle capitali del  tartufo in Italia. Il tema scelto quest’anno è la sostenibilità ambientale.

 

L’ecosistema del territorio regala un vero e proprio re della tavola che cresce solo in un ambiente sano e, per questo, lo slogan scelto dagli organizzatori per quest’edizione è “tartufo per il futuro”.

 

“Di un vero e proprio tesoro per la Toscana” ha parlato il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo che ha aggiunto: “Voglio mandare un messaggio forte: non può esserci tartufo di qualità senza un ambiente sano e allora è necessario investire nella sostenibilità ambientale, costruire le condizioni perché questi luoghi siano sempre più sostenibili. Tutto questo è possibile grazie al nostro impegno, ma soprattutto a quello dei tartufai che mantengono vivo l’ecosistema e che permettono di far conoscere al mondo una delle nostre eccellenze.

 

Si tratta, infatti, di uno strumento molto potente di valorizzazione del territorio e anche la certificazione di un ambiente sano, integro e incontaminato. Perché questo incredibile fungo ipogeo necessita per il suo sviluppo e la sua maturazione un ecosistema con standard di biodiversità decisamente elevati. L’uomo è costretto non solo a mantenere l’ambiente così com’è, ma anche a salvaguardarlo. Con un mercato in costante crescita, è necessario attivarsi su piani ambientalistici in grado di creare nuove riserve e nuovi habitat adatti alla sua crescita.

 

Insomma, a San Miniato è l’appuntamento più atteso dell’anno. A raccontare questa 51esima edizione il presidente della Fondazione San Miniato promozione Marzio Gabbanini: “Il tema scelto quest’anno per la Mostra mercato è quello della sostenibilità ambientale, fanno parte della Mostra le conferenze e un convegno proprio sul tartufo che dal dicembre del 2021 è stato riconosciuto dall’Unesco bene immateriale dell’umanità. Vogliamo proporre San Miniato come capitale toscana del tartufo non solo perché è un prodotto ottimo, ma perché a San Miniato si comincia a lavorare con congressi e studi per far si che il nostro tartufo sia conosciuto e abbia il ruolo che merita”.

 

 

Una colazione da re, ricca, varia e preferibilmente salata, come scelta quotidiana di benessere

Troppo spesso, presi dai ritmi frenetici della vita quotidiana, siamo tentati di guadagnare un po’ di sonno a spese della prima colazione, limitandoci a un frettoloso caffè o, per i più piccoli, a uno snack consumato al volo. Ma è un errore, che può avere conseguenze significative sul nostro stile alimentare e sul benessere complessivo. Gli esperti nutrizionisti, non si stancano di ripetere che la colazione, come primo pasto della giornata, deve essere ricca, abbondante, equilibrata e completa, per sostenerci nelle nostre attività e contrastare possibili sonnolenze, mancanza di concentrazione e ipoglicemia.

 

La colazione dovrebbe rappresentare circa il 30% dell’introito calorico quotidiano, bilanciato tra proteine, carboidrati e grassi, lasciando spazio a latte o yogurt, frutta fresca, pane o fette biscottate, uova, semi oleosi, come semi di lino, chia, girasole, sesamo, e frutta a guscio, marmellata, cereali, oltre alle bevande calde come il caffè o il tè.

 

L’ideale sarebbe privilegiare una colazione salata rispetto a quella dolce, che invece rientra maggiormente nelle abitudini degli italiani, pur non rappresentando la scelta migliore. “Le colazioni con un elevato carico di carboidrati raffinati generano picchi di glucosio e insulina che fanno salire in modo esponenziale desiderio di cibo, aumento di peso e alterazioni ormonali. Il primo pasto della giornata determina le scelte del resto dei pasti. L’obiettivo è una colazione che mantenga equilibrati i livelli di glucosio e insulina, che faccia sentire soddisfatti, che fornisca nutrienti per le prestazioni cognitive e che ci aiuti a resistere allo stress”, ha spiegato la nutrizionista Beatriz Larrea.

 

Tutti gli studi più recenti a livello nazionale e internazionale confermano questo approccio di valorizzazione della prima colazione, come vero e proprio pasto, prevalentemente salato. Uno studio condotto dall’Università di Teramo sugli anziani in Abruzzo, analizzando le caratteristiche dei pasti in relazione alla longevità ha rivelato come circa il 90% della popolazione sopra i novant’anni, sia abituato a consumare una colazione generosa preferibilmente salata, e a lasciare un lungo intervallo di riposo dell’apparato digerente, anche 17 ore tra la cena e il pranzo successivo, riducendo così lo stress del sistema immunitario e del metabolismo.

 

Analogamente l’indagine Meal Frequency, pubblicata su The Lancet, studiando la relazione tra frequenza dei pasti, sovrappeso e tolleranza al glucosio, ha dimostrato che le stesse calorie fanno ingrassare di più la sera rispetto alla mattina e che le persone che mangiano di più al mattino e a pranzo riescono più facilmente a perdere/mantenere il peso, andando incontro a un minor rischio di sviluppare diabete di tipo 2, sindrome metabolica e sovrappeso.

Nella scelta di che cosa consumare a colazione è dunque importante inserire soprattutto quegli zuccheri che forniscono energia al nostro corpo, ovvero gli zuccheri complessi, limitando molto quelli semplici, che producono energia di breve durata, come zucchero, miele e prodotti industriali molto processati. Mentre ottimi alimenti salati per la prima colazione possono essere dei toast con formaggio magro oppure uova strapazzate (anche solo l’albume se si hanno problemi di colesterolo) o ancora salmone, ricco di Omega 3, accompagnati da frutta fresca o una spremuta di agrumi, consigliata soprattutto nella stagione fredda alle porte.

 

Teneri e dolci, i Piselli biologici Ohi Vita portano il gusto fresco della primavera sulla nostra tavola

Ricchi come sono di fibre e proteine vegetali, i Piselli dolci bio Ohi Vita, già lessati e pronti all’uso, sono leggeri, digeribili e apprezzati da tutti per il loro gusto inconfondibile e delicato e la loro consistenza tenera.

E pensare che per molti secoli i piselli venivano consumati soltanto secchi e che fu probabilmente introdotto in Italia l’uso di mangiarli freschi. I cuochi al seguito di Caterina de’ Medici, andata sposa di Enrico II, diffusero poi l’abitudine anche in Francia, fino a quando il consumo di piselli novelli diventò una vera e propria moda alla corte di Luigi XIV. Da allora la dolcezza di questo legume lo rese un cibo prelibato presente sulla tavola delle classi più agiate. Ma i piselli sono protagonisti anche di ricette della nostra tradizione popolare: a Venezia, sotto la dominazione austrica, il grido “Risi e bisi e fragole” era un motto risorgimentale per nominare il tricolore italiano.

 

Con un apporto calorico limitato, questi legumi ci forniscono moltissimi nutrienti preziosi per il nostro benessere. Ricordiamo che i piselli, come tutti i legumi, andrebbero sempre consumati in abbinamento con i cereali, perché l’integrazione degli aminoacidi di entrambi aumenta il complessivo valore proteico della pietanza.

 

Proteine vegetali, dunque, ma anche Vitamine. La presenza di Vitamine del gruppo B sostiene il buon funzionamento del metabolismo e del sistema nervoso, mentre la vitamina A, importante per la salute della pelle, insieme a beta-carotene e a luteina/zeaxantina protegge dagli stati ossidativi.

Il buon quantitativo di fibre presente nei piselli favorisce inoltre le funzioni gastrointestinali e aiuta a tenere sotto controllo il colesterolo, a vantaggio del sistema cardiocircolatorio. Potassio, fosforo, ferro e calcio completano il profilo nutrizionale di questi legumi, che hanno la virtù di indurre sazietà.

 

Consumare piselli fa bene a noi, ma anche all’ambiente, perché il pisello, come tutte le leguminose, è una pianta miglioratrice dell’ambiente in cui cresce fissando nel suolo l’azoto, un nutriente utile per la fertilità dei suoli.

Per questo la coltivazione di legumi e la promozione di un loro sempre maggiore consumo come fonte proteica alternativa alla carne all’interno di una dieta variata ed equilibrata rientrano oggi nella Politica agricola europea come fattore di sviluppo sostenibile del settore agroalimentare.

L’Unione Europea con più di 1 milione e mezzo di tonnellate, è il secondo produttore mondiale di piselli, che sono una coltivazione diffusa soprattutto in Francia, Inghilterra e Ungheria.  Da qui provengono i Piselli dolci bio della linea Ohi Vita, coltivati secondo i criteri rigorosi del Disciplinare biologico che esclude l’impiego di sostanze chimiche di sintesi e di OGM. La tracciabilità e il controllo di tutti i passaggi della filiera produttiva consentono di garantire la sicurezza e l’elevata qualità del prodotto.

 

Made in Italy alimentare: i giovani sono disposti a pagare di più per acquistarlo ma è anche il più falsificato

Gli italiani non solo riconoscono il valore dei beni e servizi realizzati in Italia, ma sono anche disposti a pagare di più per acquistarli: circa la metà degli intervistati dalla recente ricerca Kroll/Nielsen si dice infatti pronta a spendere fino al 20% in più rispetto ai prezzi medi del mercato. La propensione all’acquisto del Made in Italy, anche a fronte di una maggiore spesa, è diffusa soprattutto tra i giovani: la fascia di età tra 18 e 24 anni, infatti, risulta quella maggiormente disponibile a spendere oltre il 50% in più per un articolo di origine italiana.

 

Questo è vero in particolare per alcune categorie merceologiche come i prodotti per la cura del corpo e il make up, indicati dal 20,4% degli intervistati fino a 24 anni di età, la ristorazione (17,3%), i prodotti alimentari (16,4%), i servizi turistici (14,5%) e il settore moda/abbigliamento (13,3%). A mettere d’accordo tutte le generazioni coinvolte nella ricerca, invece, risulta la disponibilità di spendere di più per acquisti nel comparto agricoltura/alimentare: a livello complessivo, il 9,5% del campione è disposto a pagare oltre il 50% in più rispetto ai corrispondenti prodotti non Made in Italy. La qualità della produzione nazionale, inoltre, viene riconosciuta anche nel settore moda/abbigliamento: solo il 15,1% degli intervistati, infatti, non è disposto a spendere di più rispetto al prezzo medio di mercato.

 

La disponibilità a una spesa maggiore per specifici beni e servizi Made in Italy si ritrova, in primo luogo, nell’importanza che, al momento dell’acquisto, viene attribuita alla produzione nazionale. Tra i settori in cui l’attenzione dei consumatori risulta più alta, infatti, ci sono tutti quei comparti nei quali il brand Made in Italy è considerato tradizionalmente forte. In modo particolare agricoltura e alimentare, settori indicati da oltre la metà del campione (57,4%), seguiti dalla ristorazione, dal turismo e dalla moda/abbigliamento

 

Il fascino del Made in Italy è avvertito soprattutto dai giovani che, in determinati settori, sono disposti a pagare anche oltre il 50% in più per un prodotto di origine italiana. Le generazioni più recenti, del resto, sono sempre di più alla ricerca di prodotti etici e sostenibili, ma anche di nuovi valori come il luogo di origine.

 

Un altro aspetto importante del Made in Italy è quello connesso alla sua contraffazione e alla sua imitazione. In questo senso, per sostenere le aziende in questo sforzo, secondo il 58,4% del campione sarebbe necessaria l’istituzione di certificazioni di garanzia che permettano di tracciare il percorso del prodotto: dall’acquisto delle materie prime alla produzione, fino alla vendita. Inoltre, per tutelare il valore del Made in Italy, il 36,5% degli intervistati ritiene opportuno, come forma di protezione, l’introduzione di marchi aggiuntivi da inserire sui beni per renderne più difficile la contraffazione.

 

Anche perché vale ben 120 miliardi il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo. Sulla spinta dei recenti eventi geopolitici che frenano gli scambi commerciali, favoriscono il protezionismo e moltiplicano la diffusione di alimenti contraffatti che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale, Coldiretti stima come “oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre siano falsi. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo la Coldiretti ci sono i formaggi partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tutti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano”. Anche i vini vengono falsificati, “dal Chianti al Prosecco che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata”.

 

Una piccola riserva di benessere e di energia? Con i Semi di sesamo decorticati bio Ohi Vita

I semi di sesamo uniscono in modo unico le loro eccezionali proprietà nutrizionali con una insuperabile versatilità di impieghi in cucina. Ottimi nell’impasto di pane e grissini, per arricchire insalate e nell’impanatura delle polpette, sono, prima di tutto, una fonte di benessere.

Il buon contenuto di acido folico e di polifenoli conferisce loro proprietà antiossidanti, utili per contrastare l’azione dei radicali liberi sul nostro organismo. Come integratori naturali di zinco, contribuiscono anche a rinforzare il sistema immunitario e a contrastare l’affaticamento mentale, mentre il contenuto di calcio può essere utile per la salute delle ossa. Senza dimenticare che i grassi insaturi di questi semi oleosi, come Omega 6 e Omega 3, svolgono una funzione utile nella prevenzione delle malattie cardiocircolatorie.

 

Il sesamo è una pianta erbacea della famiglia delle Pedaliaceae, originaria dell’India e dell’Africa. I suoi semi si mangiano interi o decorticati, secchi o tostati, ma vengono anche utilizzati come materia prima per l’estrazione di un ottimo olio alimentare.

 

Dai residui della spremitura dei semi di sesamo si ricava anche una farina molto ricca di minerali come il calcio, di grassi nobili e di sapore intenso. Per alcune popolazione dellIndia e dellAfrica, il sesamo costituisce un alimento di importanza assoluta e l’olio che ne si ricava svolge la funzione che per noi corrisponde a quella dell’olio di oliva. Ci sono tracce della coltivazione del sesamo che risalgono a 4000 anni prima di Cristo e il suo uso è entrato di diritto in tutte le cucine del mondo: dal sushi uramaki giapponese alla salsa tahina, una crema di semi di sesamo usata soprattutto in Grecia, Nord Africa e Oriente, dal torrone siciliano giuggiolena al gomasio, un condimento ottenuto da semi di sesamo e sale marino. In Hindi la parola stessa olio deriva dalla parola sanscrita che sta per sesamo e, anticamente, nelle cerimonie funebri indiane era in uso offrire vasi di sesamo nero per favorire il passaggio del defunto nell’aldilà: ancora oggi i semi di sesamo sono collegati alla sacralità e vengono considerati un simbolo di immortalità.

 

Nella fiaba di Ali Babà e i 40 ladroni si pronuncia la famosa frase Apriti Sesamo! per muovere la pietra che chiude la caverna ricca di tesori incredibili. Perché proprio il sesamo? Si sono moltiplicate nel tempo le teorie, ma sembrano tutte convergere sui benefici di questo piccolo seme celebre e utilizzato anche in Persia. Nella storia, Alì Babà sente per caso il capo dei ladroni esclamare la frase e vede aprirsi l’ingresso della caverna, così ritorna per accedere al tesoro. Anche suo fratello Kasim, però, ne viene a conoscenza ma, una volta entrato nella caverna, non riesce più a uscirne, non ricordando la formula e confondendo il sesamo con altre piante.

 

Ma sono soprattutto le proprietà nutrizionali dei semi oleosi a renderli così utilizzati: sono, infatti, molto calorici ed energizzanti ed hanno un alto potere saziante. Inserirli nella propria dieta significa dare un contributo al proprio benessere nel segno della sostenibilità. In fondo, uno stile di vita sano, fondato su una alimentazione corretta, può rappresentare un contributo prezioso a favore della salute individuale e del rispetto dell’ambiente. Conoscere il cibo e le materie prime, alternare le fonti proteiche e privilegiare cibi ricchi sotto il profilo nutrizionale, come possono essere i semi oleosi, significa anche privilegiare produzioni che puntano sulla qualità, piuttosto che sulla quantità, preservando lambiente che ci circonda, anche a vantaggio delle generazioni future.

 

I Semi di sesamo decorticati Ohi Vita sono certificati con logo Euro leaf che ne attesta la provenienza da agricoltura biologica, un modello che rende semplice e sostenibile il patto di fiducia tra produzione, territorio e consumatore. Provengono, infatti, da coltivazioni che non prevedono trattamenti con fitofarmaci e non contengono OGM. L’agricoltura biologica in questo modo contribuisce a promuovere la fertilità dei suoli, a proteggerli dal rischio di erosione e tutelare la biodiversità dell’ecosistema agricolo.

 

 

Saporita, profumata e sostanziosa, dalla campagna toscana, e passando per la corte de’ Medici, arriva la Ribollita

Con l’arrivo dell’autunno, è il momento di preparare un piatto tipico della tradizione toscana, che come accade per molte ricette, da popolare che era si è trasformato in una raffinata prelibatezza: la Ribollita. Chiamata da Pellegrino Artusi “zuppa di magro dei contadini”, questo piatto vanta origini antiche che la rivelano conosciuta anche alla corte di Cosimo II de’ Medici.

 

Tre sono gli ingredienti protagonisti indiscussi della Ribollita: il cavolo nero, una varietà molto saporita che acquisisce gusto con le prime gelate; i fagioli cannellini, secchi e messi in ammollo la sera prima; e il pane raffermo di tipo toscano, rigorosamente senza sale e cotto a legna.

 

Il nome, poi, fa riferimento al procedimento che prevede la ri-cottura della zuppa che veniva preparata in grande quantità per essere poi ravvivata per diversi pasti.  Solitamente infatti la zuppa di legumi e verdure veniva preparata il venerdì, giorno di magro, e poi consumata fino a domenica, spesso con l’aggiunta di avanzi come le cotiche del prosciutto.

INGREDIENTI

  • 600 g di cavolo nero
  • 2 patate
  • 1/2 cipolla
  • 2 costa di sedano
  • 250 g di fagioli cannellini secchi
  • 200 g di conserva di pomodoro
  • acqua calda qb
  • olio extravergine di oliva
  • pane toscano raffermo
  • aglio
  • sale
  • pepe

Mettere i fagioli ammollo la sera prima della preparazione. Procedere facendo rosolare nell’olio extravergine di oliva e usando una pentola dai bordi alti il trito fatto con la mezza cipolla, il sedano e l’aglio. Aggiungere le patate sbucciate e tagliate a dadini e mescolare per qualche minuto. Aggiungere la conserva di pomodoro, i fagioli ammollati e il cavolo nero tagliato a listarelle. Mescolare per far insaporire, coprire con circa due litri di acqua calda e far cuocere a fuoco gentile per almeno due ore, aggiustando di sale.

Ottima se preparata al mattino per la sera, si serve aggiungendo fette di pane, leggermente strofinate con aglio, se gradito, un filo di olio di oliva evo a crudo e un giro di pepe.  Secondo la tradizione toscana andrebbe anche aggiunta, come ultimissimo tocco saporito, una spolverata di pepolino, che altro non è che il timo selvatico.

L’agroalimentare protagonista a Wwworkers camp 2022 per il Futuro circolare delle PMI e delle aziende artigiane made in Italy

Tra settore agroalimentare e imprese che mettono al centro l’economia circolare il rapporto è sempre più stretto. Perché quelli che sono scarti e sottoprodotti dei processi di lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli possono essere in realtà preziose materie prime seconde per altre filiere. E la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica, poste al servizio di un approccio che contrasta lo spreco di materia, valorizzandone tutte le potenzialità, possono favorire la creazione di possibilità produttive del tutto nuove

 

L’ultima edizione di wwworkers camp, l’incontro annuale dedicato alle PMI e alle imprese artigiane che si tiene alla Camera dei Deputati, è stata interamente dedicata a trenta aziende del made in Italy, che nella sostenibilità, nella digitalizzazione e nell’economia circolare hanno trovato il proprio core business. E tra queste circa il 40% è legato alla produzione agricola: dalle erbe officinali all’apicoltura, dalle coltivazioni idroponiche alla torrefazione a impatto ambientale zero, sono tantissime le aziende che stanno costruendo il “Futuro circolare” del nostro Paese, come indicato dalla parola chiave dell’appuntamento di quest’anno.

 

Ma vediamo quali sono le aziende circolari del settore agroalimentare, che hanno partecipato all’iniziativa.

3Bee è una start-up agritech che, grazie al suo network di 10 mila apicoltori in tutta Italia, ha creato il programma di ricerca, sviluppo ed economia circolare ‘Adotta un alveare’ finalizzato a proteggere le api e la biodiversità, grazie all’applicazione di tecnologie innovative.

Bioagrimar è una azienda agricola biologica che si occupa di cerealicoltura, zootecnia e olivicoltura, impiegando solo energia solare e reimpiegando tutti i prodotti di scarto nell’allevamento.

Molini Pivetti, con cento anni di storia alle spalle, è un’azienda impegnata nella produzione di farine con filiera interamente certificata (CSQA) che ha scelto la sostenibilità ambientale come obiettivo prioritario.

Circular Farm ha sviluppato un sistema di coltivazione di funghi in acquaponica, partendo dai fondi di caffè, mentre il substrato esausto rigenerato può diventare concime o biogas per le serre di produzione.

Il dono dell’erba opera nel mondo del design, utilizzando gli scarti di una varietà antica di aglio come materia prima per oggetti di arredo e cartoleria.

Le Green House è il primo Consorzio di aziende specializzate nella coltivazione di agrumi in serre fotovoltaiche (40 ettari), che ospitano circa 11 mila piante.

PuroSole è una torrefazione artigianale che ha ideato un sistema brevettato per la tostatura del caffè a zero impatto ambientale, sfruttando il principio degli specchi di Archimede per ricavare il calore necessario.

Gnavolini Raccolta Sapore si dedica all’olivicoltura e alla produzione di olio extravergine di qualità da ormai quaranta anni, utilizzando solo energia da fonti rinnovabili e reimpiegando tutti i prodotti di scarto dell’attività.

HiWeiss è una start up che ha brevettato un processo innovativo in grado di isolare le proteine vegetali senza l’uso di additivi chimici e OGM free, preservandone i valori nutrizionali e le proprietà funzionali

Regusto è una piattaforma innovativa che intende contrastare lo spreco alimentare introducendo il modello di food sharing for charity e la tecnologia blockchain per garantire la digitalizzazione e la tracciabilità dei flussi economici e di prodotto.

Vegas, con il marchio Cosmeteria Verde, commercializzato on line, propone una linea di prodotti cosmetici green basati su eccellenze botaniche italiane, raccolte e lavorate a km0, secondo rigorosi dettami di rispetto ambientale, green anche nel packaging.

Viva la pappa col pomodoro, anche d’inverno con i gustosi Pomodori pelati interi bio Ohi Vita

Questo incredibilmente semplice e gustoso piatto toscano comincia a essere conosciuto  per la prima volta fuori dai confini della regione prima con Il giornalino di Gian Burrasca, celebre romanzo di inizio Novecento in cui il protagonista invoca la pappa col pomodoro per tutti gli ospiti del suo collegio. E, a metà anni Sessanta, in occasione della trasposizione televisiva del libro dello scrittore fiorentino Vamba, per la colonna sonora di Rita Pavone, scritta da Lina Wertmüller e musicata da Nino Rota con l’omonimo titolo.

 

La pappa col pomodoro è una ricetta contadina, saporita ed economica perché parte dal pane raffermo e si arricchisce con pochi elementi semplici come il pomodoro, l’olio extravergine d’oliva, il brodo vegetale e il basilico.

 

È una delle ricette preparate con gli avanzi più amate di sempre e il trucco sta proprio nel pane, meglio se senza sale e toscano. Senza tralasciare, ovviamente, il pomodoro che deve essere dolce e, d’inverno, può essere sostituito con degli ottimi pelati come i Pomodori pelati interi Ohi Vita. Un prodotto 100% italiano, ricco di gusto e di preziosi micronutrienti come il licopene, un potente antiossidante, con tutta la qualità del biologico.

La pappa al pomodoro è ottima anche il giorno dopo: basta conservarla in frigo e riscaldarla a fuoco molto dolce. Quella che proponiamo è una variante semplice ma ne esistono anche di molto diverse tra loro. L’importante è ricordarsi che, secondo la tradizione toscana, non va mai, comunque, aggiunto il formaggio.

 

Perciò… Viva la pa, pa, pappa

Col po, po, po, po, po, po, pomodoro

Viva la pa, pa, pappa

Che è un capo, po, po, po, polavoro

Viva la pa, pappa pa, ppa

Col po, po, pomodor.

 

Pappa al pomodoro

Ingredienti (per 4 persone)

400 gr di pomodori pelati interi bio Ohi Vita

300 gr di pane toscano raffermo

1 litro di brodo vegetale

1 spicchio d’aglio

Qualche foglia di basilico

Olio extravergine di oliva

Sale e pepe

 

Procedimento

In una casseruola, meglio se di coccio, scaldare l’olio extravergine d’oliva con uno spicchio d’aglio fino a farlo dorare senza che bruci. Togliere l’aglio e aggiungere i pomodori pelati schiacciandoli con una forchetta.

Aggiustare di sale e di pepe e lasciarli cuocere a fuoco dolce con un coperchio.

Tagliare il pane, meglio se toscano e raffermo, a cubetti e metterlo in una ciotola, poi coprire con il brodo vegetale molto caldo lasciando che il pane si ammorbidisca per bene assorbendo tutto il liquido.

Aggiungere il pane nella casseruola col pomodoro e mescolare con cura fino a quando non sarà completamente disfatto, avendo cura di aggiungere altro brodo se la pappa dovesse risultare troppo asciutta.

Lasciate riposare la pappa al pomodoro e servirla calda nelle fondine con del basilico fresco e un giro d’olio extravergine d’oliva.

Mangiare presto la sera? Migliora sonno, digestione e umore

Si scrive Early Bird Dinner e si traduce come cena mattiniera, nel senso di mangiare un po’ prima del solito alla sera. È una tendenza che nasce nell’ambiente della ristorazione, soprattutto durante il periodo dei lockdown per garantire un accesso più scaglionato in sala. Ma che sembra continuare, anche perché cenare in orario anticipato consente di sedersi con calma in un ristorante poco affollato e avere poi il tempo per andare a teatro, al cinema o a un concerto. L’offerta di cibo a tutte le ore del giorno è diventata sempre più diffusa e il fenomeno sicuramente agevola questa tendenza se non fosse che, però, l’idea di cenare presto ha spesso risentito di una percezione che l’ha relegata all’abitudine delle persone di una certa età.

Cenare alle 19, alle 18 o, perfino, alle 17 non è però un’idea stramba, anzi viene sempre più considerata come salutare. Soprattutto leggendo i risultati di una nuova ricerca del Brigham and Women’s Hospital, pubblicata sulla rivista scientifica Cell Metabolism, che suggerisce di anticipare in particolare l’orario di questo pasto contenendo l’alimentazione della giornata in una finestra di dieci ore.

 

I motivi per mangiare presto nel corso della giornata? Secondo lo studio, i partecipanti che hanno consumato i pasti quattro ore più tardi erano più affamati, bruciavano calorie a un ritmo più lento e mostravano cambiamenti nel corpo che promuovevano la crescita del grasso.

 

I ricercatori hanno fatto in modo che 16 pazienti in sovrappeso consumassero gli stessi cibi in orari diversi: uno con i pasti all’inizio della giornata e l’altro circa quattro ore dopo. Ad esempio, ogni partecipante al primo gruppo alle 9, alle 13 e alle 17 e ogni partecipante dell’altro gruppo alle 13, alle 17 e alle 21. Coloro che hanno preso parte allo studio hanno registrato il livello di appetito e i ricercatori hanno raccolto campioni di sangue, livelli di temperatura corporea e dispendio energetico e in alcuni casi campioni di tessuto adiposo corporeo. Quando i partecipanti allo studio hanno mangiato più tardi nel corso della giornata, avevano livelli più bassi dell’ormone leptina, indicatore della sazietà, e livelli più che raddoppiati di fame. Test genetici hanno anche suggerito che vi è una crescita del grasso accompagnata da un’alimentazione in orari più tardi della giornata. Questa abitudine ha poi comportato il fatto che si bruciassero circa 60 calorie in meno.

Non mancano certo altre riflessioni e diversi studi sui benefici di consumare i pasti serali non troppo tardi, magari andando subito dopo a letto. O, peggio ancora, addormentandosi ancora con il boccone in bocca sul divano davanti alla televisione. Perché cenare presto aiuta a controllare il peso dal momento che le calorie che uno assume se non vengono utilizzate possono progressivamente essere immagazzinate sotto forma di grasso. Senza dimenticare che avere tempo per la digestione prima di dormire consente al corpo di stabilizzare meglio i livelli di zucchero nel sangue migliorando l’umore e conservando quel po’ di energia che serve anche per svolgere le tante attività che si accavallano prima del letto, anche per preparare la giornata successiva.

Inoltre, godersi del tempo tra cena e sonno, migliora anche la salute dellapparato digerente, evitando problemi come il reflusso o il gonfiore addominale. Preparando, tra l’altro, un riposo più tranquillo perché anche lo stomaco avrà ridotto la su attività e probabilmente i sogni saranno anche loro riconoscenti.