Fresco o stagionato, magro o grasso, a pasta molle o dura, il formaggio non può mancare sulla nostra tavola. Nella giusta quantità

Una dieta per essere equilibrata e salutare deve essere variata e comprendere tutti i principali nutrienti quali proteine, fibre, carboidrati, lipidi, vitamine e Sali minerali. Inserire nella propria dieta il formaggio rappresenta pertanto una scelta alimentare corretta, a patto di consumarlo nella giusta quantità.

 

Il formaggio infatti è una buona fonte di proteine, minerali quali calcio e fosforo, vitamina A, D e vitamine del gruppo B, ma anche di grassi saturi, sale (sodio) e colesterolo potenzialmente dannosi, se assunti in modo eccessivo.

 

Innanzi tutto occorre tenere presente che non si può parlare di formaggio in senso generale, perché ne esistono diversi tipi e varietà.

 

I formaggi infatti si classificano in base:

  • al latte da cui sono ricavati, che può essere di pecora, capra, bufala, misto;
  • alla quantità di acqua che contengono, per cui si parla di formaggi a pasta molle (più del 45% di acqua); semidura (tra il 35 e il 45%); dura (inferiore al 35%);
  • alla temperatura a cui viene portata la cagliata durante la lavorazione, entro i 42°, il formaggio si definisce a pasta cruda; oltre i 46° si parla di formaggio a pasta cotta;
  • alla stagionatura, per cui si dice fresco il formaggio la cui maturazione dura fino a 29 giorni e stagionato quello con una maturazione superiore a 30 giorni (con vari livelli di stagionatura a seconda del tempo);
  • alla quantità di grassi presenti nella materia secca, per cui sono magri i formaggi con grasso inferiore al 20%, leggeri quelli con grasso tra il 20 e il 35%; grassi(con grasso superiore al 35%); molto grassi (+ 53%).

 

 

Per variare le fonti proteiche, è bene consumare il formaggio 2-3 volte alla settimana, senza però consumarlo insieme a carne, pesce e uova.

 

La Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), società scientifica che riunisce gli studiosi e gli esperti della nutrizione nei suoi differenti aspetti, nelle Linee Guida LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) raccomanda le seguenti porzioni, a seconda del tipo di formaggio scelto, che deve essere sempre di buona qualità:

  • 125 grammi di latticini(come yogurt e latte) anche in due porzioni al giorno;
  • 40/50 grammi di formaggi stagionati, come il grana, il parmigiano o il pecorino;
  • 100 grammi di formaggi freschi, come la mozzarella, la ricotta o lo stracchino.

 

Nonostante l’apporto calorico considerevole, soprattutto nel caso dei formaggi più grassi, il consiglio è di non rinunciare mai a questo alimento, al suo gusto e alla sua versatilità, visto che in quantità limitate anche i lipidi possono giovare all’organismo, per produrre calore ed energia e costruire il nostro apparato muscolare.

 

Freschezza, semplicità, stagionalità e origine dei cibi guidano le nostre scelte di consumo: la ricerca dell’Osservatorio Reale Mutua e Slow Food

Siamo consumatori sempre più attenti e preparati e nel piatto vogliamo mettere delle certezze. È quanto emerge dalla ricerca promossa dall’Osservatorio Reale Mutua sull’agricoltura, in collaborazione con Slow Food e condotta da Nextplora su un campione rappresentativo di circa 1.800 italiani.

Il primo requisito, indicato dall86% degli intervistati, è la freschezza dei cibi, rispetto ai pre-cotti, pronti o surgelati. Accanto a questo, il 22% dichiara di voler conoscere origine e modalità di produzione di quello che acquista, mentre il 17% è interessato anche ai valori sociali della filiera riguardanti la dignità e la tutela del lavoro e della salute degli addetti. Per questo, sarebbero molto apprezzate etichette “narranti”, che riportassero anche informazioni circa l’equità sociale e i metodi di coltivazione e/o allevamento.

 

Si tratta di un approccio responsabile e consapevole, che sempre più guida le nostre abitudini di consumo e si traduce in un’elevata propensione all’acquisto di prodotti di prossimità (29%) e stagionali (36%), preferiti anche per sostenere le economie agricole locali (30%). Per il 77% degli intervistati, il canale di acquisto preferito resta il supermercato, a cui si affiancano i mercati di zona (28%) e le botteghe di quartiere (16%).

 

Per quel che riguarda i consumi, un intervistato su tre (34%) dichiara di assumere frutta più volte al giorno mentre un ulteriore 34% la consuma solo una volta al giorno. Circa la verdura, le percentuali variano tra il 32% e il 28%. Pasta e riso strutturano i nostri menu almeno una volta al giorno per il 39% del campione; i legumi, invece, sono portati in tavola 2/3 volte a settimana dal 42%.

Il pesce viene consumato una volta alla settimana dal 43%, così come la carne rossa, mentre il consumo di carne bianca è in crescita e arriva a 2/3 volte a settimana per più della metà degli intervistati.

«I dati dell’Osservatorio Reale Mutua suggeriscono che gli italiani hanno acquisito una sempre maggiore consapevolezza rispetto ai valori legati a un cibo buono, pulito e giusto: territorialità, stagionalità e la ricerca di prodotti non processati lo testimoniano. Ma c’è di più: inizia a diffondersi anche la consapevolezza che un regime alimentare è sano non solo quando è adeguato dal punto di vista nutrizionale, ma se promuove la salute umana e rispetta quella del pianeta – commenta Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia – Questa sensibilità degli italiani può essere una grande chance che, soprattutto in questo frangente storico, non può essere sprecata. La politica deve dare risposte precise e mettere in campo strumenti che consentano scelte alimentari consone e garantiscano la massima trasparenza della filiera produttiva a cominciare dalle etichette, chiare ed esaustive di tutti i valori che gli italiani vogliono ritrovare nel loro cibo».

 

Sempre più biologico in ristoranti e bar: anche “fuori casa” l’offerta di prodotti sostenibili e rispettosi dell’ambiente sta crescendo

Attenzione alla provenienza degli alimenti, sostenibilità della produzione e qualità orientano sempre più le scelte dei consumatori e la ristorazione segue il trend, diventando addirittura un fattore di traino per la crescita del mercato del biologico.   Lo rivela l’indagine Nomisma per l’Osservatorio Sana, realizzato da FederBio e Naturland e cofinanziato dall’UE nell’ambito del programma Being Organic in EU.

 

I dati, elaborati su un campione di 250 fra ristoranti e bar e stati presentati all’ultima edizione di Sana, salone internazionale del Biologico e del Naturale di Bologna, parlano chiaro: quasi 8 ristoranti su 10 e 6 bar su 10 utilizzano ingredienti biologici, soprattutto latte, ortofrutta, farine e uova. Molto diffusa e apprezzata è anche l’offerta di vini bio nella carta dei vini, con l’85% dei ristoratori e più di 7 baristi su 10 che ne propongono almeno uno.

 

Se le vendite di biologico nel mercato italiano hanno raggiunto i 5 miliardi di euro (luglio 2021-luglio 2022) lo si deve anche al miliardo in più registrato dai consumi “fuori casa”, che si è aggiunto ai l 4 miliardi dei consumi domestici, consentendo così di raggiungere un aumento complessivo del 53% rispetto all’anno precedente. Oggi gli utilizzatori di cibo bio in Italia rappresentano l’89% della popolazione italiana, rispetto al 53% che si registrava nel 2012.

Tra le motivazioni a favore della scelta biologica, gli esercenti indicano ragioni di carattere etico (il 62% dei ristoratori e il 38% dei baristi); di qualificazione del proprio locale (il 50% dei ristoratori e il 35% dei baristi); di soddisfazione di una richiesta sempre crescente da parte dei consumatori (il 25% dei ristoratori e il 34% dei baristi).

Il nostro Paese continua a essere leader a livello europeo per superficie agricola coltivata a biologico (17,4%) e per numero di operatori che continuano a crescere – ha commentato Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio-. Per la prima volta si registra una leggera decrescita dei consumi domestici, in controtendenza rispetto a quelli della ristorazione commerciale e collettiva e all’export, che si confermano veri e propri driver di crescita per l’intero settore. Occorre avviare un’efficace attività di promozione e comunicazione ai cittadini e ai titolari di esercizi commerciali sui valori del bio e dell’educazione alimentare per proseguire nel percorso che vede il nostro Paese leader in Europa nel settore”.

La formazione infatti è uno degli aspetti centrali delle prossime sfide del biologico: la ricerca Nomisma evidenzia come il 25% dei ristoratori e il 41% dei baristi ritengano di non possedere abbastanza informazioni sul metodo di produzione e sulle caratteristiche distintive e sostenibili dei prodotti a marchio bio da condividere con i propri clienti, anche per giustificare costi che sono più elevati rispetto a quelli degli altri prodotti.

Nell’ambito della ristorazione collettiva, infine, non vanno trascurate le mense scolastiche e il loro ruolo formativo per la promozione di stili di vista salutari e rispettosi dell’ambiente: le mense scolastiche biologiche hanno ricevuto 5 milioni di euro di finanziamenti ministeriali, destinati per l’86%, a ridurre i costi a carico dei beneficiari del servizio di mensa scolastica biologica e per il 14%, a realizzare iniziative di informazione e di promozione di una sana alimentazione.

Quelle specie di spugne naturali che assorbono i liquidi: i mille benefici (anche per l’ambiente) delle mucillagini nei semi di chia

Hanno un nome poco invitante ma fanno davvero bene al nostro organismo: le mucillagini sono glicoproteine. Ovvero, particolari proteine a cui sono legati carboidrati che vengono prodotte da molte piante come dai vegetali marini. Nelle piante le mucillagini servono ad accumulare acqua, ad agevolare la dispersione dei semi e a difenderne i tessuti da eventuali microorganismi aggressivi. E si possono trovare, tra l’altro, nelle patate, nelle mele cotogne, nel sedano, nei fichi, nella malva, nell’aloe vera, nella borragine come nei semi di lino e di chia.

 

Tutte piante che vengono tradizionalmente utilizzate per proteggere le mucose dell’apparato digerente e delle vie respiratorie, per migliorare il transito intestinale, oltre che per ridurre il senso di fame. Insomma si tratta, quando parliamo di mucillagine, di un mix di zuccheri complessi solubili che, a contatto con lacqua, si trasformano in una specie di gelatina che, come un spugna, assorbe liquidi aumentando di volume. Per questa sua proprietà, la mucillagine ha un ampio uso anche in cucina, ad esempio come legante nelle ricette dolci e salate in sostituzione delle uova.

 

Tra gli alimenti che contengono mucillagini, come abbiamo visto, ci sono senz’altro varie tipologie di semi. Come i semi di chia, un prodotto interessante che sta entrando nelle nostre abitudini alimentari da aggiungere per conferire un gusto particolare a succhi di frutta, macedonie, frullati e insalate.

 

I Semi di Chia bio Ohi Vita sono ricchi di acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6, utili per loro azione protettiva del cuore e per potenziare le funzioni del cervello, oltre che per avere effetti benefici sull’umore e per mantenere i livelli normali di colesterolo nel sangue.

 

Sono unottima fonte di calcio, che contengono in una quantità circa cinque volte superiore rispetto a una uguale quantità di latte. Questi semi contengono anche magnesio che rende il calcio più facilmente assimilabile: tutto questo rende la chia un alimento importante per chi è a rischio di osteoporosi per carenza di calcio, per chi non assume il latte e per le ossa e i denti in generale. I semi di chia sono anche una ricca fonte di fibre che promuovono il buon funzionamento dell’intestino e ne proteggono la salute.

 

I semi oleosi sono un alimento dallelevata densità nutrizionale per la ricchezza di sostanze nutrienti e antiossidanti che contengono. Una dieta che introduca abitualmente il consumo di semi oleosi promuove il benessere dell’uomo e insieme tutela l’ambiente. Tracciando un bilancio tra l’apporto nutrizionale dei semi e l’impatto ambientale che genera la loro produzione, infatti, si vede quanto siano vantaggiosi, sia per variare in modo salutare le fonti proteiche alimentari, sia in termini di risparmio di energia e risorse impiegate per produrli, con una conseguente riduzione delle emissioni di CO2. Scegliere i semi oleosi significa scegliere un alimento ricco, gustoso e sostenibile per l’ambiente, oggi e per il nostro futuro.

Farciti, in insalata, nella pasta e nei dolci: i fiori commestibili dall’alta cucina alla tavola di tutti i giorni

Viola, rosa, begonia, calendula, achillea, camomilla, caprifoglio, petunia, geranio, garofano, fiordaliso e molti altri: non sono solo belli, profumati e decorativi, ma anche commestibili.

 

I fiori edibili rappresentano una delle filiere emergenti del settore agroalimentare, con un aumento delle imprese produttrici del 600% in dieci anni. Il mercato è principalmente quello dell’alta ristorazione, della pasticceria e produzione di cocktail, ma si vedono sempre più spesso anche nei supermercati confezionati in vaschette di fiori misti.

 

Molti fiori e infiorescenze fanno già parte della cucina tradizionale, ma sono considerate verdure: cavolfiori, broccoli, carciofi, fiori di zucca, capperi. In realtà i fiori che si possono mangiare sono molti, precisa il centro di ricerche Crea: “Più di 1600, ma siamo più abituati ad utilizzarle per decorare giardini e balconi”. Naturalmente non possono essere mangiati i fiori che si comprano dai fioristi, precisa il Crea, perché vengono trattati con prodotti fitosanitari e pesticidi.

 

La filiera del fiore commestibile è per sua stessa natura, una filiera sostenibile, totalmente bio e a basso impatto ambientale che offre nuove opportunità di business e di crescita ai produttori ortofloricoli. Sviluppi, secondo il presidente dei Florovivaisti Italiani (affiliata a Cia-Agricoltori Italiani) Aldo Alberto, con un grande potenziale e che potrebbero essere un’occasione di rilancio per tutto il comparto.

 

Secondo un’analisi di mercato, fatta nell’ambito del progetto Antea, “dal 2010 al 2019 l’aumento delle imprese che producono questo prodotto è stato importante: ben il 600%. Nel complesso, restano però numeri piccoli: “in Italia ci sono in tutto circa un centinaio di imprese, con una superficie media che va dai 1000 e 5000 metri quadri e che dedicano al fiore commestibile in media circa 3000 metri quadri, prevalentemente in coltura protetta e in biologico o comunque a residuo zero”.

 

Queste imprese sono prevalentemente al Nord: nella Piana di Albenga in Liguria, in Toscana e Veneto. Ma ce ne sono anche nel Sud Italia, nella Piana del Sele. È una filiera piccola, emergente, ma che si sta consolidando perché i produttori un po’ più illuminati hanno cominciato a lavorare sul fiore edibile conservato, quindi sull’essiccazione. In modo da non sprecare il prodotto, che può essere venduto in questo modo durante tutto l’anno. Interessante anche il mercato di esportazione. I fiori italiani edibili piacciono molto al Nord Europa.  Attualmente, si tratta di un prodotto che viene richiesto soprattutto da una certa ristorazione d’élite, perché i fiori possono essere utilizzati per rinnovare piatti tradizionali e aggiungere nuovi sapori. I fiori sono interessanti anche dal punto di vista nutrizionale: sono poveri di grassi e ricchi in proteine, sali minerali e vitamine, oltre a contenere carotenoidi, flavonoidi e polifenoli, sostanze antiossidanti.

 

A livello di gusto, l’Aneto ha dei fiori gialli dal sapore molto simile all’erba, l’Angelica ricorda la liquirizia, la Borragine sa di cetriolo. Mentre la Calendula ha un gusto piccante e saporito, il Cerfoglio registra una nota di anice, il Coriandolo è erbaceo e il Crisantemo un po’ amaro. Il Dente di leone si può mettere sottaceto, la salsa di fiori di tarassaco è ottima con la pasta, il Gelsomino è perfetto nel tè e anche nei dolci, il Gladiolo viene farcito, così come il Nasturzio, molto impiegato anche nelle insalate.

 

Digeribile, genuino e ricco di proteine nobili, il pollo bio Ohi Vita mette d’accordo grandi e piccini

Entra nelle case del 72% degli italiani almeno una volta a settimana, ma il 26% arriva anche a tre volte, e nel 2021 ha segnato il record di consumo annuo pro-capite di 21,56 kg. La carne avicola italiana è una certezza nei nostri menu e una garanzia, soprattutto quando proviene da allevamenti a terra, senza l’uso di antibiotici e di OGM   come il pollo della linea Ohi Vita, adatto al consumo per tutte le età.

A fronte di un apporto calorico contenuto (mediamente 110 Kcal per 100 grammi), infatti, la carne bianca di pollo, visto l’ottimo contenuto di proteine nobili e l’elevata digeribilità, è indicata nella dieta di bambini, atleti e soggetti convalescenti, oltre che nei regimi alimentari ipocalorici, perché promuove lo sviluppo muscolare e l’accrescimento.

 

La ricchezza di vitamine del gruppo B presenti nella carne di pollo favorisce infatti il buon funzionamento del sistema nervoso e promuove il corretto metabolismo, senza dimenticare che la vitamina B6 contribuisce a ridurre i livelli di omocisteina a vantaggio della salute del cuore, mentre la buona quantità di vitamina B5 e triptofano aiutano a ridurre in modo naturale lo stress psicofisico, favorendo il tono dell’umore. Infine, sulla soglia della stagione autunnale conviene ricordare che la presenza di Sali minerali come zinco, ferro, potassio e magnesio rendono il pollo un valido alleato del nostro sistema immunitario.

 

Originario della piana dell’Indo, dove venne addomesticato più di 6000 anni fa, il pollo, che si diffuse a tutte le latitudini sia per le uova prodotte, sia per le carni, rappresenta oggi il piatto “glocal” per eccellenza: unisce le tradizioni gastronomiche di tutti i continenti, dagli Usa al Giappone, dalla Thailandia all’India, passando per Sudamerica, Portogallo e Francia, ed è accettato come carne dalle tre grandi religioni monoteiste mondiali.  Diffusosi nel nostro Paese a partire dal 1600, il pollo divenne presto una pietanza raffinata delle classi ricche e protagonista di ricette ricche ed elaborate.

La produzione italiana, con una rete di 6.300 allevamenti professionali in tutta la penisola garantisce il soddisfacimento pressoché totale della domanda interna, con alti livelli di qualità e sicurezza del prodotto sulla base del disciplinare elaborato da Unaitalia – Associazione che rappresenta la quasi totalità della produzione nazionale di carni bianche.

Il settore avicolo italiano è da anni fortemente impegnato circa i temi della sostenibilità ambientale e della transizione ecologica, allo scopo di contenere il proprio impatto ambientale e a favore del benessere animale con l’allevamento a terra, l’aumento dello spazio vitale a disposizione degli animali, che potendosi muovere sono più sani, l’attenzione al loro riposo e l’introduzione di arricchimenti ambientali come balle di fieno, che favoriscono i comportamenti naturali. Un’alimentazione vegetale priva di OGM e di antibiotici risponde, inoltre, alla richiesta di pratiche di allevamento e di produzione della carne secondo i più alti standard igienico-sanitari. Standard che prevedono uno scrupoloso controllo di filiera per garantire la produzione di un alimento sicuro e sostenibile. Nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute delle persone.

Ma come cucinarlo? Il pollo è un ingrediente molto versatile e non mancano le ricette della tradizione, nostra e di altri Paesi a cui ispirarsi. Resta il fato però che la il 69% degli Italiani ama il pollo arrosto accompagnato da patate al forno o fritte –  seguono la cotoletta (55%), il pollo fritto (35%) e insalata di pollo (34%) -, un piatto che riscuote successo soprattutto tra i giovani, con il 41% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni che lo consuma almeno una volta a settimana.

E se ci chiediamo sempre come si possa mangiare il pollo arrosto, se con le mani oppure no, affidiamo una volta per tutte la risposta a Monsignor della Casa, che nel suo Galateo esplicitamente lo consente!

 

Imballaggi sostenibili per l’agroalimentare con gli scarti del settore? La ricerca italiana guida l’innovazione circolare

Utilizzare gli scarti agroalimentari per ricavare imballaggi sostenibili: è questa la sfida ambiziosa di Ecofunco, il progetto europeo coordinato dall’unità di ricerca del Dipartimento d’ingegneria civile e industriale (DICI) dell’Università di Pisa, come membro del Consorzio Interuniversitario di Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM).

 

Nello specifico, la ricerca ha raggiunto l’obiettivo di ricavare molecole essenziali per la produzione di rivestimenti per substrati di carta-cartone e plastica usando gli scarti di frutta, crostacei e legumi. In questo modo, il settore agroalimentare potrà sostituire progressivamente la plastica convenzionale che impiega, non riciclata per il 70%, riciclata, con un materiale eco-compatibile e compostabile ricavato dagli scarti del suo stesso settore e corrispondente ai necessari requisiti di sicurezza e salute.

 

“Le ricadute sono evidenti – commenta Patrizia Cinelli, docente di Fondamenti chimici delle tecnologie al DICI e coordinatrice di ECOFUNCO – se pensiamo che quasi il 60% della plastica non riciclabile viene da imballaggi alimentari. Le difficoltà nel riciclo dei packaging per alimenti, dei contenitori e posate monouso e dei prodotti per la cura della persona derivano sia dall’uso di materiali non sostenibili sia dalla composizione, un multistrato di materiali diversi, molto difficili da separare quando vanno differenziati. ECOFUNCO ha messo a punto gli strumenti per una economia circolare nel campo dei monouso perché dà nuova vita agli scarti agro-alimentari, ora usati per produrre materiali sostenibili che possono sostituire le confezioni di plastica non biodegradabile, difficilmente riciclabili. Per esempio, dalla buccia del pomodoro e dal melone si estrae la cutina, le proteine da scarti dei legumi, e chitina e chitosano dall’esoscheletro dei crostacei”.

Tutte soluzioni concrete che possono e devono trasformarsi in realtà, grazie alla collaborazione con partner industriali, per progettare la produzione su vasta scala di questo packaging sostenibile e in linea con i principi dell’economia circolare che risparmia materia ed energia e contiene le emissioni climalteranti.

Dopo la fase estrattiva delle molecole dagli scarti, si passa a quella produttiva, da cui nascono i nuovi prodotti green. “Ci siamo concentrati sulla creazione di packaging, cioè imballaggi e contenitori con elevate prestazioni di barriera ai liquidi, che mantengano la loro biodegradabilità e riciclabilità – prosegue la docente -. Ma anche di piatti, vassoietti e bicchieri, nonché di beni per la cura della persona come fazzoletti, salviette e le loro relative scatole trattate con molecole antimicrobiche e antiossidanti, che garantiscono una maggiore durata ed efficienza”.

Il progetto ECOFUNCO, articolatosi in tre anni di studi, ricerche e verifiche, ha lo scopo “di evitare un futuro in cui il nostro ambiente sarà sommerso dalla plastica” conclude Cinelli.

Importante per il raggiungimento dell’obiettivo la collaborazione di 17 partner industriali (europei e non) in cui spicca il Consorzio Prosciutto di Parma che, come afferma Cinelli, “è stato essenziale per la sperimentazione degli imballaggi biodegradabili”.

 

 

 

Spezzano la fame in qualsiasi momento della giornata con un break dolce o salato: le gallette di riso, un pieno di energia e di gusto

Ideali per uno spuntino e come alternativa a pane e cracker, le Gallette di riso bio Ohi Vita sono leggere e fragranti, ottime da sole o come base per abbinamenti dolci o salati. Prive di glutine e povere di grassi, apportano nutrienti facilmente digeribili che rientrano a pieno titolo in una dieta varia e bilanciata.

 

Il riso soffiato è un alimento molto energetico per lelevato contenuto di carboidrati complessi, che lo rende indicato a sostenere una vita attiva nel segno del benessere. Può, infatti, contribuire alla corretta funzionalità dell’apparato cardiocircolatorio, non contenendo colesterolo. È, inoltre, un alimento consigliato per l’alimentazione dei celiaci, essendo completamente privo di glutine.

 

Una pratica, quella di consumare cereali secchi come alimenti indicati per una dieta salutare, che risale alla seconda metà dell’Ottocento quando si afferma negli Stati Uniti. Il primo prodotto, chiamato Granula, risale al 1863. Ma fu soprattutto linvenzione dei cornflakes nel 1895 da parte dei fratelli Kellogg a segnare la storia dei cereali da consumare per la prima colazione. È stato invece il botanico newyorkese Alexander P. Anderson a brevettare nel 1902 “un metodo a secco per gonfiare i materiali di amido di tutti i tipi per renderli porosi, migliorando così il loro valore nutritivo e rendendoli più prontamente e completamente digeribili”. Portando il cereale a temperatura e pressione elevate, il risultato è una specie di esplosione dell’acqua contenuta nel chicco che determina una espansione del suo volume, conservando però la sua riconoscibile forma originaria.

 

Oggi circa il 97% delle famiglie americane con bambini tiene cereali soffiati in dispensa, ma il loro consumo è andato sempre più diffondendosi in tutto il mondo, anche nella pratica versione in gallette.

 

Anche per le gallette di riso, qualità e innovazione sono requisiti fondamentali per una produzione capace di ridurre limpatto ambientale della filiera agroalimentare, nel segno di una sostenibilità che si costruisce con cura e attenzione giorno per giorno. Coltivare secondo il metodo biologico significa, infatti, produrre nel rispetto dell’ambiente, contribuendo alla tutela della naturale biodiversità e arginando i fenomeni di desertificazione e erosione dei suoli agricoli. Per questo scegliere materie prime di origine biologica significa promuovere la produzione di cibi alleati del benessere dell’uomo e del Pianeta.

 

Ohi Vita propone le gallette di riso biologico a tutti coloro che desiderano variare le fonti di carboidrati nell’ambito di una alimentazione equilibrata e salutare come fonte di benessere quotidiano. Si tratta di un prodotto certificato con logo Euro leaf, che ne attesta la provenienza da agricoltura biologica, che esclude l’uso di sostanze chimiche di sintesi e di OGM. Una scelta che garantisce qualità, sicurezza alimentare e tutela della biodiversità degli ecosistemi rurali. Il logo è costituito dalle stelle simbolo dell’Ue che disegnano il profilo di una foglia su uno sfondo verde, a sottolineare come la cura della terra e della natura rientrino tra i valori fondanti dell’Unione europea.

 

 

Al via Cantine Aperte in Vendemmia, iniziativa del Movimento Turismo del Vino

Degustazioni guidate, pranzi e cene, mostre, musica e spettacoli in vigna nel momento più significativo e denso di valore che è la vendemmia. Proseguono gli appuntamenti organizzati per settembre e ottobre dal Movimento Turismo del Vino (MTV), associazione no profit nata nel 1993 che raccoglie circa 1000 fra le più prestigiose cantine d’Italia, allo scopo di promuovere la crescita del settore enoturistico nazionale quale risorsa economica fondamentale per lo sviluppo dei territori e efficace strumento per la tutela dell’ambiente.

 

Dopo “Cantine Aperte” di maggio e le serate estive di “Calici di Stelle” è giunto infatti il momento di “Cantine Aperte in Vendemmia”, programma di iniziative che porteranno i WineLover a conoscere da vicino il periodo più intenso e affascinante dell’annata vitivinicola, vedendo all’opera gli esperti vendemmiatori con i loro riti e i loro segreti.

 

“È stato un grande anno per il MTV – commenta Nicola D’Auria, presidente del Movimento Turismo del Vino – e Cantine Aperte in Vendemmia continuerà a regalare a tutti i WineLover la gioia di ritrovarsi attorno alla passione per il vino che li accomuna. E questa volta gli eno-appassionati non si limiteranno solo a degustare il vino, ma saranno parte attiva della sua produzione. È per questo che Cantine Aperte in Vendemmia riscuote ogni anno un grande successo, sia tra i grandi ma anche tra i più piccoli. Non mancheranno poi le numerose attività proposte dalle cantine aderenti, che non perdono mai l’occasione di intrattenere il pubblico con iniziative culturali e non solo.”

 

Proseguono anche gli eventi legati al Calendario eno-astronomico, che regaleranno momenti magici per le notti in vigna. Sabato 8 e domenica 9 ottobre il cielo sarà infatti il palcoscenico di uno spettacolo unico come lo Sciame Meteorico, che potrà essere osservato anche venerdì 21 e sabato 22 ottobre.

 

“Non vediamo l’ora di inaugurare anche questo grande appuntamento – conclude D’Auria – e di rivedere i tanti appassionati che ogni volta vengono a trovarci, anche dall’estero. I programmi delle cantine sono, come per ogni evento, densi di iniziative entusiasmanti, e anche il calendario eno-astronomico non sarà da meno. Il tutto, ovviamente, a fare da contorno all’imperdibile scenario della vendemmia, un momento di assoluta magia e condivisione per tutti i WineLover.”

Come tutti gli eventi organizzati quest’anno dal Movimento Turismo del Vino, anche Cantine Aperte in Vendemmia intende promuovere la cultura del consumo responsabile e sostenibile del vino di qualità, grazie alla partnership con Wine in Moderation e Unione Italiana Vini. I programmi regionali sono in continuo aggiornamento e consultabili sul sito web dell’associazione movimentoturismovino.it.

A novembre, inoltre, il calendario proseguirà con “Cantine Aperte a San Martino” per brindare al nuovo anno agricolo e gustare insieme ai produttori le grandi annate da invecchiamento, ma anche vino novello e castagne. Infine a dicembre, per festeggiare l’arrivo del Natale, si svolgerà l’iniziativa “Cantine Aperte a Natale”, per brindare insieme e dedicarsi agli acquisti natalizi, scegliendo vini da degustare e da regalare.

 

La pellicola bio che mantiene la frutta fresca per 10 giorni

Una pellicola trasparente a base di estratti di pompelmo e mela. Un nuovo rivestimento antimuffa a basso costo da applicare direttamente su frutta e verdura per mantenerne inalterate qualità e proprietà nutrizionali fino a dieci giorni. È quanto ha messo a punto una ricerca condotta da ENEA, insieme all’Università di Salerno (Dipartimento di Ingegneria Industriale), e pubblicata sulla rivista Nanomaterials.

 

Ma di cosa si tratta, esattamente? Di uno speciale film protettivo trasparente, commestibile, inodore e insapore, fatto di nanocompositi naturali a base di pectina estratta dalla buccia di mela. E di olio di semi di pompelmo, dalle proprietà antimicrobiche, che viene incapsulato in nanotubi di silicato di alluminio. Insomma, pochi ingredienti del tutto naturali con una grande dose di tecnologia applicata.

 

Per testare il biorivestimento alimentare, il gruppo di ricerca ha scelto un frutto particolarmente deperibile, come la fragola. I risultati ottenuti, in termini di conservazione del prodotto, sono stati molto incoraggianti, soprattutto nel caso del film protettivo che conteneva la maggiore concentrazione di olio di semi di pompelmo. “Abbiamo immerso per due minuti le fragole in tre diverse formulazioni caratterizzate da un differente contenuto di olio di semi di pompelmo. Poi, le abbiamo lasciate a temperatura ambiente per dieci giorni, con tasso di umidità del 60%. Al decimo giorno, i frutti trattati con la maggiore concentrazione di olio essenziale erano ancora integri e commestibili, mentre quelli senza biorivestimento, dopo solo due giorni, erano già marci, ricoperti completamente di muffa”, spiega Loredana Tammaro, ricercatrice ENEA del Laboratorio Nanomateriali e dispositivi del Centro Ricerche ENEA di Portici.

 

“L’impiego di pectina accoppiata all’olio di semi di pompelmo incapsulato in nanotubi di una speciale argilla a base di silicato di alluminio, ha determinato un miglioramento delle prestazioni meccaniche del film biodegradabile.  In sostanza, la pellicola è risultata più resistente alla rottura e alle deformazioni, con una riduzione dell’assorbimento all’acqua “rispetto al film di pectina pura”, sottolinea la ricercatrice Enea.

 

Inoltre, durante i test, è stato rilevato il rilascio fino a 21 giorni di acido linoleico, il componente principale dell’olio di semi di pompelmo e un acido grasso essenziale per il mantenimento in buona salute dell’organismo. Il che conferma come l’uso di materiali green e disponibili a buon mercato possa contribuire ulteriormente a mantenere attive le proprietà migliori degli alimenti conservati.