“Boboli 2030”: il polmone verde e giardino storico di Firenze testimonia la bellezza eterna della sostenibilità

33 ettari di estensione nel cuore di Firenze: il Giardino di Boboli è il giardino storico più grande d’Europa. Voluto nel Cinquecento dalla illuminata Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I del Medici, che lo pensò come un parco elegantissimo e come un vero e proprio centro agreste produttivo all’interno delle mura cittadine a vantaggio della corte. Una sorta di avo illustre dei nostri orti urbani.

 

Ne racconta la storia il recente volume Eleonora di Toledo and the creation of Boboli Gardens di Bruce Edelstein, storico dell’arte e professore alla New York University Florence, che, a 500 anni dalla morte della Duchessa, ricostruisce il suo ruolo come collaboratrice del marito ed esempio di leadership femminile anche nella progettazione e amministrazione di Boboli, quale esempio ante litteram di “sostenibilità” a livello urbanistico.

 

“Nel libro di Edelstein emerge come con lo stesso spirito imprenditoriale essa riuscì a fare di Boboli non solo un luogo di delizie, ma anche un piccolo centro agricolo con aree dedicate all’orticoltura e ad altre coltivazioni, per il fabbisogno della corte”, ha commentato il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt.

E oggi il polmone verde di Firenze è al centro del grandissimo progetto di recupero e rilancio che è “Boboli 2030”: un maxi-piano che comprende la valorizzazione dell’amplissimo patrimonio architettonico del Giardino, il restauro e il ripristino di sculture e fontane, il miglioramento della sua fruizione per i visitatori, la creazione di nuovi servizi, l’apertura di nuovi spazi, l’ottimizzazione delle risorse idriche, un nuovo sistema di illuminazione e videosorveglianza.

“È un impegno concreto non solo per riportare Boboli alle glorie dei tempi dei Medici e dei Lorena, ma per andare oltre, e renderlo il miglior museo all’aperto al mondo”, ha spiegato Schmidt, presentando il masterplan da oltre 50 milioni di euro, che si articolerà nei prossimi otto anni e sarà finanziato per la maggior parte con gli introiti di biglietteria delle Gallerie degli Uffizi.

Come primo atto della rinascita di Boboli, Schmidt ha annunciato la conclusione del recupero architettonico della storica Kaffeehaus, con il ripristino degli affreschi settecenteschi e la realizzazione di un nuovo impianto di condizionamento e illuminazione. La suggestiva caffetteria granducale, dopo anni di chiusura al pubblico, riaprirà ad ottobre, attrezzata con bancone, tavoli all’interno e all’esterno, servizi igienici, e sarà dotata di un ampio giardino e di una terrazza panoramica affacciata sul panorama mozzafiato di Firenze.

“Il riscaldamento climatico impone al giardino storico più importante dell’Europa sofferenza e difficoltà, che richiedono risposte celeri e forti per proteggere il nostro patrimonio nel presente e per le generazioni future – ha spiegato Schmidt – Questa sfida straordinaria offre anche l’opportunità di sfruttare metodi mai utilizzati prima, potendoci avvantaggiare delle tecnologie ecosostenibili sviluppate solo in anni recenti. Penso anche ai circa cinquanta appartamenti e ai due ettari di giardino occupati, fino a pochi anni fa da privati, nell’ambito dello scandalo di affittopoli: ora che li abbiamo finalmente liberati, vengono ristrutturati e riconsegnati alla fruizione pubblica, con servizi per i cittadini finora impensabili. Servizi che di anno in anno si aggiungeranno all’offerta museale: dai depositi di ultima generazione per una delle collezioni di arazzi e tappeti più grandi al mondo, all’annesso centro espositivo per le mostre; ai tre punti di ristoro al Kaffehaus, al Prato dei Castagni e alle Pagliere; ai nuovi laboratori di restauro; al Centro didattico nella Palazzina di Annalena con ben sei aule; alle didascalie resistenti alle intemperie che renderanno ogni passeggiata in giardino un’esperienza illuminante e di crescita intellettuale”.

Il frutto preferito dagli italiani? La fragola. Ma i giovani scelgono, invece, pesche e banane

La fragola è la regina della tavola per gli italiani di tutte le età, ottenendo quasi la metà delle preferenze (40%), mentre tra Millennials e Gen Z trionfano la banana e la pesca, rispettivamente con il 44% e il 38%. È quanto emerge da una ricerca Bva-Doxa sulle abitudini degli italiani al banco dell’ortofrutta. Il primo e più interessante dato riguarda il consumo in generale di frutta fresca: il 66% ne consuma tutti giorni e il 93% settimanalmente.

 

Sul fronte delle verdure a conquistare il podio è, invece, il pomodoro (47%), che raggiunge il 55% nella fascia tra i 55 e i 64 anni, seguito dalla patata (35%), che sale al 57% tra i Millennials. Età a parte, secondo l’indagine, nella classifica della frutta ci sono le ciliegie (32%), melone e anguria (32%) e mela (29%), mentre tra la verdura spiccano zucchine (42%), insalata (35%) e legumi (26%).

 

I criteri d’acquisto fanno emergere differenze ma anche somiglianze tra le diverse generazioni. La provenienza locale/italiana è un driver fondamentale che cresce di pari passo con l’età, al punto che è al primo posto per il 46% tra i 55 e i 64 anni. Prioritari, invece, per i più giovani (tra i 18 e i 34 anni) sono, invece, il buon gusto e l’origine controllata. Ma ad avvicinare tutti sono l’attenzione al prezzo e la scarsa importanza all’estetica perfetta di frutta e verdura. Come anche la freschezza e la stagionalità. A non trovare spazio sono i prodotti ortofrutticoli surgelati sotto il 10%.

 

Indipendentemente dalla fascia di età alla quale appartengono gli intervistati, la maggioranza degli italiani ha dei gusti molto simili tra di loro. Ma, soprattutto, la quantità di frutta e di verdura che la nostra popolazione consuma ogni anno risulta essere particolarmente elevata.

 

Riassumendo, la classifica complessiva dei cinque frutti preferiti dagli italiani vede al primo posto la fragola, con il 40% di preferenze. Segue, al secondo posto, la banana, con una percentuale pari al 39% e, al terzo posto, la pesca con il 34% delle preferenze. Più sotto, ciliegia, melone e anguria a pari merito con una percentuale pari al 32% e, al quinto posto, la mela con una percentuale pari al 29%.

 

E la classifica complessiva delle cinque verdure preferite dagli italiani?

Al primo posto c”è il pomodoro, con una percentuale di preferenze del 47%; segue la patata con una percentuale pari al 46%. Al terzo posto troviamo la zucchine, con una percentuale pari al 42%, al quarto l’insalata con il 35% di preferenze e al quinto posto i legumi al 26%.

FAO e Università Luiss assieme per le nuove professioni della sostenibilità alimentare

L‘Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e la Luiss, Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli, hanno avviato una nuovo progetto condiviso con la firma del Memorandum of Understanding (MoU). Il nuovo accordo prosegue la collaborazione già in atto tra FAO e Luiss per sostenere le nuove professionalità nell’ambito della sicurezza alimentare.

 

L’obiettivo è quello di promuovere la sicurezza alimentare e nutrizionale, la sostenibilità, l’inclusività e la resilienza dei sistemi agroalimentari in linea con il Quadro Strategico della FAO per un mondo migliore e per non lasciare indietro nessuno.

 

Con il MoU, “si amplia l’area di collaborazione con lobiettivo di sviluppare le capacità dei futuri professionisti della sicurezza alimentare su una serie di temi. In particolare sui Principi CFS (Committee on World Food Security) per gli investimenti responsabili nei sistemi agricoli e alimentari, lo sviluppo di una catena di valore sostenibile, la perdita di cibo, la prevenzione dei rifiuti e l’uguaglianza di genere. FAO e Luiss collaboreranno inoltre a corsi executive per funzionari pubblici, con un focus particolare sull’Africa, per sostenere sistemi agroalimentari sostenibili in diversi contesti geopolitici e realizzeranno ricerche per valutare l’impatto dei social media di temi come emergenze, sostenibilità e commercio”.

 

Come ha spiegato il Vice Direttore Generale della FAO Maurizio Martina: “Questa partnership strategica faciliterà soluzioni innovative congiunte per stabilire un accesso equo alle opportunità educative per la prossima generazione mondiale di professionisti della sicurezza alimentare. Insieme, la FAO e la Luiss continueranno a unire e sfruttare le proprie rispettive competenze per generare impatti positivi e fare progredire i sistemi agroalimentari, oltre a sostenere il lavoro della FAO per un mondo libero da fame, malnutrizione e povertà”.

 

Il Rettore Andrea Prencipe aggiunge: “Il Partenariato FAO-Luiss svilupperà una serie di progetti di formazione e ricerca sulle sfide più urgenti del nostro tempo: dalla fame alla sostenibilità. Attraverso corsi per dirigenti, analisi politiche e programmi sul modello FAO per i giovani, diffonderemo una nuova conoscenza e sosterremo una maggiore consapevolezza per un mondo sempre più conforme ai criteri SDGs”, ovvero i 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile individuati dall’Onu nel 2015 con un orizzonte che arriva fino al 2030. L’accordo fa parte dell’impegno della FAO a lavorare a stretto contatto con le università, la società civile, le organizzazioni non governative, le cooperative e il settore privato per realizzare il suo mandato e gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

 

Le Quattro stagioni della Pasta nella guida promossa dai Pastai italiani per conoscere condimenti e segreti anti-spreco di uno degli alimenti più energetici e sostenibili

Fa caldo, anzi caldissimo, ma a un buon piatto di pasta non si dovrebbe mai rinunciare. Perché la pasta è un alimento ideale tutto l’anno e la sua bontà può essere esaltata dagli abbinamenti con i diversi prodotti stagionali, nel segno della naturalità e della sostenibilità.

Per diffondere la conoscenza di tutte le potenzialità dell’alimento per eccellenza della nostra cultura gastronomica e del made in Italy, l’Associazione dei Pastai italiani di Unione Italiana Food ha realizzato la Guida Pasta Quattro Stagioni, un ricettario ricco di consigli, proposte e suggerimenti anti-spreco firmato dalla food blogger Stella Bellomo e illustrato dai disegni di Elisa Aiuti.

“La pasta è il complemento perfetto per chi vuole mangiare in modo sostenibile e con ingredienti di stagione – ha spiegato Riccardo Felicetti, Presidente dei Pastai Italiani –. Abbiamo per questo deciso di condividere in questa guida le potenzialità della pasta andando oltre le soluzioni più note. Pasta Quattro Stagioni apre una porta, attuale e non scontata, su una dimensione sempre più attuale della Dieta Mediterranea, alleata del nostro benessere. Agli italiani il compito di esplorare questo ‘spazio’ e aiutarsi con la fantasia per cucinare primi piatti sempre più vari, salutari e appetitosi”.

 

“Mangiare di stagione è cultura – si legge nella Guida – (la triade cereali-legumi-ortaggi ci ha nutrito per millenni), economia (perché acquistare una verdura nel momento di massima produzione costa di meno) e, soprattutto, benessere, perché mangiare un alimento nella sua stagione garantisce gusto e proprietà nutrizionali al top.”

 

Ne è convinta l’autrice, Stella Bellomo, esperta di tematiche green: “Vivere di stagione è alla portata di tutti, senza estremismi o sacrifici. Bastano pochi accorgimenti, come l’organizzazione di spesa, dispensa e frigorifero. La pasta ci dà l’opportunità di sperimentare tutto l’anno: fredda nelle insalate estive, confortante nelle minestre invernali… Inoltre, nuove tipologie, come l’integrale o la pasta ai legumi, o tecniche di cottura anti-spreco che risparmiano energia, acqua e emissioni, arricchiscono questa tavolozza.”

Perciò rape, topinambur, cavolo nero, cavolo rapa, fiori eduli e erbe spontanee: mese per mese Pasta Quattro Stagioni ci conduce per mano alla scoperta delle tante possibilità che la natura ci offre per preparare primi piatti sfiziosi e ricchi sotto il profilo nutrizionale.  Dall’insalata di pasta estiva che profuma di limone e ha il gusto intenso dei capperi, ai fusilli integrali con la zucca in autunno, alla pasta con pesto rosso di radicchio trevigiano, frutta secca e speck per un primo piatto invernale robusto e nutriente, alla pasta al sugo cremoso di asparagi bianchi tipici della primavera, la filosofia delle ricette proposte è sempre la stessa: spreco zero e tanto gusto e naturalità.

“Una tendenza, quella della naturalità, con cui la pasta è perfettamente coerente – spiega la Guida –. In primo luogo perché è un prodotto della terra: le sue materie prime sono semola di grano duro e acqua, che, combinate, danno vita al primo piatto più amato al mondo. È inoltre amica dell’ambiente, con un impatto ecologico dal campo alla tavola minimo rispetto ad altri alimenti, meno di 1 m² globale a porzione e appena 150 grammi di CO2.”

Buona, energetica, digeribile, amica della nostra salute e di quella dell’ambiente. Largo alla creatività in cucina e con i buoni consigli delle Quattro stagioni della pasta troveremo di sicuro le ricette che fanno per noi.

Buon appetito a tutti!

Che cosa vuol dire sicurezza alimentare? Ce lo spiega #EUChooseSafeFood

Durerà fino a ottobre la seconda edizione della Campagna di comunicazione #EUChooseSafeFood realizzata dall’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, in collaborazione con il Ministero della Salute, per dare risposte alle tante domande che i consumatori si pongono nella quotidianità in tema di alimentazione.

Sappiamo leggere le etichette degli alimenti? Gli additivi possono fare male? Come dobbiamo conservare i cibi? Quali sono le fondamentali regole igieniche da rispettare in cucina? La Campagna europea si propone di fornire al consumatore tutte quelle informazioni pratiche per sapersi orientare in tema di sicurezza alimentare, contrastando anche quello spreco alimentare che può essere legato a una mancanza di corretta informazione.

L’iniziativa si rivolge in particolare alla popolazione tra i 25 e i 45 anni, alle donne e ai giovani genitori, e si avvale di un linguaggio semplice, intuitivo e accattivante.

«La nostra campagna #EUChooseSafeFood quest’anno cresce sia in termini di contenuti che di copertura geografica (con l’aggiunta di nuovi Paesi UE) – dichiara Alberto Spagnolli, Senior Policy Advisor dell’EFSA – L’obiettivo rimane quello di permettere ai consumatori di migliorare conoscenze e consapevolezza rispetto alle valutazioni scientifiche, che guidano le scelte alimentari quotidiane. La campagna punta a coinvolgere il pubblico con uno stile comunicativo diretto e con formati innovativi, aiutandolo a sviluppare un occhio critico su abitudini di acquisto e di consumo».

 

Dopo il successo della prima edizione 2021, che ha vinto il premio italiano delle Relazioni pubbliche “The PRize”, organizzato da Una – Aziende della Comunicazione unite, nella categoria Pubblica Amministrazione – Efsa lancia una seconda campagna che amplia la gamma dei temi oggetto di approfondimento che nel nostro Paese riguardano: animali da reddito e da compagnia, dagli indicatori di valutazione del benessere alla cura dei disturbi comportamentali del cane e del gatto; Food packaging, l’importanza dei Materiali e Oggetti a Contatto con gli Alimenti (MOCA) per garantire la sicurezza alimentare; gli integratori alimentari come valido alleato dell’alimentazione per mantenere un buono stato di nutrizione.

 

L’Università Statale di Milano ha aderito a #EUChooseSafeFood 2022 coinvolgendo tre gruppi di ricerca attivi nei temi messi a fuoco per questa edizione.

Un’adeguata alimentazione deve rappresentare la principale strategia per mantenere un buono stato di nutrizione, ma la disponibilità di integratori adeguati e sicuri è una risorsa e un’opportunità che deve essere però studiata e validata” – afferma Patrizia Riso, docente di Nutrizione umana presso il dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente, impegnata anche nello sviluppo di strategie per l’ottimizzazione della dieta ai fini della sostenibilità ambientale e nutrizionale nella sua qualità di responsabile scientifico di MIND Foods Hub, progetto finanziato da Regione Lombardia, per l’eco‐intensificazione delle produzioni agrarie e per la promozione di modelli alimentari per la salute e la longevità dell’uomo.

 

Nettarine, percoche, gialle nazionali, tabacchiera: le pesche si confermano uno dei frutti irrinunciabili per gli italiani

La produzione di pesche a livello europeo sembra riportarsi nella media con una risalita lenta dopo l’offerta ai minimi per il biennio 2020 -21, per via delle gelate primaverili. Le attese sono di un +9% rispetto al 2021, ma ancora al di sotto del 20% rispetto alla media degli anni recenti (2016-2020). A soffrire di più la produzione di percoche, che con la loro polpa soda e compatta sono impiegate soprattutto dalla dall’industria dolciaria per preparare marmellate, crostate e pesche sciroppate.

Con un’offerta nazionale di valutata intorno alle 470.000 tonnellate per le pesche da consumo fresco, alle 75.000 tonnellate per le percoche e poco meno di 537.000 per le nettarine, per una offerta complessiva di specie pari a circa a 1.080.000 tonnellate, l’Italia sta tornando sui livelli produttivi medi. Ma si tratta di dati che vanno interpretati: rispetto al 2021 raccontano un incremento dei volumi del 33% delle pesche, del 23% per le percoche del 53% per le nettarine. Se però il confronto viene condotto con le medie 2016-2020, allora emerge una riduzione pari rispettivamente a -8%, 2% e -7%.

 

Con una domanda interna che supera la produzione, le pesche nelle loro diverse varietà rappresentano uno dei frutti più amati dagli italiani, con il 69,5% delle famiglie che le ha acquistate almeno una volta nell’arco degli ultimi 12 mesi, una frequenza di atti d’acquisto pari a 7,7 nell’anno per famiglia, e una battuta di cassa media pari a 2.84 € per 1,34 Kg di prodotto, secondo i dati dell’Osservatorio permanente GfK Consumer Panel.

 

E anche adesso che l’inflazione corre e l’incertezza porta a limare il contenuto del carrello e a contenere i budget di spesa, nel caso delle pesche i consumatori non rinunciano all’acquisto, soprattutto su base stagionale, tra maggio ed agosto. Tanto che la domanda in Italia è alta e può essere soddisfatta grazie all’importazione dalla Spagna, che pure è il paese che più ha patito le gelate primaverili.

Si osserva poi il nuovo fenomeno delle pesche piatte (tabacchiera), prodotto di nicchia che si è rapidamente diffuso, ora acquistate dal 16,7% delle famiglie, con una frequenza di 2,5 atti di acquisto medi per famiglia, a dimostrazione di come dopo il Covid il consumatore abbia più voglia di sperimentare, soprattutto in presenza di innovazioni accattivanti e ben visibili sul mercato.

Del resto come si fa a rinunciare alla succosità dolce e dissetante delle pesche, e alla loro ricchezza di vitamine e Sali minerali, preziosissimi nella stagione calda? Il consumo di pesche infatti è capace di apportare al nostro corpo buone quantità di vitamina C e di vitamina A, dalle proprietà antiossidanti, oltre a ferro, potassio, e discrete quantità di Flavonoidi che aiutano a regolare l’attività cellulare e a combattere i radicali liberi.

Allora in queste calde giornate d’estate, gustiamoci una buona coppetta di pesche con limone e un pizzico di zucchero, per fare il pieno di aromatica freschezza e di benessere!

Il sapore del pesce da riva o da scoglio per un piatto marinaro che conserva il fascino della tradizione popolare

Tipico piatto marinaro della cultura gastronomica ligure, i ravioli di mare sono una ricetta rara e sopraffina, fatta di ingredienti semplici, come il pesce da riva e da scoglio, a patto che sia freschissimo, le erbe spontanee che si possono trovare nella campagna a ridosso del mare, e la mano esperta di chi dal pesce sa cavare quell’esplosione di aromi e suggestioni che ne fanno una pietanza sempre diversa.

Esistono molte versioni di questa ricetta, noi riportiamo qui una delle più semplici e tradizionali, che prevede anche il recupero degli avanzi del pesce per preparare l’eventuale sughetto di condimento, per quanto questi ravioli si possano gustare con soltanto un filo d’olio per esaltare tutto il profumo che racchiudono. Una curiosità: sembra che la prima attestazione del raviolo risalga alla fine del XII secolo proprio in Liguria, in un contratto in cui un colono savonese durante la vendemmia si impegnava a fornire al proprietario terriero un pasto a base di pane, vino, carne e ravioli.

Ingredienti per 6 persone:

Per la pasta: 5 hg di farina; due uova; acqua tiepida.

Per il ripieno: un mazzo di borragine; 600 grammi di polpa di pesce (cappone, triglia, scorfano o a piacimento); tre uova; una manciata di formaggio parmigiano grattugiato; mezzo limone; 30 gr di burro; due cucchiai di olio di oliva extravergine; prezzemolo; un pomodoro; maggiorana; aglio; sale e pepe q.b.

Per preparare la pasta lavorare la farina con le uova, eventualmente aggiungendo un po’ d’acqua se necessario, fino a ottenere un composto liscio ed elastico, da far riposare per almeno mezz’ora avvolto nella pellicola.

Per preparare il ripieno: sbollentare per qualche minuto la borragine e, una volta scolata, strizzarla bene. Portare a bollore i pesci in acqua salata insieme a mezzo limone; una volta puliti, passarli nel tritaverdure o con il mix, quindi rosolarli per qualche minuto nel burro unendo il prezzemolo tritato, la maggiorana e l’aglio a pezzetti. Passare la borragine in padella per qualche minuto con un po’ d’olio evo, quindi in un recipiente unire il pesce, le verdure, le uova sbattute e il formaggio. Regolare di sale e pepe e mescolare molto bene.

Tirare la sfoglia come di consueto e con il ripieno confezionare i ravioli, delle dimensioni gradite, facendo attenzione a sigillarli bene per non farli aprire durante la cottura che sarà in abbondante acqua salata.

Scolare i ravioli e condirli con il sugo ottenuto dalle teste dei pesci impiegati per il ripieno, con l’aggiunta di polpa di pomodoro setacciata.

Buon appetito!

Siamo più fiduciosi in noi stessi e nel prossimo, lo siamo meno su salute, lavoro e relazioni di amicizia

Nel 2021 sono aumentate le persone, di 14 o più anni, soddisfatte della propria vita nel suo complesso: +1,7 punti percentuali rispetto al 2020. Ma con un’eccezione tra i giovani di 14-19 anni. Il benessere soggettivo nel complesso è in crescita, ma diminuisce per alcuni aspetti specifici come il tempo libero e le relazioni con gli amici. In calo anche la soddisfazione per la salute e per la dimensione lavorativa.

 

L’indagine Aspetti della Vita Quotidiana Istat rileva la soddisfazione per le condizioni di vita degli individui, ovvero il benessere soggettivo, cercando di misurare quanto sentano di vivere una vita conforme alle proprie aspettative, al di là delle contingenze del momento.

 

Tutti i gruppi di età hanno una generale crescita della soddisfazione rispetto all’anno precedente, tranne che i giovani compresi nella fascia 14-19 anni: la quota di molto soddisfatti scende, infatti, in questo caso dal 55,8% del 2020 al 52,3% del 2021. Ma, aldilà della soddisfazione personale verso la propria vita nel suo complesso, si può essere più o meno soddisfatti anche nello specifico di alcuni temi cruciali come le relazioni familiari e amicali, la salute, il tempo libero, il lavoro e la situazione economica. In questo senso, cala la soddisfazione per le relazioni familiari e crolla quella per le relazioni amicali, probabilmente anche a causa dei prolungati ostacoli posti dalla pandemia alla socialità. Pur diminuendo con il tempo, la soddisfazione nelle relazioni familiari resta superiore a quella di ogni altra dimensione considerata, per l’87,1% delle persone sopra i 14 anni: vale più per gli uomini che per le donne e resta più elevata nella fascia di età 14-17 anni che per gli over 75. Quando, però, si considera la dimensione delle relazioni di amicizia non si può non notare il vero e proprio crollo che subisce rispetto al 2020 passando dall81,6% al 72,1% tra chi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto. Anche in questo caso, sono più soddisfatti gli uomini rispetto alle donne e i giovani rispetto agli over 75. Ma sono soprattutto gli adulti tra 55 e 59 anni che toccano il minimo di ogni altra categorie segnando un 70,4% contro l’82,5% dell’anno precedente.

 

Nel Nord Italia si registra, poi, la maggiore soddisfazione per il proprio stato di salute con  l’82,5% contro il 78,4% del Mezzogiorno, mentre, probabilmente per il forte impatto della pandemia sulla soddisfazione in questo settore, è il tempo libero che coinvolge una porzione di popolazione molto più contenuta rispetto ad altri aspetti: in media, si dichiara molto o abbastanza soddisfatto il 56,5% della popolazione, una bella riduzione rispetto al 69,3% del 2020. Insoddisfatti particolarmente sono i giovanissimi, specialmente se donne.

 

E il lavoro? Diminuisce, anche se non di molto, la soddisfazione lavorativa, soprattutto femminile: le donne soddisfatte della propria sfera lavorativa sono il 76,6% contro il 78,2% degli uomini. Nel 2021 il 77,5% degli occupati dichiara di essere molto o abbastanza soddisfatto del proprio lavoro, erano il 79% nel 2020. La flessione è più evidente è

al Sud dove la soddisfazione registra un calo superiore alla media nazionale. Un calo ancora più marcato nel campo del lavoro dipendente (dirigenti, imprenditori e liberi professionisti) dove, considerando le sole lavoratrici soddisfatte, si raggiunge il 74,5% contro l’82,1% del 2020. Infine, è stabile la soddisfazione per la situazione economica personale mentre i dati di benessere e fiducia più bassi in assoluto sono quelli che riguardano il prossimo dove la cautela resta l’atteggiamento predominante: il 72,7% delle persone risponde che bisogna stare molto attenti nelle relazioni con il prossimo, mentre il 25,5% è orientato a un atteggiamento di fiducia. Qualcosa in più, per fortuna, del dato registrato nel 2020 quando la fiducia era solo al 23,2%.

 

Dieta Mediterranea, patrimonio culturale dell’umanità e diplomazia tra i popoli

L’alimentazione può rappresentare un fattore decisivo per l’incontro e il dialogo tra le culture del mondo. La diplomazia alimentare italiana e i suoi valori di sostenibilità sono alla base della Dieta Mediterranea, iscritta dall’UNESCO nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Alimentazione, sicurezza alimentare e filiere agroalimentari sostenibili consentono, infatti, di evidenziare esempi e buone pratiche sviluppate in città e territori del nostro Paese, anche grazie alla visione delle imprenditrici e degli imprenditori più innovativi della filiera italiana, un comparto che rappresenta oltre il 20% del PIL nazionale.

 

Ha spiegato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani Cristiano Fini: “Oggi è ancora più urgente lavorare insieme per rafforzare il ruolo della Dieta Mediterranea, patrimonio Unesco e leva strategica per la sicurezza alimentare globale. Serve sempre più diplomazia alimentare, promuovendo la distintività e l’eccellenza delle produzioni Made in Italy insieme al valore delle imprese del settore”. I 52 miliardi di export agroalimentare raggiunti nel 2021, secondo Fini vanno capitalizzati: “ma ora servono misure e politiche che devono mettere al riparo proprio le filiere espressione della Dieta Mediterranea e renderle più protagoniste su nuovi mercati”.

 

È dal 2010 che la Dieta Mediterranea è stata inserita nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale, riconoscendo con questa definizione le pratiche tradizionali, le conoscenze e le abilità che sono passate di generazione in generazione in molti paesi mediterranei fornendo alle comunità un senso di appartenenza e di continuità.

 

Il riconoscimento del 2010 ha accolto la candidatura transnazionale di Italia, Spagna, Grecia e Marocco, che nel 2013 è stata estesa anche a Cipro, Croazia e Portogallo. Ma la Dieta Mediterranea è molto più di un semplice elenco di alimenti o una tabella nutrizionale. “È uno stile di vita che comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la coltivazione, la raccolta, la pesca, lallevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivisione e il consumo di cibo. Mangiare insieme è la base dell’identità culturale e della continuità delle comunità nel bacino Mediterraneo, “dove i valori dell’ospitalità, del vicinato, del dialogo interculturale e della creatività, si coniugano con il rispetto del territorio e della biodiversità”. In questo senso il patrimonio culturale della dieta mediterranea “svolge un ruolo vitale nei riti, nei festival, nelle celebrazioni, negli eventi culturali, riunendo persone di tutte le età e classi sociali. Si tratta di una vita comunitaria che valorizza anche l’artigianato e le vocazioni locali, come la produzione di contenitori per la conservazione e il consumo di cibo, le manifatture artistiche di piatti e bicchieri di ceramica e vetro, l’arte del ricamo e della tessitura”.

 

La Dieta Mediterranea ha contribuito alla costruzione di un’identità che è ormai andata ben oltre i confini territoriali o alimentari. “È diventata un modello per affrontare concretamente i prossimi anni, rispondendo alle sfide che gli obiettivi di sviluppo sostenibile dellAgenda ONU 2030 e la nuova strategia Farm to Fork Europea per la riduzione degli impatti ambientali dell’agroalimentare ci pongono di fronte”. I grandi cambiamenti sociali e climatici in atto rappresentano “una grande sfida per il Mediterraneo e linterdipendenza tra il cibo e la crisi climatica deve passare attraverso una partecipazione inclusiva ed estesa, in cui abitudini alimentari sostenibili siano accessibili e comprese da tutti”. In questo senso la Dieta Mediterranea è una filosofia di vita che nasce dal passato e “può traghettarci verso un futuro sano, sostenibile e inclusivo”. E che può svolgere davvero un ruolo diplomatico nella comprensione reciproca tra i popoli.

 

 

 

 

 

 

Memoria antica e sapore della tradizione: il sugo pomodoro e basilico è ottimo, anche freddo per l’estate

Pomodoro, sedano, carote, cipolle e tutto il gusto del basilico: il sugo al basilico biologico Ohi Vita è pronto al consumo e unisce il benessere e le caratteristiche nutritive dei suoi ingredienti con il sapore antico delle tradizioni. Una combinazione magica di ingredienti, a partire dalla polpa di pomodoro che irradia di gusto e qualità benefiche qualsiasi ricetta, in particolar modo grazie alle sue proprietà antiossidanti.

 

La polpa è, infatti, fonte di licopene, un potente antiossidante il cui assorbimento migliora con la cottura. Il licopene è una sostanza naturale della famiglia dei carotenoidi, con funzioni di protezione per il nostro organismo e di contrasto ai processi di invecchiamento. Il pomodoro è anche ricco di vitamina A, che previene i disturbi della vista e protegge le ossa e la pelle, oltre che di vitamina C, fondamentale nel corretto funzionamento del nostro sistema immunitario. Inoltre, il basilico, anche se presente in piccole quantità, è un’erba aromatica che contribuisce ad apportare antiossidanti capaci di proteggere le nostre cellule dall’invecchiamento.

 

Il primo sugo a base di polpa di pomodoro viene tradizionalmente attribuito agli Aztechi, anche se in realtà si tratta di una salsa preparata sì con i pomodori, ma anche con peperoncini, semi di zucca, cipolle e spezie varie. Una volta raggiunta lEuropa dalle Americhe, il pomodoro allinizio non viene considerato come alimento ma coltivato solo come pianta ornamentale perché si ritiene che sia nocivo per la salute. È nel ‘600 che raggiunge le tavole dell’allora città borbonica di Napoli e diventa un cibo popolare, economico e facilmente reperibile.

 

Antonio Latini, cuoco di corte del Viceré spagnolo a Napoli, pubblica tra il 1692 e il 1694 Lo scalco alla moderna, un vero e proprio ricettario di cucina che, per la prima volta, codifica la Salsa di Pomadoro alla Spagnuola.

 

La ricetta prevede la presenza di pomodori abbrustoliti sulle braci, pelati e tritati con cipolla, peperoncino e timo, poi conditi con sale, olio e aceto. Una salsa rossa, chiamata così perché la Spagna in quel tempo era la porta d’ingresso per i prodotti arrivati dalle Americhe con Colombo, che veniva utilizzata per accompagnare in tavola i piatti di carne. Per i veri e propri spaghetti al sugo bisognerà invece attendere il 1837 con la Cucina teorica-pratica di Ippolito Cavalcanti, libro dedicato alle ricette popolari napoletane. La pratica delle conserve prende, invece, avvio nel Settecento, quando i contadini italiani cominciano a essiccare i pomodori al sole prima di trasformarli in salsa. Per avere una vera e propria conserva, bisognerà però attendere, di lì a poco, l’invenzione del metodo di sterilizzazione dei barattoli a chiusura ermetica di Nicolas Appert.

 

Il sugo al basilico biologico Ohi Vita propone un pomodoro al 100% italiano, di grande qualità certificata e sicura per celebrare un classico della cucina italiana. Tutti gli ingredienti sono infatti certificati con logo Euro-leaf, che ne attesta la provenienza da agricoltura biologica. Questo tipo di coltivazioni aumenta il contenuto di antiossidanti, e riduce il rischio di esposizione a residui di sostanze indesiderate. I pomodori, il basilico e gli altri ingredienti così coltivati risultano ancora più saporiti e consistenti, ricchi dei principi nutritivi che contengono e che rendono disponibili per la nostra salute.