33 ettari di estensione nel cuore di Firenze: il Giardino di Boboli è il giardino storico più grande d’Europa. Voluto nel Cinquecento dalla illuminata Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I del Medici, che lo pensò come un parco elegantissimo e come un vero e proprio centro agreste produttivo all’interno delle mura cittadine a vantaggio della corte. Una sorta di avo illustre dei nostri orti urbani.
Ne racconta la storia il recente volume Eleonora di Toledo and the creation of Boboli Gardens di Bruce Edelstein, storico dell’arte e professore alla New York University Florence, che, a 500 anni dalla morte della Duchessa, ricostruisce il suo ruolo come collaboratrice del marito ed esempio di leadership femminile anche nella progettazione e amministrazione di Boboli, quale esempio ante litteram di “sostenibilità” a livello urbanistico.
“Nel libro di Edelstein emerge come con lo stesso spirito imprenditoriale essa riuscì a fare di Boboli non solo un luogo di delizie, ma anche un piccolo centro agricolo con aree dedicate all’orticoltura e ad altre coltivazioni, per il fabbisogno della corte”, ha commentato il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt.
E oggi il polmone verde di Firenze è al centro del grandissimo progetto di recupero e rilancio che è “Boboli 2030”: un maxi-piano che comprende la valorizzazione dell’amplissimo patrimonio architettonico del Giardino, il restauro e il ripristino di sculture e fontane, il miglioramento della sua fruizione per i visitatori, la creazione di nuovi servizi, l’apertura di nuovi spazi, l’ottimizzazione delle risorse idriche, un nuovo sistema di illuminazione e videosorveglianza.
“È un impegno concreto non solo per riportare Boboli alle glorie dei tempi dei Medici e dei Lorena, ma per andare oltre, e renderlo il miglior museo all’aperto al mondo”, ha spiegato Schmidt, presentando il masterplan da oltre 50 milioni di euro, che si articolerà nei prossimi otto anni e sarà finanziato per la maggior parte con gli introiti di biglietteria delle Gallerie degli Uffizi.
Come primo atto della rinascita di Boboli, Schmidt ha annunciato la conclusione del recupero architettonico della storica Kaffeehaus, con il ripristino degli affreschi settecenteschi e la realizzazione di un nuovo impianto di condizionamento e illuminazione. La suggestiva caffetteria granducale, dopo anni di chiusura al pubblico, riaprirà ad ottobre, attrezzata con bancone, tavoli all’interno e all’esterno, servizi igienici, e sarà dotata di un ampio giardino e di una terrazza panoramica affacciata sul panorama mozzafiato di Firenze.
“Il riscaldamento climatico impone al giardino storico più importante dell’Europa sofferenza e difficoltà, che richiedono risposte celeri e forti per proteggere il nostro patrimonio nel presente e per le generazioni future – ha spiegato Schmidt – Questa sfida straordinaria offre anche l’opportunità di sfruttare metodi mai utilizzati prima, potendoci avvantaggiare delle tecnologie ecosostenibili sviluppate solo in anni recenti. Penso anche ai circa cinquanta appartamenti e ai due ettari di giardino occupati, fino a pochi anni fa da privati, nell’ambito dello scandalo di affittopoli: ora che li abbiamo finalmente liberati, vengono ristrutturati e riconsegnati alla fruizione pubblica, con servizi per i cittadini finora impensabili. Servizi che di anno in anno si aggiungeranno all’offerta museale: dai depositi di ultima generazione per una delle collezioni di arazzi e tappeti più grandi al mondo, all’annesso centro espositivo per le mostre; ai tre punti di ristoro al Kaffehaus, al Prato dei Castagni e alle Pagliere; ai nuovi laboratori di restauro; al Centro didattico nella Palazzina di Annalena con ben sei aule; alle didascalie resistenti alle intemperie che renderanno ogni passeggiata in giardino un’esperienza illuminante e di crescita intellettuale”.