Dagli altopiani andini alla corte dei Medici: la lunga strada dei fagiolini per raggiungere le nostre tavole con un pieno di gusto e salute

Come contorno o come ingrediente di tante ricette della nostra tradizione, i Fagiolini Extra Fini Bio Ohi Vita rappresentano una buona fonte biologica di vitamine, acido folico e sali minerali. Perché, oltre che buoni sono anche ricchi di nutrienti essenziali, insomma un ottimo alimento, apprezzato per la sua digeribilità e per il ridotto apporto calorico. Partiamo dalle vitamine: nei fagiolini sono presenti in buona quantità la A, le vitamine del gruppo B e l’acido folico, tutte componenti fondamentali per il nostro benessere grazie alla loro azione antiossidante, antinfiammatoria e di sostegno alle difese naturali dell’organismo. I sali minerali, invece, contengono soprattutto calcio e potassio e fanno bene alle ossa favorendone i processi di mineralizzazione. Senza dimenticare le fibre e l’alto contenuto di acqua che aiutano lattività dellapparato intestinale e favoriscono unazione diuretica e depurativa.

 

Ma questi salutari legumi, chiamati anche fagioli mangiatutto perché ne mangiamo tanto i semi quanto tutto il baccello, hanno una storia antica. Bisogna infatti risalire il tempo fino al 6000 a.C., periodo in cui erano già coltivati nelle regioni andine, mentre, per vederli in Europa, occorre invece attendere la fine del 1400. Nel giro di due secoli la coltivazione dei fagiolini si diffuse rapidamente e, nel 1600, li troviamo ben radicati soprattutto in Italia, Grecia e Turchia. A contribuire alla diffusione del fagiolo americano fu, da principio, papa Clemente VII che lo portò alla corte dei Medici. Il primo trattato in versi sulla coltivazione dei fagioli è, infatti, opera di Piero Valeriano, docente di latino all’Università pontificia e appassionato botanico, a cui proprio Clemente VII regalò dei fagioli come segno di riconoscenza per l’aiuto dato nel salvare Alessandro de Medici da una congiura. Sempre di origine italiana sarebbe la consuetudine, diffusasi nel corso del Seicento di consumare i baccelli non maturi dei fagioli come primizia primaverile.

 

I fagiolini rientrano anche nella ricetta originale della paella, piatto della tradizione popolare spagnola, secondo la versione che Manuel Vázquez Montalbán ne dà nel romanzo I Mari del Sud:

 

“Te l’ho detto chiaramente. Mezzo chilo di riso, mezzo coniglio, mezzo pollo, un quarto di chilo di puntine di maiale, un quarto di chilo di fagiolino, due peperoni, due pomodori, prezzemolo, aglio, zafferano, sale e nient’altro. Tutto il resto sono aggiunte estranee”.

 

Essendo una leguminosa, il fagiolino è una pianta miglioratrice del suolo perché capace di fissare nel terreno grandi quantità di azoto, aumentandone la fertilità e riducendone il rischio di erosione. Proprio per questo, viene vantaggiosamente posto in rotazione colturale con piante molto esigenti sotto il profilo nutritivo come le solanacee (pomodori e peperoni per esempio) oppure con il finocchio, che è una coltivazione avida di azoto.

 

La grande versatilità dei Fagiolini Extra Fini Bio Ohi Vita nelle ricette della tradizione e nelle più creative novità gastronomiche viene valorizzata dai metodi di coltivazione biologica. In questo senso, si parla di produzioni che prevedono lesclusione di sostanze chimiche di sintesi. Questo significa favorire l’incremento di sostanza organica dei suoli, conservare la biodiversità degli ecosistemi e preservarne le potenzialità produttive a vantaggio delle generazioni future. Oltre che mantenere intatte le caratteristiche organolettiche del prodotto. L’agricoltura, oggi, deve infatti assolvere a più funzioni: produrre cibo, ma anche intercettare i bisogni della comunità in termini di sostenibilità ambientale, di riduzione dell’inquinamento e di sicurezza alimentare.

 

 

Olio, caffè, pasta, legumi e prodotti freschi: come conservarli al meglio per evitare gli sprechi

Noi esseri umani consumiamo ogni anno l’equivalente di 2 pianeti, immettendo nell’atmosfera circa 36 miliardi di tonnellate di CO2. Se continuiamo a questi ritmi, nel 2050 l’umanità potrebbe consumarne anche 3 di pianeti all’anno. Per ridurre il nostro impatto sull’ambiente, il WWF suggerisce allora delle piccole azioni che passano per una casa meno calda in inverno, dove 20 gradi e un maglione in più possono bastare, a consumi più efficienti soprattutto degli elettrodomestici che incidono tra il 50 e l’80% sul costo della bolletta dell’energia. Dall’attenzione nell’uso dell’acqua all’abbandono dell’usa e getta, fino alla riduzione degli imballaggi, soprattutto in plastica e all’attenzione a come ci muoviamo, privilegiando le passeggiate a piedi, in bicicletta, l’uso del treno e dei mezzi pubblici. Ma, è soprattutto il contrasto allo spreco alimentare la soluzione numero uno per combattere il cambiamento climatico e limitarne i danni su persone e ambiente.

 

Per muoversi verso questo obiettivo, una delle prima cose da conoscere è la differenza tre le diciture presenti sulle etichette degli alimenti, soprattutto là dove dicono: “Consumare entro il…” o “Consumare preferibilmente entro…”. Anche se sono simili, si tratta di espressioni che hanno significati molto diversi:

 

“Da consumarsi entro il..” significa che l’alimento può essere consumato fino e non oltre la data indicata sulla confezione. “Da consumarsi preferibilmente entro” indica invece che il cibo sarà sicuro per il consumo anche dopo la data sulla confezione, ma che potrebbe non essere nelle condizioni ottimali.

 

Insomma, la prima dicitura la troviamo soprattutto sui prodotti freschi e di facile deperibilità come latte, yogurt, formaggi o salumi confezionati. Prodotti che, oltre la data indicata, possono cambiare sapore e valore nutrizionale. Mentre la seconda vale per i prodotti da dispensa, come le farine, che possono mantenere in sicurezza le proprie caratteristiche ancora per un po’ oltre le date di consumo indicate. Certo, un prodotto che è stato aperto può deteriorarsi più rapidamente e, quindi, è sempre buona pratica quella di ispezionare la confezione e conservare i prodotti in barattoli con la chiusura ermetica.

 

I legumi secchi si conservano molto meglio in un luogo asciutto, lontano da fonti di calore, anche loro chiusi in un barattolo ermetico. Durano a lungo, anche diverse settimane dopo la data indicata sulla confezione, fino a un anno e mezzo per quelli acquistati sfusi ma, mentre invecchiano, perdono progressivamente parte del loro valore nutritivo e del loro sapore: riducendo piano piano la loro umidità richiedono tempi di ammollo e cottura più lunghi che possono determinare una perdita anche del loro contenuto nutrizionale. Stesso discorso per la pasta: come alimento secco si conserva molto bene e possiamo consumarla anche qualche mese dopo la data indicata, a patto che la confezione risulti sempre integra. In ogni caso, è bene considerare la poca utilità di fare scorta eccessiva di pasta, così da non essere mai costretti a buttarne via una parte.

 

E per l’olio? Meglio una bottiglia scura ben chiusa per evitare lossidazione delle sostanze benefiche e l’irrancidimento dei grassi. La bottiglia, poi, meglio tenerla a distanza da fonti di calore e di luce diretta. E che dire, invece, del caffè? Ognuno in Italia ha un suo metodo per conservarne fragranza e gusto, anche perché sappiamo che può durare a lungo ma che, una volta aperto, rischia di perdere progressivamente le sue sostanze aromatiche. Meglio, perciò, conservarlo in un barattolo in vetro scuro o di latta e…. non in frigorifero: il caffè macinato assorbe facilmente l’acqua e si può formare un po’ di condensa dentro al barattolo, perdendo sia in termini di sapore sia nelle sue composti come i polifenoli, importanti antiossidanti naturali che fanno tanto bene alla nostra salute.

Il superfood che viene dal Giappone ma sta bene anche da noi: wakame, l’alga del ramen e della zuppa di miso

Mandorla, avocado, spirulina e canapa dominano la classifica dei prodotti considerati come benefici e superfood e più venduti in supermercati e ipermercati italiani. I “super cibi” sono una lunga lista di verdure, cereali, frutti o semi che hanno capacità benefiche specifiche per la salute. La decima edizione dell’Osservatorio Immagino vede proprio la mandorla confermarsi regina per giro d’affari: nell’ultimo anno le vendite di mandorle e di prodotti che le contengono e lo evidenziano in etichetta (1.191 referenze) hanno raggiunto i 359 milioni di euro (+7,3%). Progressiva è anche l’avanzata dell’avocado e dei prodotti che lo segnalano come ingrediente (+34,6% sulle vendite), che hanno sfiorato quota 16 milioni di euro. L’avocado è il capofila dei superfruit, la famiglia di ingredienti benefici più performante su base annua, con vendite in aumento di +6,8%.

 

Positivo è anche il trend della famiglia dei semi (+8,2%), che consolida la forte crescita registrata negli anni precedenti e tra cui spiccano la performance dei semi di sesamo (+19,2%) e di canapa (+22%), stabile il bilancio annuo del carrello di supercereali e farine mentre spicca il boom dell’alga spirulina (+63,2%). Proprio le alghe rappresentano un fenomeno dei consumi che trova sempre più estimatori e che, come nel caso wakame, offre un confronto con altre culture e con i benefici specifici di un superfood tra i più super in circolazione.

 

Originaria dei mari dell’Estremo Oriente, l’alga wakame (Undaria pinnatifida) è un’alga bruna proveniente dal Giappone, con foglie verdi e nervate, che oggi viene coltivata anche in Francia, lungo le coste della Bretagna.

 

L’alga wakame è famosa per il suo alto contenuto in vitamine, proteine e sali minerali, in particolare iodio, calcio, magnesio e ferro. Le alte componenti minerali dell’alga e la presenza di antiossidanti ne hanno fatto un prodotto largamente utilizzato come integratore anche per aiutare a sentirsi più dinamici e a perdere peso. Il wakame è anche ricco di vitamine dei gruppi C, D, E e K. Inoltre, come fonte di Omega 3, potrebbe risultare un valido contributo per migliorare il tono dell’umore, oltre che per portare benefici alla salute della pelle, di ossa, muscoli, capelli e unghie.

 

In cucina, l’alga wakame è tra le più utilizzate in Giappone in compagnia dell’alga nori e di quella kombu. Viene consumata fresca, saltata in padella, essiccata e poi reidratata per qualche minuto, in insalata, cotta con altre verdure, in stufati, con il tofu come con il riso. È un ingrediente indispensabile nella zuppa di miso e nel ramen per il suo sapore delicato con una nota caratteristica di mare che viene ancora di più valorizzata quando è consumata come condimento, dopo tostatura e trasformazione in polvere. Un altro uso spesso celebrato dell’alga wakame è quello che la vede protagonista con i legumi, in fase di cottura, per renderli più morbidi e digeribili.

 

 

Un bicchiere di latte al giorno (almeno) per stare in forma a tutte le età

Il latte, consumato da solo o come ingrediente, è uno degli alimenti irrinunciabili della nostra dieta. E il latte senza lattosio, come quello proposto dalla linea Ohi Vita, è la soluzione ideale per chi non lo digerisce bene, apportando gli stessi benefici e principi nutrizionali.

 

“Il consumo di latte/yogurt si associa al mantenimento di un buono stato di salute”, afferma il Tavolo Tecnico sulla Sicurezza Nutrizionale del Ministero della Salute, che ne raccomanda un consumo quotidiano di circa 375 ml al giorno. La Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione (SISA), dal canto suo, inserisce latte e yogurt tra gli alimenti consigliati per una prima colazione equilibrata dal punto di vista nutrizionale.

 

Negli ultimi anni il consumo giornaliero di latte si è ridotto passando dal 62,2% al 48,1%, mentre è andato aumentando il consumo occasionale dal 18% al 28,7%. I non consumatori invece sono passati dal 17,2% al 22,2%. Eppure il latte e lo yogurt, oltre a essere buoni, fanno anche bene perché il loro consumo è associato a “un minor rischio di malattie cardiovascolari, ictus, ipertensione, cancro del colon-retto, sindrome metabolica, obesità e osteoporosi”, spiegano gli esperti.

Ecco il Decalogo che il Ministero della Salute ha recentemente pubblicato per promuovere il consumo di latte e yogurt, illustrandone caratteristiche, porzioni e proprietà nutrizionali.

Consuma ogni giorno 3 porzioni tra latte e yogurt. Una porzione corrisponde a 125 grammi cioè un bicchiere piccolo oppure 1/2 tazza o un vasetto di yogurt.

Il latte e lo yogurt sono alimenti per iniziare bene la giornata. Con una tazza intera di latte (2 porzioni) a colazione e uno yogurt come spuntino si raggiungono le 3 porzioni raccomandate.

Il latte e lo yogurt sono fonti di calcio, inoltre contengono vitamina A, vitamine del gruppo B e altri sali minerali come fosforo, magnesio, zinco e selenio.

Il latte e lo yogurt bianco senza zuccheri aggiunti sono molto simili dal punto di vista nutrizionale. Lo yogurt, grazie ai fermenti lattici, favorisce l’equilibrio della flora intestinale.

Puoi scegliere tra latte fresco pastorizzato, fresco pastorizzato di alta qualità, pastorizzato, microfiltrato e a lunga conservazione (UHT).

Lo yogurt si ottiene per fermentazione del latte ad opera di specifici microrganismi. Quando la fermentazione del latte non è dovuta all’azione dei microrganismi dello yogurt, si ottengono latti fermentati.

Latte e yogurt possono essere interi, scremati o parzialmente scremati in base alla percentuale di grassi. Il latte e lo yogurt scremati o parzialmente scremati hanno un ridotto contenuto di grassi e di calorie senza alcuna riduzione di calcio e proteine.

Il latte può essere bevuto ad ogni età. Nell’intestino umano è presente la lattasi, enzima necessario per la digestione del lattosio (zucchero del latte). Ciò rende il latte un alimento adeguato per bambini, adulti e anziani, ad eccezione degli intolleranti al lattosio.

Lo yogurt è ben tollerato dalla maggior parte di coloro che soffrono di intolleranza al lattosio.

Il calcio e il fosforo presenti nel latte e nello yogurt sono facilmente assorbiti dall’organismo. Il loro consumo contribuisce a diminuire il rischio di insorgenza di osteoporosi.

Italiani tra i più spreconi di acqua: 9 piccoli accorgimenti per risparmiarne un po’

Ogni italiano consuma 220 litri di acqua al giorno, ben oltre i 165 litri della media europea. Ma solo il 25% tra gli adulti e il 31% tra i giovani è consapevole delle problematiche connesse al consumo dell’acqua. È quanto emerge da uno studio Ipsos che porta anche in evidenza come, per restare sui consumi, l’acqua si dimostri ancora la meno controllata dagli italiani: il 40% degli intervistati controlla sempre il consumo di energia elettrica, il 38% quello del gas mentre solo il 32% si preoccupa del consumo di acqua.

 

Insomma, è davvero facile consumare litri e litri di acqua senza nemmeno accorgersene:

si possono, per esempio, arrivare a sprecare fino a trenta litri di acqua ogni giorno solo lasciando il rubinetto aperto mentre ci si lava i denti.

 

Ecco alcuni piccoli accorgimenti con i quali possiamo ridurre significativamente il nostro consumo idrico.

 

La doccia al posto del bagno

Certo, dipende da quanto ognuno di noi è disposto a prolungare oltre il necessario la propria doccia. Ma, con un tempo medio, sostituirla al classico bagno nella vasca può portare a un abbassamento dei consumi d’acqua fino al 75%.

 

Chiudere i rubinetti

È la prima e più semplice cosa da fare. Chiudere l’acqua mentre ci si lava i denti, ci s’insapona i capelli o ci si fa la barba può portare a risparmiare qualcosa come 8/10 litri d’acqua al minuto.

 

Riutilizzarla, quando è possibile

L’acqua che avanza quando si lavano le verdure può servire, per esempio, a innaffiare le piante. Allo stesso modo, la condensa prodotta dai condizionatori è un buon liquido per lavare i pavimenti.

 

Occhio alle perdite

Si è calcolato come un rubinetto che funziona male possa essere la causa di uno spreco d’acqua lento ma continuo in grado di consumare fino a cinquemila litri all’anno di acqua. Stesso discorso per lo scarico del wc che, a volte, anche lui continua silenziosamente a perdere acqua. Meglio aggiustarli.

 

Mettere un frangiflutto

Questa soluzione potrebbe portare a garantire un risparmio idrico del 50% che, tradotto in numeri, su una famiglia di tre persone, può significare fino a 6mila litri di acqua in meno all’anno.

 

Lo scarico del wc

Installare una di quelle più moderne cassette che consentano di selezionare la quantità d’acqua davvero necessaria.

 

Lavare gli ortaggi in un contenitore

Al posto dell’acqua corrente, si può riempire una bacinella o un contenitore con l’acqua e lavare verdure e stoviglie al suo interno. Con l’acqua avanzata, invece di buttarla, si possono bagnare piante e ortaggi, sul davanzale o nell’orto.

 

Raccoglierla mentre si scalda

Quando si fa scorrere il rubinetto in attesa che scenda l’acqua calda perché non raccogliere l’acqua e utilizzata per altro come lavare i pavimenti o innaffiare le piante?

 

Usare meglio gli elettrodomestici

Lavatrice e lavastoviglie sono elettrodomestici che consumano in media tra gli 80 e i 120 l’acqua a ogni lavaggio. Con qualche accorgimento possono produrre un consumo più efficiente dell’acqua: meglio riempirli sempre a massimo carico e selezionare la modalità eco.

 

 

 

 

 

Tutta la forza dei ceci, legumi energetici e nutrienti

Proteine e fibre vegetali, sali minerali, come potassio, calcio, fosforo, magnesio e ferro, e vitamine del gruppo A, B, C, E, K: i ceci sono un’autentica miniera di preziosissime sostanze nutritive e non dovrebbero mai mancare in una dieta che, variando le fonti proteiche, sostiene una vita attiva con il giusto apporto di energia.

Non a caso i Greci li chiamavano Kikis, che significa forza, proprio per il loro elevato potere nutritivo. Forse li avevano conosciuti dagli Egizi, che impiegavano i ceci soprattutto per alimentare gli schiavi impegnati nei lavori più faticosi. E chissà che dietro il segreto della costruzione delle piramidi non ci sia anche la disponibilità di grandi quantitativi di questo legume. Anche Carlo Magno amava elogiare le proprietà energetiche e rinvigorenti dei ceci. Mentre secondo una leggenda del folkore basco, questi legumi hanno anche la virtù di scacciare i demoni: la creatura malefica che se li trovasse davanti in gran numero non potrebbe mai fare a meno di mettersi a contarli, distraendosi così dai suoi propositi malvagi.

 

Oggi, nel nostro Paese, dopo un periodo di calo produttivo e di riduzione dei consumi interni, i ceci stanno incontrando un favore sempre maggiore, tanto che oggi costituiscono una delle colture più in crescita nel nostro paese.

 

Inoltre, il cece è una pianta che si adatta facilmente anche a terre povere, e non richiede né molta acqua né molto concime, poiché essa stessa arricchisce i suoli di azoto.  Un recente Rapporto della Fao, intitolato “Suolo e legumi: simbiosi per la vita”, ha messo in chiaro come tra legumi e terreni si istituiscono delle vere e proprie alleanze produttive di cui l’uomo potrebbe avvalersi per sviluppare una agricoltura e un sistema alimentare più sostenibile. I legumi, come ceci, fagioli e lenticchie, infatti, non solo sono colture resistenti che offrono cibo ad alto contenuto nutrizionale ma, fissando l’azoto, contribuiscono anche alla salute e alla fertilità del terreno a vantaggio delle colture successive. Giusto per dare un ordine di grandezza, è stato calcolato che in media i cereali coltivati in rotazione con i legumi producono 1,5 tonnellate per ettaro in più rispetto a quelli non preceduti da legumi, con un effetto che corrisponderebbe all’impiego di ben 100 Kg di fertilizzanti.

Per poter apprezzare in pieno le virtù nutritive dei ceci, è sempre consigliato consumarli in pietanze che li abbinano ai cereali, perché insieme il loro complessivo valore proteico viene rafforzato. I ceci secchi necessitano di ammollo (per 8-24 ore) e per non farne avanzare occorre considerare che 100 grammi di ceci cotti, porzione consigliata in media a persona, corrispondono a 50 grammi di ceci secchi.

I ceci sono naturalmente privi di glutine, dunque indicati anche per i celiaci (ma attenzione sempre a quanto scritto sull’etichetta), aiutano a controllare la glicemia, grazie al basso contenuto di zuccheri; a regolarizzare l’intestino per la ricchezza di fibre; a favorire la diuresi, in virtù dell’elevato contenuto di potassio. Inoltre, la presenza di zinco contribuisce alla buona salute delle ossa, mentre per il contenuto di magnesio i ceci aiutano a proteggere il sistema nervoso e a rafforzare le difese immunitarie.

I ceci secchi bio della linea Ohi Vita sono un prodotto 100% italiano, e provengono da filiere controllate di agricoltura biologica, che escludono l’utilizzo di concimi chimici, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi e OGM. I ceci Ohi Vita sono certificati con il logo Euro leaf, che identifica i prodotti biologici secondo gli standard europei.

Made in Italy, gastronomia, territorio e sostenibilità: a Parma è il momento di Cibus

Fra le cime delle Alpi e le morbide dorsali degli Appennini, quella vasta pianura attraversata dal grande fiume Po, dove la fertilità del suolo incontra un patrimonio di tradizioni e produzioni gastronomiche di eccellenza, prende il nome di Food Valley. Al cuore c’è Parma e la sua narrazione di cibo e territorio che trova, ogni anno all’inizio di maggio, piena celebrazione in Cibus, la fiera dei Territori. Da quasi 40 anni, infatti, a Parma si celebra la capacità del Made in Italy alimentare di crescere rispettando e valorizzando la propria tradizione e la propria geografia.

 

La nuova edizione di Cibus si svolge a Parma dal 3 al 6 maggio e ospita 3.000 espositori italiani, oltre 50.000 operatori professionali della distribuzione e della ristorazione, circa 2000 top buyer da Stati Uniti d’America, Europa, Medio Oriente, Sud America e Asia.

 

A loro è dedicato il programma Cibus destination: visite guidate e percorsi tematici in fiera e sul territorio, per conoscere produzioni tipiche, territorialità, fuori casa e sostenibilità.

 

In esposizione circa mille nuovi prodotti che le aziende alimentari stanno immettendo nei mercati secondo i trend generali di consumo: prodotti attenti a salute e benessere, gusto e nuove combinazioni di ingredienti, e poi territorialità e packaging sostenibili. I prodotti più innovativi sono esposti in fiera nell’area Cibus Innovation Corner, selezionati da una giuria di esperti. Prodotti destinati all’export che presenta aspetti positivi, specie per quanto riguarda l’area extra UE che nel 2021 ha rappresentato il 42,6% delle esportazioni alimentari italiane. In particolare, il mercato USA ha registrato un aumento del 14% sull’anno precedente.

 

A Cibus 2022 sono presenti una Area Horeca The Hub dedicata alle aziende del fuori casa e tanti birrifici indipendenti, tra i quali verranno premiati i vincitori del concorso Birra dell’Anno. Cibus4Sustainability è, invece, il progetto ideato e organizzato da Cibus, in collaborazione con PwC Italia, sulle buone pratiche sostenibili di industria e distribuzione, presentato  il 4 maggio a retailer nazionali, internazionali e delle grandi aziende agroalimentari. La mostra ART SAVE THE FOOD, aperta fino al 5 giugno, promuove artisti che, attraverso l’uso dell’immagine in ogni sua forma, affrontano il tema cibo, non solo inteso come bisogno primario, ma portatore di forti simbologie e di importanti implicazioni antropologiche-sociali. Sabato 7 e domenica 8 Maggio, sempre a Parma, il festival Interno Verde apre eccezionalmente al pubblico i più suggestivi e curiosi giardini privati di Parma. Mentre arricchisce l’iniziativa anche un fitto programma di attività dedicate alla natura, all’ambiente e allo straordinario patrimonio architettonico della città: ciclopasseggiate e visite guidate, mostre e installazioni artistiche, laboratori per adulti e bambini.

 

Per il quarto anno consecutivo, Cibus conferma la partnership con Banco Alimentare e Fiere di Parma per Cibus Food Saving. Grazie a questa iniziativa i volontari di Banco Alimentare recuperano i prodotti che le aziende espositrici, al termine della manifestazione, scelgono di salvare dallo spreco, donandoli. Banco Alimentare li distribuisce alle strutture caritative convenzionate sul territorio dell’Emilia-Romagna che aiutano le persone in difficoltà. Quella del 2022 è, infine, la prima edizione di Cibus carbon neutral. La carbon neutrality è un processo che include la misurazione delle missioni, l’individuazione di un piano di riduzione e la compensazione delle emissioni residue attraverso crediti di carbonio certificati di alta qualità, che finanziano progetti di mitigazione dei cambiamenti climatici e promuovono lo sviluppo sostenibile.

 

 

Dalla mensa dei legionari romani alle nostre tavole: tutto il benessere e tutta la sostenibilità del farro

Essenziali per la salute dei capelli e delle ossa, ma anche per il sistema immunitario e per i muscoli: le proteine siamo soliti assumerle in carne, uova, pesce e formaggio, ma si trovano anche negli alimenti vegetali. In questo senso, le migliori si possono scoprire in piselli, lenticchie, ceci, lupini, fave, fagioli e legumi in generale. Ma anche nei semi di zucca, sesamo, girasole, nella frutta secca come mandorle, noci, nocciole, pistacchi e nei deliziosi cereali come farro, orzo e avena. I cereali hanno anche il vantaggio che possono essere consumati al posto della pasta e, come tanti alimenti vegetali proteici, sono poveri di grassi insaturi. Un ottimo toccasana per la salute: consigliati per contrastare ipertensione e colesterolo e, grazie alla loro ricchezza di fibre, per offrire quella sensazione di sazietà, superiore a molti altri alimenti, che aiuta a togliere il senso di fame e, di conseguenza, ad agevolare il mantenimento del proprio peso forma.

 

Tra i cereali, il farro rappresenta un ottimo alimento per garantirsi quelle proteine vegetali di cui stiamo parlando: privo di colesterolo, apporta energia e favorisce il buon funzionamento dell’intestino con il suo alto contenuto di fibre.

 

Vitamine A, C e del gruppo B, sali minerali come fosforo, magnesio, ferro e potassio contribuiscono a farne un prezioso alleato del nostro benessere con un gusto che lo rende particolarmente versatile nelle ricette di tutti i giorni. Ricette che hanno una tradizione antica, perché la coltivazione di questa pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Graminacee  si ritiene che risalga a ben oltre 8000 anni fa

 

Originario probabilmente della Palestina, il farro arriva in Egitto e in tutto il Mediterraneo attraverso scambi commerciali e movimenti di popolazioni. Il farro diventa il cibo preferito di Etruschi e Romani e viene usato per preparare il pane, il libum (ovvero la focaccia) e il puls, la tradizionale polenta. Il farro è anche la base dellalimentazione del legionario: al posto del pane, che è difficile da conservare e trasportare, ogni soldato riceveva una determinata quantità di farro a ogni mensilità. Plinio nella sua Naturalis historia riporta il ruolo fondamentale di questo cereale nell’alimentazione dei Romani: “Di tutti i cereali il popolo romano per trecento anni usò il farro”. La focaccia di farro viene impiegata anche nelle antiche cerimonie nuziali che prendono il nome di confarreatio: la coppia consacrata mangia questa preparazione come simbolo della propria unione.

 

Anche il farro sta conoscendo una rinnovata fortuna per la sua coltivazione sostenibile. Si tratta di una pianta rustica, con una bassa richiesta nutrizionale, che non soffre la presenza delle piante infestanti, adatta per il metodo biologico di produzione che non ricorre all’uso di diserbanti e fertilizzanti chimici. Perché la coltivazione biologica consente di promuovere con maggiore efficacia i benefici sostenibili di legumi e cereali, a favore dell’ambiente e della salute dei consumatori.

 

Il farro e i fagioli che compongono la Zuppa con Farro della linea Ohi Vita sono, infatti, coltivati senza limpiego di concimi chimici, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi e Ogm. Certificata con il marchio logo Euro leaf, che dal 2010 identifica i prodotti che corrispondono agli standard europei per il settore bio, la Zuppa con Farro concentra appieno il suo apporto nutrizionale ed energetico, riducendo al contempo ogni possibilità di esposizione a residui di sostanze chimiche indesiderate. Buon appetito!