Quanto pesa l’italianità nel carrello della spesa? 1 prodotto su 4 ne porta almeno un riferimento in etichetta

I prodotti alimentari che hanno in etichetta una connotazione di italianità, ad esempio il tricolore o la scritta “made in italy”, hanno quest’anno aumentato le vendite, nei supermercati e negli ipermercati presenti sul territorio nazionale, dell’1,8%, portando il totale del fatturato a superare gli 8,7 miliardi di euro. Un prodotto alimentare su quattro presenta un riferimento in etichetta all’Italia, qualcosa come oltre 22mila referenze, così come documentato dalla decima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy.

 

L’analisi mostra un’importante crescita del peso di questa tipologia di prodotti: quelli che hanno in etichetta un riferimento all’Italia tra giugno 2018 e giugno 2021 hanno anche aumentato la quota di valore sul totale dei prodotti venduti, passando dal 22,5% al 26,9% e segnando quindi una crescita di oltre 4 punti percentuali.

 

La bandiera italiana è il più diffuso indicatore della nostra identità nazionale in etichetta ed è servita ad aumentare le vendite soprattutto di pizze surgelate, patatine, arrosti affettati e bevande base thè.

 

Presente sulle etichette di 13.266 prodotti alimentari, il riferimento alla bandiera ha infatti portato la crescita del giro d’affari complessivo a sfiorare i 5 miliardi di euro segnando un +0,2% annuo. I 6.688 prodotti alimentari che dichiarano in etichetta di essere “100% italiano” hanno invece realizzato 3,5 miliardi di euro di giro d’affari, mentre le quasi 7mila referenze alimentari che scrivono “prodotto in Italia” hanno realizzato 1,5 miliardi di euro.

 

Hanno avuto meno peso sulle vendite nella grande distribuzione le indicazioni geografiche europee: tra Dop, Doc, Igp, Docg, Igt si raggiungono 3.255 prodotti per 871 milioni di euro, circa il 2,7% delle vendite totali. Una percentuale ancora limitata ma che presenta un aumento annuo di ben l’11,5%. Merito soprattutto della denominazione Docg: in un anno, gli 877 vini a Denominazione di origine controllata e garantita hanno aumentato di +17,1% il giro d’affari, superando i 273 milioni di euro, grazie a prodotti come prosecco e spumante classico. La tipicità territoriale comunicata in etichetta specificando il nome della regione da cui il prodotto proviene è un altro fenomeno in ottima crescita: nei 12 mesi analizzati, le vendite di questi 9.429 prodotti registrano un +5,4% e superano i 2,6 miliardi di euro. Tra le regioni più segnalate sulle etichette quella con il maggior numero di prodotti a scaffale è il Piemonte, seguita da Toscana e Sicilia.

 

Anche il vino si conferma un prodotto strategico per l’economia italiana, con un sensibile incremento dei suoi consumatori nella fascia 18-34 anni. Giovani che bevono in modo responsabile e scelgono il prodotto italiano perché percepito come garanzia di qualità. Il report “Responsabile e di qualità: il rapporto dei giovani col vino”, realizzato dall’Ente previdenziale per gli addetti all’agricoltura (Enpaia) con il Censis, spiega come dal 1993 al 2020, a fronte di una flessione di 2 punti e mezzo sul consumo di vino in Italia, la quota di giovani consumatori sia salita dal 49 al 53%. E come sia l’italianità il criterio principale di scelta per quasi 8 giovani su 10 (il 79,3% ), nel segno del “meglio meno ma di qualità”.

 

La zucca non è mai vuota, perché contiene il tesoro dei suoi semi

Alla ricerca come siamo di integratori che ci regalino energia per affrontare le nostre sfide quotidiane, non trascuriamo di guardare agli innumerevoli dono che la natura ci offre. Come i semi oleosi, che rappresentano una vera e propria miniera di nutrienti e antiossidanti preziosi. E tra questi spiccano i semi di zucca, ricchi di oligoelementi come fosforo, zinco, ferro, magnesio, selenio, e di vitamine del gruppo B ed E.

Certo, occorre fare attenzione al loro complessivo apporto calorico, piuttosto elevato dato che sono composti da grassi per circa il 50%, da carboidrati per il 24% e per il 18% da proteine vegetali.

 

Ma è proprio in virtù della ricchezza di Sali minerali che i semi di zucca possono essere considerati dei veri e propri integratori naturali.

 

Per la presenza di magnesio, acido linoleico ed omega 3, i semi di zucca contribuiscono a contenere il livello di colesterolo cattivo nel sangue, promuovendo la buona salute del cuore e di tutto il sistema circolatorio. Grazie al contenuto di vitamina E, aiutano a contrastare i processi di invecchiamento dei tessuti, mentre la presenza di triptofano e di vitamine del gruppo B, li rende un alimento alleato del sistema nervoso, a favore del sonno e del buon umore. I semi di zucca presentano un elevato contenuto di cucurbitina, un aminoacido con proprietà vermifughe, che li rende utili come rimedio naturale contro i parassiti che attaccano l’intestino e in generale come sostegno al buon funzionamento intestinale. Svolgono inoltre una azione di contrasto agli stati di infiammazione dell’organismo.

 

Oggi la zucca è uno tra gli ortaggi più diffusi, consumati ed apprezzati a tutte le latitudini, ma le origini della sua coltivazione sono incerte: se ne trovano tracce in diversi continenti quasi contemporaneamente. Si può dire che tutti i popoli dell’antichità hanno avuto il loro tipo di zucca. Le specie Benincasa, Coccinia, Lagenaria e Luffa per esempio arrivano dall’Asia sud orientale e dall’Africa, mentre la Cucurbita e la Sicana nascono nelle Americhe, mentre in Italiasi pensa che siano stati gli Etruschi a coltivarle per primi, dopo che furono introdotte dai navigatori e commercianti Fenici.

Forse per questa sua diffusione a livello mondiale, la zucca è protagonista di molte storie mitologiche, quasi sempre associata all’acqua come simbolo di vita, fertilità, nascita e rinnovamento. Nello specifico, i semi di zucca si rintracciano in molti racconti popolari giapponesi come dono prezioso con il quale ricambiare con gratitudine un aiuto ricevuto.

Nella nostra penisola sono circa 2mila gli ettari di terreno dedicati alla coltivazione di zucche, con la Lombardia che assorbe il 25% della superficie nazionale, seguita da Emilia Romagna e Veneto. Ma la Coldiretti ha lanciato un allarme circa la produzione del 2021, calata del 10% a causa del clima pazzo tra nubifragi, ondate di calore, grandinate e siccità. Fattori che, a fronte di una domanda interna sostenuta, ha fatto crescere l’aumento dell’importazione delle zucche.

Con un limite, purtroppo, sottolineato sempre da Coldiretti: la legge infatti impone di indicare l’origine sulle zucche fresche intere, ma non su quelle tagliate, né su quelle trasformate, né sui classici semi di zucca. “Così – avverte Coldiretti – aumenta il rischio di portare a tavola zucche provenienti da paesi dove non vigono le stesse regole sull’uso di antiparassitari, come nel caso dell’Egitto e della Tunisia, tra i principali esportatori in Italia assieme al Portogallo e al Sudafrica.”

I semi di zucca bio della linea Ohi Vita, prodotti dal Gruppo Pedon, non solo sono ricavati da zucche coltivate secondo il Disciplinare biologico, che esclude l’impiego di sostanze chimiche, ma sono anche 100% italiani.  Le più importanti produzioni si trovano nel Veneto, in Emilia Romagna e Lombardia. Il Gruppo Pedon, azienda a gestione familiare, con sede a Molvena in provincia di Vicenza, ha maturato una competenza più che trentennale nella lavorazione, confezionamento e distribuzione di cereali, legumi e semi, in Italia e in tutto il mondo. E oggi può offrire una linea dedicata ai semi oleosi che provengono da filiere controllate di agricoltura biologica, e sono selezionati, puliti e confezionati in atmosfera protettiva per preservare la qualità e le caratteristiche nutrizionali dell’alimento.

Una volta aperta la confezione, un consiglio è quello di conservare i semi di zucca in vasi di vetro o porcellana, così da mantenere inalterate tutte le loro proprietà nutrizionali. Su come impiegarli, largo alla fantasia in cucina!, ricordando che sono deliziosi come spuntino o per accompagnare un aperitivo, ma possono anche essere consumati nello yogurt, o per arricchire l’impasto di pane, grissini e pizza o ancora tritati in gustose insalate fredde ideali per l’estate.

 

Le vie della bellezza sono infinite: dal Cestino di fragole di Chardin alle innumerevoli virtù del frutto di primavera

Era stimato dai 12 ai 15 milioni di euro. Alla fine è stato battuto per 20,5 milioni di euro (24,3 milioni di euro comprese le tasse): una cifra record per Il cestino di fragole di bosco del pittore francese Jean-Baptiste-Siméon Chardin (1699-1779), la più alta per l’artista francese e la più alta per un dipinto del Settecento francese.

 

Questa tela ad olio dalle dimensioni contenute, 46 x 38 cm, è l’unica firmata da Chardin, che ha come tema principale un ricco cestino di fragoline di bosco, raffigurato con grande freschezza e modernità delle forme, a partire dalla sistemazione quasi geometrica dei frutti.

 

Del resto la Francia può essere considerata la patria delle fragole. Alla corte del re Sole, questo frutto, chiamato frutto-cuore per la forma caratteristica e l’intenso colore rosso, sembra fosse protagonista di giochi amorosi, con le dame che, gustando fragole, zucchero e panna, si lanciavano nella seduzione dei fortunati cavalieri. E sempre alla corte di Luigi XIV furono condotti i primi tentativi di coltivazione delle fragole, trapiantando le piante selvatiche nei giardini di Versailles. Anche se fu soltanto l’arrivo di specie extra-europee più grosse, robuste e fruttifere a consentire una coltivazione sicura.

 

Certo è che il legame profondo delle fragole con la bellezza non risiede soltanto nella meravigliosa natura morta di Chardin. Basta conoscere anche tutte le benefiche proprietà di questo frutto, per farsene un’idea.

 

Innanzi tutto, il loro elevato potere idratante, essendo composte per il 90% di acqua. Poi la ricchezza in fibre, a fronte di un basso contenuto calorico, che le rende valide alleate dei regimi dimagranti primaverili e contribuisce a regolarizzare l’intestino rendendo la nostra pelle luminosa e sana. A proposito di pelle, inoltre, è tutta da provare una maschera a base di fragole ridotte in purea a cui si aggiungono due cucchiaini di miele: un vero e proprio toccasana idratante, purificante, schiarente ed emolliente adatto per tutte le età.
Così come l’elevato contenuto di Vitamina C presente nelle fragole si rivela utile per favorire l’assorbimento del ferro, che, a sua volta, promuove nel nostro organismo la produzione di collagene, il più potente antirughe naturale. Senza dimenticare che le fragole sono preziose anche nel contrastare la cellulite, in quanto ricche di potassio, capace di contrastare la ritenzione idrica. E se vogliamo avere denti bianchi e un alito fresco niente di meglio di un po’ di fragole ricche di xilitolo, una sostanza che previene la placca dentale e combatte l’alitosi.
Per tornare alla bellezza dell’arte, non è detto che, malgrado l’enorme cifra battuta in asta, l’antiquario newyorkese Adam Williams, che se la è aggiudicata, potrà davvero entrare in possesso de Il cestino di fragole di bosco di Chardin. In un’intervista al quotidiano francese Le Figaro, infatti, la direttrice del Louvre Laurence des Cars ha spiegato di aver chiesto che il dipinto venga classificato dallo Stato come “tesoro nazionale” rendendone così impossibile l’esportazione fuori dalla Francia. I rappresentanti della casa d’aste hanno ribadito di “non avere problemi ad aspettare l’esito del processo di prelazione perché consapevoli dell’importanza dell’opera”.
E chissà come andrà a finire… Nell’attesa di scoprirlo, abbiamo davanti a noi una primavera piena di fragole profumate e dolcissime! Anche queste un vero capolavoro della natura.

 

Un bagno nel Parco del respiro: sull’Altopiano della Paganella per abbattere lo stress e nutrire il corpo di sostanze benefiche

Il verde e il paesaggio di un bosco fanno bene. Forniscono una sorta di nutrimento interiore che produce un senso di benessere all’organismo, favorendo una sorta di rilassamento muscolare e nervoso. Insomma, abbracciare un albero è decisamente un atto salutare: in Australia come nel Nord dell’Europa è diffusa una disciplina vera e propria, che si chiama proprio Tree  hugging e che fa di questo gesto il vero e proprio cardine di una nuova connessione con la natura. La frequentazione di boschi, parchi e giardini attiva in qualche modo una risposta positiva del nostro organismo, riducendone i livelli di stress e proiettandoci dentro un grande senso di pace e tranquillità.

 

In questo senso, i 36 ettari del Parco del respiro di Fai, sull’Altopiano della Paganella in provincia di Trento, raccontano di un posto magico che, al benessere delle faggete unisce le caratteristiche uniche di una concentrazione molto elevata di monoterpeni. Ma cosa sono i terpeni?

 

Sono dei composti organici che contribuiscono a conferire alle piante la loro specifica profumazione, spesso impiegati come aromi e fragranze nella farmaceutica e nella cosmesi. Sono conosciuti per le loro proprietà antiossidanti, analgesiche e ansiolitiche.

 

I terpeni sono, in sostanza, responsabili delle fragranze del bosco e respirarli durante una passeggiata tra gli alberi, meglio se bella lunga, fa bene. Soprattutto in autunno e primavera  quando le piante danno il meglio di sé diffondendo al massimo questi incredibili composti. Stiamo parlando di proprietà naturali che sono state più volte riconosciute anche da ricerche scientifiche come quella del Cnr in collaborazione con il Club alpino italiano, intitolata “Terapia forestale”, Cnr Edizioni 2020.

 

Come propongono al Parco del respiro (www.parcodelrespiro.it) offrendo itinerari che sono veri e propri bagni nella natura: “Il forest bathing è una pratica nata in Giappone col nome di Shinrin Yoku ed è molto diffusa in alcuni Paesi dellestremo Oriente, dove svolge un grande ruolo nella medicina preventiva. Diversi studi scientifici condotti proprio in Giappone e Corea del Sud hanno dimostrato che alcune sostanze volatili, componenti degli oli essenziali prodotti da diverse specie di alberi, se inalate in dose sufficiente e per un periodo di tempo adeguato inducono cambiamenti fisiologici prolungati nel corpo umano come la riduzione dello stress, della pressione sanguigna e l’innalzamento del sistema immunitario”.

 

Ma in cosa consiste questa pratica? Prima di tutto, come abbiamo visto, nella possibilità di intraprendere una bella passeggiata nel bosco, possibilmente ripetuta su più giorni consecutivi. Poi, è meglio scegliere degli itinerari precisi. Nel Parco, infatti, “le aree forestali da considerare per il maggior potenziale emissivo di monoterpeni sono sostanzialmente riconducibili alle aree con predominanza di faggi. Ma la passeggiata produce effetti ancora migliori se combinata con altre attività come lo yoga, la meditazione, l’attività fisica a basso impatto. Insomma, ci sono tutti i presupposti per una vacanza lenta, aperta tanto a un turismo per tutte le età quanto a un coinvolgimento delle scuole per la promozione di un corretto rapporto con la natura.

 

 

 

 

 

Ogni tesoro ha la sua mappa, anche l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP

È chiamato l’oro nero ed è uno dei tesori della più antica tradizione gastronomica del nostro Paese. L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP, prodotto dal mosto cotto secondo la ricetta tramandata fino ai giorni nostri, offre a tutti i suoi estimatori e agli appassionati di turismo slow e sostenibile la possibilità di visitare i luoghi dove viene prodotto, grazie alla “Mappa del turista balsamico e altri tesori gastronomici nella provincia di Modena”. Nata da un’idea del Consorzio Produttori Antiche Acetaie, la Mappa, realizzata in italiano e in inglese, è disponibile in versione cartacea e digitale ed è scaricabile dal sito internet www.balsamico.it.

 

Raccogliendo trentaquattro acetaie, distribuite in quindici comuni della provincia di Modena, che si estendono dalla pianura padana fino alle colline dell’Appenino emiliano, la Mappa propone degli itinerari del gusto, adatti a tutti i gusti, è proprio il caso di dire, incrociando di volta in volta la storia dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena con quella di altri prodotti gastronomici d’eccellenza del modenese, ma anche dell’arte, della cultura, del territorio e … dei motori, vista la presenza del prestigioso Museo Ferrari di Maranello.

 

Oltre alle acetaie, sulla Mappa sono indicati quattro caseifici che producono Parmigiano Reggiano D.O.P., tre prosciuttifici che si segnalano per il Prosciutto di Modena D.O.P., mentre uno spazio è dedicato a “Modena a Tavola”, il Consorzio di ristoratori, che propongono piatti a base dei prodotti D.O.P. locali. Ma ampio risalto hanno anche i tesori storici e architettonici della provincia, a partire dal centro storico di Modena, dove si può ammirare la Cattedrale, la Torre Civica e la Piazza Grande, dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. E se si ama la velocità, basterà recarsi in una delle acetaie più vicine a Maranello, per coniugare la passione della buona cucina con quella delle supercar.

 

Tutte le acetaie presenti sulla Mappa saranno aperte ai visitatori e daranno la possibilità di assaggiare e acquistare l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena D.O.P nei luoghi dove viene affinato per almeno dodici anni, secondo quanto prescrive il rigoroso disciplinare D.O.P., prima di venire proposto nella inconfondibile e preziosa bottiglietta disegnata da Giorgetto Giugiaro. Alcune acetaie offriranno ai turisti la possibilità di pranzare o cenare, altre proporranno corsi per imparare a utilizzare al meglio il Balsamico in cucina. E dunque casali di campagna, vigneti, ville storiche si apriranno ai visitatori con il loro patrimonio di storie, tradizioni e saper fare. Ma anche curiosità e aneddoti: all’Acetaia San Donnino, per esempio, si potrà ammirare l’angolo della villa liberty in cui Bernardo Bertolucci girò una celebre scena di “Novecento”, con Dominique Sanda e Robert De Niro o, ancora, nella frazione di Cognento si potrà ammirare il coloratissimo murale “Sentinella”, realizzato dall’artista Luca Zamac proprio sulla facciata di un’acetaia.

 

La mappa riporta inoltre tutti i Centri di Formazione Gastronomica, dove i giovani definiscono i propri percorsi di conoscenza legati alle produzioni locali e con cui il Consorzio Produttori Antiche Acetaie collabora per promuovere e custodire la cultura dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena D.O.P.

 

“La mappa del turista balsamico mette in rete in modo virtuoso e organizzato luoghi di grande valore gastronomico e culturale. In questo modo riusciamo a dare risposta alla crescente richiesta da parte dei turisti, sia stranieri sia italiani, di vivere esperienze nuove che riescono a trasmettere l’essenza di un territorio che tanto ha ancora da raccontare – ha sottolineato Mario Gambigliani Zoccoli, presidente del Consorzio Produttori Antiche Acetaie –. Siamo certi che il privilegio di visitare un’acetaia accompagnati dai padroni di casa possa essere un’ulteriore occasione per far apprezzare l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena D.O.P. e, più in generale, le tante eccellenze che il territorio modenese è in grado di esprimere”.  

 

Per completare la proposta turistica, il Consorzio offre agli amanti del turismo lento e sostenibile la possibilità di spostarsi per il territorio con la bicicletta, tradizionale o a pedalata assistita, seguendo gli itinerari predisposti ad hoc dalla guida ciclistica Fabio Zara, fondatore di eGO E-Bike; mentre, in collaborazione con Visitmodena.it, il nuovo portale di promozione turistica, che ha compiuto un anno il 31 gennaio scorso, sarà possibile effettuare prenotazioni alberghiere, acquistare biglietti per i musei e organizzare visite guidate, approfittando delle tante interessanti opportunità che la città offre.

La Tortina con carote Ohi Vita, energia, gusto e fibre in un dolce sfizioso

Golosa, energetica e nutriente, dalla consistenza soffice e leggera, la nuova Tortina con carote della linea Ohi Vita è perfetta insieme al latte, al succo di frutta o ad un caffè, ideale per la prima colazione, ma anche a merenda e tutte le volte che ci vogliamo coccolare con un dolcetto leggero e invitante. Senza rinunciare al nostro benessere: l’arricchimento della ricetta con fibre solubili, che riducono l’assorbimento di grassi e carboidrati, insieme alla presenza delle carote, come ingrediente principale, che consente di ridurre la quantità di zucchero nella preparazione, rendono questa tortina sfiziosa uno snack leggero e bilanciato.

 

L’impiego delle carote come ingrediente per dolci è una pratica antica, che deriva dai tempi in cui miele e zucchero erano alimenti rari e preziosi. Addirittura la prima attestazione di una preparazione dolce a base di carote proviene da un libro di cucina iracheno di più di mille anni fa: una specie di budino realizzato con carote, latte e vari tipi di spezie. Mentre la Carrot Pudding con uova, burro, panna, sale, noce moscata, pangrattato e carote bollite, si rintraccia in alcuni ricettari inglesi del 1600.  L’aggiunta dei fiori d’arancio al posto delle altre spezie per un aroma più delicato e gentile è invece di successiva derivazione francese: da lì in poi la ricetta rimarrà più o meno immutata fino all’aggiunta della farina di mandorle, l’ingrediente speciale capace di rendere i dolci umidi e compatti, garantendo una consistenza soffice per lungo tempo. Ma la Carrot cake come la conosciamo oggi prende forma nella seconda metà del Novecento negli Usa dove conobbe un grandissimo e definitivo successo, arrivato fino ai giorni nostri.

 

La Tortina di carote della linea Ohi Vita impiega tutti gli ingredienti della ricetta tradizionale per una preparazione in cui le mandorle, con le proteine vegetali, le fibre e i grassi monoinsaturi che apportano, incontrano la leggerezza dell’olio di semi di girasole, ricco di antiossidanti, e la freschezza aromatica del succo di arancia, mentre le fibre solubili che arricchiscono l’impasto possono risultare preziose per il nostro stare in forma.

 

L’attenta selezione degli ingredienti utilizzati, come le uova provenienti esclusivamente da allevamenti a terra, con l’esclusione di grassi idrogenati e di ingredienti OGM, insieme a una lavorazione organizzata su linee specifiche per una filiera controllata in tutti i passaggi, sono finalizzate a garantire la bontà e la qualità del prodotto, per la sicurezza di grandi e piccini. L’obiettivo è regolare la produzione di golosi dolci da forno, contribuendo in modo attivo a coniugare gusto, qualità e rispetto per l’ambiente, il lavoro e le persone, grazie all’adesione a standard internazionali come il BRC Global Standard for Food Safety e l’IFS (International Food Standard), relativi sia alla qualità sia alla lavorazione.

E per un dolce un po’ diverso dal solito, e adatto alla stagione calda, il nostro consiglio è gustare la tortina di carote con una farcitura di crema al formaggio, preparata mescolando bene 150 gr di formaggio spalmabile (o mascarpone) con 40 gr di zucchero a velo e un pizzico di vaniglia in polvere. Guarnito con una manciata di mandorle spellate leggermente tostate, questo dessert è di una freschezza davvero irresistibile!

 

Cresce la voglia di tisane, per prendersi cura di sé in armonia con la natura

Che cosa c’è di meglio di una buona tazza di tisana nei momenti di relax o alla sera, prima di dormire? Sono sempre di più gli italiani che acquistano tè, tisane e infusi e il mercato ha registrato una crescita a doppia cifra. E se il fenomeno è in sensibile aumento da circa quindici anni, con la pandemia i numeri sono addirittura esponenziali, con un giro d’affari pari a 117 milioni di euro, secondo i dati della Nielsen nel 2020.

 

A convincere sono i benefici che questo rituale semplice e rilassante può apportare, ma anche il desiderio di adottare stili di vita e di cura di sé sempre più in armonia con la natura, a partire dalla ri-scoperta delle proprietà delle erbe officinali, il primo rimedio a cui l’uomo si è affidato per stare in forma.

 

Una vera e propria svolta culturale che si è accompagnata ad una crescita dei consumi anche nel settore della ristorazione: la tisana sta uscendo dalle mura domestiche e ora sta diventando un’abitudine salutare anche al bar. Sono infatti i locali pubblici a sostenere il notevole incremento della richiesta, anche da parte dei giovani, tra cui stanno spopolando il rooibos, l’infuso africano dalle innumerevoli proprietà benefiche e privo di caffeina, e il kombucha, leggermente frizzante, ottenuto dalla fermentazione del tè zuccherato, probiotico e con una leggerissima gradazione alcolica, tra lo 0,5 e l’1%, che lo rende gradevole anche come accompagnamento dei pasti o come aperitivo. Le tisane sono apprezzate in tutte le stagioni, sia nella versione calda che in quella fredda, e hanno addirittura superato il tè, con la camomilla sempre più protagonista dei nostri consumi, con un incremento del 19%.

In Italia, purtroppo, il 70% delle piante officinali è importato dall’estero, uno spreco di potenzialità produttive, come ha fatto osservare recentemente il Presidente nazionale di ACLI TERRA, Nicola Tavoletta, perché le nostre caratteristiche climatiche e territoriali si presterebbero a investire in un settore ad alta redditività e capace di integrarsi con la crescita dell’agriturismo, altro trend consolidato e sempre più amato nel nostro Paese.

Quali sono le tisane più adatte per la stagione primaverile? Soprattutto quelle a base di erbe che possono vantare proprietà detossinanti, drenanti e rilassanti. Vediamone alcune:

  • Per depurare l’organismo, stimolare la diuresi ed eliminare liquidi e tossine in eccesso sono indicate l’ortica, il carciofo, la verga d’oro e i peduncoli di ciliegio;
  • Per attivare il metabolismo e facilitare il consumo dei grassi sono utili lo zenzero, il limone e l’ibisco;
  • Per ridurre la ritenzione idrica e contrastare inestetismi come la cellulite possono servire la betulla e la gramigna;
  • Per combattere lo stress e l’ansia e migliorare la digestione sono consigliate la passiflora, la melissa, la curcuma e la lavanda;
  • Per rigenerare il fegato e disintossicarsi sono validi alleati la radice di cardo mariano e il tarassaco, dalle spiccate proprietà depurative;
  • Per energizzare e contrastare la stanchezza legata al cambio di stagione niente di meglio di ginseng e limone, da evitare però alla sera se si soffre di insonnia;
  • Per migliorare il riposo e distendersi tiglio, biancospino, valeriana sono ideali, insieme alla camomilla. La linea Ohi Vita propone la camomilla arricchita con melatonina per facilitare ancora di più il sonno e un riposo di qualità.

 

Ce n’è per le esigenze e i gusti più diversi, ricordando di non superare le tre o quattro tazze di tisana al giorno e di variare il tipo di bevanda che si sceglie, per godere appieno di tutti i vantaggi delle erbe officinali, senza correre il rischio di sovraccaricare il nostro organismo.

 

 

Perciò a casa, come al bar, buona tisana a tutti!

 

Le Fettine di formaggio fuso senza lattosio: tutto il piacere del latte anche per chi non lo digerisce bene

Il latte e i suoi derivati fanno bene, e non dovrebbero mai mancare in una dieta equilibrata e varia. Ma se si è intolleranti al lattosio? Una soluzione la offre Ohi Vita, la linea pensata per rispondere a tutte le esigenze nel segno della qualità e del benessere, con le Fette di formaggio fuso senza lattosio. Per non rinunciare al gusto del latte, ai suoi benefici e alle proprietà nutrizionali strizzando l’occhio anche alla praticità, con il formato a fettine che è l’ideale per arricchire in modo facile tante ricette e piatti golosi.

 

Purtroppo sono sempre di più le persone che rivelano intolleranze più o meno spiccate al lattosio, per la presenza insufficiente di un enzima, chiamato lattasi, necessario per la sua digestione. Nel nostro Paese si ritiene che circa il 50% della popolazione sia intollerante al lattosio, soprattutto nel sud Italia e nelle Isole.

 

Uno studio apparso su Nature Communications evidenzia la componente storico-culturale più che genetica di questa intolleranza, legata all’impiego più o meno radicato del latte e dei suoi derivati nell’alimentazione quotidiana. Nelle zone settentrionali di Europa e America, infatti, l’intolleranza al lattosio è molto bassa; nel Mediterraneo è intorno al 40%, mentre America del sud, Africa e Asia meridionale, gli intolleranti rappresentano il 60-90%.

 

Ma il latte, ricco di nutrienti preziosi, è un alimento la cui storia è legata a quella dell’uomo da quando ha cominciato ad allevare gli animali. Otre che di vitamine del gruppo B, vitamina A ed E, il latte è un’ottima fonte di calcio, fondamentale per la formazione di ossa e denti ed essenziale per il metabolismo cellulare, la produzione di energia e la corretta assimilazione delle sostanze nutritive.

 

Il latte contiene tutti gli amminoacidi che servono al nostro organismo per accrescersi e rimanere in buona salute: già 8000 anni fa le popolazioni della Mesopotamia tentavano di addomesticare animali per berne il latte e si ingegnavano per trovare i metodi per conservare le eccedenze in modo da garantirselo anche nei periodi di scarsità di cibo.

La storia delle fettine di formaggio fuso appartiene invece a tempi molto più recenti, poiché nascono in Svizzera ai primi del Novecento, anche se è nel secondo Dopoguerra che questo formato si impone grazie al famoso cheeseburger di tradizione americana.

Oggi, grazie al processo di eliminazione del lattosio, che conserva però integralmente le proprietà benefiche, le Fettine di formaggio fuso senza lattosio Ohi Vita rendono disponibile per tutti il gusto del latte e la sua ricchezza nutrizionale.

Alle migliori materie prime, selezionate con cura, ingrediente per ingrediente, si aggiungono il saper fare italiano e le possibilità create dalle più avanzate tecnologie alimentari, nell’ambito di una filiera rigorosamente certificata in tutte le sue fasi, per garantire qualità e sicurezza del prodotto finale.

E giusto per dare un’idea un po’ diversa per impiegare queste deliziose Fettine in cucina, proponiamo una versione gourmet del classico toast che, al posto del pane, utilizza…. le patate. Provare per credere!

Ingredienti per 4 persone: 2 patate grandi; 4 fette di prosciutto cotto; 4 Fettine di formaggio fuso Ohi Vita; pane grattugiato; olio extra vergine di oliva; sale fino e rosmarino fresco.
Sbucciare le patate, lavarle e tagliarle a fette spesse circa mezzo centimetro. Coprire una teglia con carta forno, adagiarvi le patate con un filo d’olio e infornare in forno già caldo a 200 gradi per circa 20 minuti. Estrarre la teglia e ricomporre le patate inserendo tra una fetta e l’altra, il prosciutto alternato al formaggio. Spolverizzare le patate con il pane grattugiato, il rosmarino tritato finemente e un filo di olio. Aggiustare di sale e ripassare in forno per la doratura.

Buon appetito a tutti!

 

Il Festival dei 5 colori di Tropea: quando una corretta alimentazione vuol dire prevenzione

Bianco come il cavolfiore e le mele, rosso come il pomodoro e le ciliegie, blu-viola come i mirtilli e le barbabietole, verde come broccoli e spinaci, giallo/arancio come le carote e la zucca. Ecco i cinque colori del nostro benessere, che non devono mai mancare in una dieta equilibrata e varia. Così come sono cinque le porzioni di frutta e verdura che dovremmo consumare quotidianamente per garantirci il giusto apporto di minerali, vitamine e anti-ossidanti. Per approfondire i temi del benessere legato al cibo e a corretti stili di vita, si terrà a Tropea, dal 18 al 22 maggio prossimi, il “Festival dei 5 colori”, dedicato alla Dieta Mediterranea che è stata riconosciuta per il quinto anno consecutivo come il miglior regime alimentare a livello globale.

Nato dall’idea dell’Associazione Pancrazio, che raccoglie giovani studenti di medicina, farmacia e biologia impegnati a promuovere la cultura della salute e del benessere, il Festival si pone in continuità con “Dammi il 5”, il progetto nazionale realizzato nelle scuole in collaborazione con SID (Società Italiana di Diabetologia), SIC (Società Italiana di Cardiologia) e SIP (Società Italiana di Pediatria), con il patrocinio del CONI.

 

Mangiare bene sempre di più vuol dire avere cura della propria salute, privilegiando la qualità rispetto alla quantità, in una prospettiva di prevenzione, che è la vera parola chiave di questa prima edizione del “Festival dei 5 colori”.

 

Necessaria soprattutto adesso, visto che a causa della pandemia, che ha modificato negativamente le abitudini quotidiane di gran parte della popolazione, sono quasi 23 milioni gli italiani che sono aumentati di peso, il 44% dei bambini e il 32% degli adulti, rischiando così di andare incontro a una molteplicità di fastidi e disturbi.

“Abbiamo costruito nelle scuole un percorso di educazione alimentare dinamico che possa coinvolgere direttamente i bambini e le loro famiglie – ha spiegato Maria Teresa Carpino, vicepresidente dell’Associazione Pancrazio –. Da questo importante coinvolgimento nasce l’idea del Festival. I pasti sono per tradizione un significativo momento di socialità, in tutte le culture. Parlarne con personaggi di rilievo, in una cornice ricca di iniziative divertenti e incontri interessanti, ci permetterà di metterne in luce il valore”.

 

Alle cinque giornate prenderanno parte personalità di prestigio nazionale e internazionale come Walter Willett, professore di Epidemiologia e nutrizione alla Harvard School of Public Health, Alessandra Graziottin, Rossana Berardi, Francesco Cognetti, Giordano Beretta e Saverio Cinieri, Agostino Consoli e Ciro Indolfi, ma anche esponenti del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo come Piero Angela e Luca Ward.

 

Al centro dell’iniziativa la Dieta Mediterranea, insieme ai temi legati alla sostenibilità dei sistemi agroalimentari e delle nostre scelte quotidiane, alle potenzialità dei cibi del futuro e alla nutraceutica.

“Mangiare correttamente, combattere la sedentarietà, ridurre il consumo di alcool, non fumare e proteggersi dal sole sono abitudini che è importante seguire per fare prevenzione primaria – ha spiegato Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia –. Ciò è particolarmente importante perché dal 10 al 30% dei pazienti contagiati dal Covid-19 ha una nuova malattia chiamata PASC, che si caratterizza con palpitazioni, dolore al torace, difficoltà respiratorie, tachicardia e intolleranza all’esercizio fisico nei mesi successivi all’infezione”.

 

Il ricco programma del Festival è pensato per tutte le fasce d’età, e, accanto ai convegni con gli esperti, prevede momenti ludici e sportivi, come tornei di calcetto e beach volley, e iniziative come la “5mila passi”, una camminata alla scoperta delle bellezze artistiche della città per promuovere l’importanza del movimento quotidiano nella prevenzione del sovrappeso e come occasione di incontro e socializzazione.

“L’interazione tra stili di vita e abitudini alimentari errate – ha spiegato Antonino De Lorenzo, direttore del Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata – incide fortemente sullo sviluppo di patologie. Per questo la Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento (DIMIR), ricca in frutta, verdura, legumi, cereali integrali, pesce e olio d’oliva è molto indicata come strumento di prevenzione primaria. Gli studi del mio gruppo di ricerca hanno dimostrato come questi alimenti si associno a un miglioramento significativo dello stato di salute”.

 

E allora tutti a Tropea per conoscere i segreti e i piaceri del benessere che passa per una sana alimentazione, divertendosi in compagnia e…. mangiandone di tutti i colori. A partire dalle cipolle rosse, tipica produzione locale dalle straordinarie proprietà benefiche. 

Ma come chiamano in Grecia l’insalata greca? Un piatto fresco, saporito, che preannuncia l’estate

Si tratta di un piatto unico più che di un contorno o di un antipasto, sano e nutriente, preparato con pochi ingredienti che parlano di caldo e di estate: dai pomodori alle cipolle, dal cetriolo alle olive e al più famoso formaggio greco, la feta. Ma in Grecia, com’è logico, non si chiama insalata greca. Si parla, piuttosto di horiatiki, che significa del villaggio. Per intendere che ne esistono tantissime varianti a seconda, appunto, del proprio villaggio, della propria area geografica. Perché si tratta di un’insalata che esprime i sapori del territorio, con tante variazioni quante sono, quasi, le famiglie greche, se non altro per le tante tipologie di pomodoro e per le sfumature di gusto che può prendere il tradizionale formaggio greco.

 

A volte, soprattutto sulle isole, si aggiungono i capperi, nella Grecia settentrionale non mancano i peperoni verdi piccanti e spesso, molto spesso, si trovano anche i paksimadi, ovvero i crostini di farina integrale di segale.

 

La base sono, ovviamente i pomodori maturi, i cetrioli croccanti, le cipolle rosse e dolci, le olive nere greche, la feta e un giro di olio extravergine d’oliva. Ingredienti freschi e molto apprezzati nelle giornate che preannunciano l’estate. Ecco la ricetta, diciamo così “base” con in più il peperone verde.

 

Ingredienti per 4 persone

  • 3 pomodori ramati
  • 1 cetriolo
  • 1 peperone verde
  • 1 cipolla rossa
  • olive nere greche a piacere
  • 300 g di feta
  • origano
  • olio extravergine di oliva
  • sale e pepe nero

 

Procedimento

Lavare e asciugare le verdure.

Sbucciare il cetriolo e tagliarlo a cubetti.

Tagliare il peperone a listarelle sottili.

Tagliate i pomodori a pezzi e la cipolla a falde.

Disporre il cetriolo in un’insalatiera e sovrapporvi i pomodori.

Continuare con le listarelle di peperone e le falde la cipolla, quindi con le olive.

Condire, infine, con sale, pepe macinato al momento, origano e un giro d’olio.

Completare con la feta intera, da spezzare nel piatto con la forchetta, in cubetti di una misura a piacere.