18 novembre, Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Una storia di sostenibilità sociale
La storia di come nasce la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, che si ripete ogni anno verso la fine di novembre, è una storia di solidarietà, recupero alimentare, generosità ed empatia.
Un baluardo di ottimismo che affonda le sue radici oltreoceano e precisamente a Phoenix, in Arizona, negli anni Sessanta, grazie all’opera filantropica e lungimirante di John van Hengel che, chiedendo donazioni a negozi di alimentari e ristoranti per supportare la mensa per persone bisognose in cui lavorava come volontario, si rese conto dell’ingente esubero di cibo che non poteva più essere messo in vendita e che quindi veniva sprecato.
Da qui l’idea di fondare, nel 1967, la St. Mary’s Food Bank, una vera e propria banca del cibo in cui poter stoccare le provviste che altrimenti sarebbero finite al macero e utilizzarle per dare sostentamento a chi si trovava in situazioni di indigenza. Il progetto cresce e si diffonde tanto che, nel 1979, van Hengel istituisce quella che dal 2008 è nota come Feeding America, organizzazione non-profit che oggi coordina negli Stati Uniti una fitta rete di banche alimentari.
L’esempio americano si diffonde ben presto nel resto del mondo; in Italia, la Fondazione Banco Alimentare nasce nel 1989, sull’intenzione di quattro amici di replicare il Banco dos Alimentos che hanno conosciuto a Barcellona.
L’anno successivo, grazie alle donazioni e all’intesa tra Danilo Fossati – presidente dell’azienda Star – e don Luigi Giussani, viene messo a disposizione il primo magazzino per la banca del cibo italiana a Meda, in provincia di Milano.
Da questi primi passi a oggi l’espansione è notevole: negli anni immediatamente successivi vengono aperti banchi alimentari praticamente su tutto il territorio nazionale: attualmente si contano ventuno Organizzazioni Banco Alimentare e le aziende che donano prodotti sono circa un migliaio. Inoltre, la Fondazione, ONLUS dal 1999, aderisce alla FEBA (Federazione Europea dei Banchi Alimentari), ed è accreditata presso l’AGEA, Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura. Ha, inoltre, creato Siticibo, la prima applicazione italiana a concretizzare la Legge del Buon Samaritano del 2003 e, grazie a tutto ciò, usufruisce delle donazioni di derrate alimentari destinate agli indigenti dal Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti (FEAD) e recupera quotidianamente da numerose insegne della GDO alimenti freschi con TMC (Termine Minimo di Conservazione) superato, oltre a riscattare cibo fresco e cucinato da hotel, mense aziendali e ospedaliere, refettori scolastici, negozi al dettaglio e prodotti invenduti da supermercati e ortomercati.
È all’interno di questo contesto che, a novembre 1997, è stata istituita la prima Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, sull’esempio di un’iniziativa analoga promossa della Fédération Française des Banques Alimentaires della cui importanza Mario Amati – allora direttore del Banco Alimentare – Marco Lucchini e Vitaliano Bonacina si rendono conto durante una riunione a Parigi e che decidono di esportare in Italia.
Una giornata all’insegna della lotta allo spreco alimentare, per sensibilizzare la società civile e contribuire ad attenuare il problema della fame, dell’emarginazione e della povertà, in cui si invita la popolazione a comprare, insieme alla spesa che sta acquistando, qualche genere alimentare per persone in difficoltà.
Più che un gesto di carità e generosità, un gesto che pone l’attenzione e si fa espressione del bisogno dell’Altro. Il 18 novembre, in numerosi punti vendita delle catene di supermercati più diffuse sul territorio (14.000 gli esercizi aderenti all’iniziativa, saranno presenti decine di migliaia di volontari che inviteranno a raccogliere olio, verdure o legumi in scatola, polpa o passata di pomodoro, tonno o carne in scatola e alimenti per l’infanzia che verranno distribuiti ai meno abbienti secondo il principio educativo “Condividere i bisogni per condividere il senso della vita”.
Un gesto di carità e beneficenza concreto e fondamentale, che non richiede alcuno sforzo e a cui si può partecipare anche online, la cui importanza risiede, oltre che nel fatto in sé, nel far sentire sia chi lo dona sia chi lo riceve parte di una comunità che è viva e umana. Un concetto di cui oggi si avverte il bisogno in modo particolare.